Pensioni e Quota 96, alla Camera tutti d’accordo sulla deroga: il problema ora è dove trovare i soldi

L’avvio della discussione dei ddl Ghizzoni (Pd) e Marzana (M5S) mette il Governo con le spalle al muro: il sottosegretario al lavoro, Carlo Dell’Aringa, ammette che siamo di fronte a ad un problema con elementi di ragionevolezza molto seri. Pacifico (Anief-Confedir): sembra ormai primeggiare la volontà di trovare una soluzione condivisa, in tal caso pronti a ritirare i contenziosi.

Cambiano i termini al centro della questione riguardante circa 3.500 dipendenti della scuola costretti a rimanere in servizio a seguito della riforma Fornero sulle pensioni (per via dell’approvazione dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214): alla Camera, infatti, l’avvio della discussione di alcuni progetti di legge analoghi – uno con l’on. Manuela Ghizzoni (Pd) primo firmatario e l’altro con Maria Marzana (M5S) - ha spostato l’attenzione dai limiti insiti all’età anagrafica (almeno 61 anni) o del numero di anni di contributi minimi (35), alla ricerca del contesto da individuare per finanziare l’operazione.

La novità è quindi che le discussioni avviate a Montecitorio non sono più sulla pertinenza della deroga a favore dei dipendenti scolastici, evidentemente superata. Ma su quale contesto (pubblico o privato) andrebbe tassato. Il 20 giugno l’on. Manuela Ghizzoni ha spiegato alla Commissione Lavoro che adottare la deroga, facendo valere per i dipendenti della scuola l’anno scolastico anziché l’anno solare, comporterebbe il vantaggio “di incrementare le immissioni di docenti giovani all'interno della scuola, riducendo il precariato e contrastando un'anomalia propria dell'Italia, che risulta essere il Paese dell'Unione europea con la percentuale più alta di insegnanti di oltre cinquanta anni di età e con quella più bassa di insegnanti al di sotto dei trenta anni di età”.

Anche per Marzana, che ha presentato il suo ddl nella stessa giornata, “omettendo di applicare, come sarebbe stato giusto e costituzionalmente legittimo, le norme speciali vigenti per il comparto della scuola, la riforma Fornero ha prodotto una grave ingiustizia e ha messo in gravi difficoltà il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca”.

Su questi aspetti normativi, sulla “dimenticanza” del legislatore, sono tutti d’accordo. Anche la responsabile scuola del Pdl, Elena Centemero, si è detta in più occasioni contenta di una soluzione di questo genere. Tanto che Carlo Dell’Aringa, il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che nell’occasione rappresentava il Governo, ha annunciato che sulla quantificazione dei potenziali beneficiari del provvedimento è stata giù inviata formale richiesta all’INPS: “il problema è noto e conosciuto – ha detto il sottosegretario – e in esso ci sono elementi di ragionevolezza molto seri”.

Pure per quanto riguarda l’aspetto economico, per tutti i deputati l’obiettivo comune è quello di arrivare alla copertura economica della procedura. Al momento, sembra esservi meno sintonia sul mezzo per arrivarvi: nel progetto di legge Ghizzoni e altri vengono individuate “le risorse necessarie per la copertura finanziaria della deroga al personale della scuola dall'applicazione di un contributo di solidarietà dell'1 per cento sui redditi eccedenti 150.000 euro”. Mentre dal ddl Marzana e altri si punta ad una maggiorazione della tassazione sugli idrocarburi.

In quest’ultima proposta risulta anche che “il personale alla fine della carriera viene sostituito da neo-assunti la cui retribuzione è molto inferiore: le minori uscite andrebbero a coprire in larga misura i maggiori esborsi dovuti al pagamento delle pensioni del personale anziano che va in quiescenza. Il risparmio netto per lo Stato, su base annua, sarebbe pari a 197 milioni – 123 milioni = 74 milioni di euro”.

C’è poi un dato su cui riflettere, riportato nel progetto Ghizzoni: dei “3.500 eventuali beneficiari” della deroga, è praticamente scontato che “non tutti coloro che potenzialmente sarebbero legittimati a fruire di questa opportunità la utilizzeranno effettivamente, dal momento che è abbastanza diffuso nel mondo della scuola il permanere in servizio anche oltre la data in cui si maturano i requisiti per il pensionamento”. Quindi i rischi per lo Stato sarebbero ancora minori. Se ne riparlerà, sempre in commissione Lavoro, mercoledì 26 giugno: quando “avremo contezza della platea e, conseguentemente, della necessaria copertura. Potremo poi fissare un termine emendamenti e procedere con l’iter”, ha spiegato la Ghizzoni.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i quadri, “è evidente che, al di là del mezzo per arrivarci, sembra ormai primeggiare la volontà di trovare una soluzione condivisa, prima che la Corte Costituzionale si esprima sul caso a novembre. Solo nella scuola, dove anche un bambino capirebbe i motivi per cui i conteggi vanno fatti per anno scolastico e non solare, è accaduto che il personale abbia iniziato a lavorare a settembre sicuro di andare in pensione per poi sapere che le norme erano cambiate in itinere. Su questa incredibile ‘dimenticanza’ da parte del legislatore abbiamo impostato i nostri contenziosi. I quali – conclude Pacifico – qualora arrivasse la deroga per i dipendenti della scuola saremmo ben contenti di ritirare”.

Per il sindacato la questione va risolta subito. Dopo l’ordinanza del giudice del lavoro di Siena e la sospensione del giudizio disposta dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna e della Puglia, a novembre la Consulta sarà infatti chiamata a discutere sulla sospetta violazione degli articoli 2, 3, 11, 38, 97, 117 1 comma e dell’art. 6 della Cedu da parte dell’art. 24 del decreto legge n. 201 del dicembre scorso convertito dalla legge n. 214/11: parlarne ancora tra cinque mesi sui banchi parlamentari sarebbe del tutto inutile.