Stop alle trattenute del 2,5% sul Tfr in busta paga per i dipendenti pubblici

Dipendenti pubblici - Il Cdm approva il decreto che cancella finalmente il balzello del 2,5% sottratto ai lavoratori per il Tfr, però trova anche un escamotage per non pagare le quote indebitamente sottratte negli ultimi due anni. Anief-Confedir: così lo Stato tenta di risparmiare 3,8 miliardi di euro, ma il sindacato non si ferma di certo qui: i 3 milioni e mezzo di dipendenti devono vedersi restituire il maltolto.

Anief e Confedir esprimono soddisfazione per la decisione del Consiglio dei ministri di approvare un decreto legge che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 223 dell’11 ottobre 2012, ha ripristinato la disciplina del trattamento di fine servizio nei riguardi del personale dipendente pubblico. Con questo decreto si cancella così l’assegnazione ai lavoratori del “balzello” del 2,5% sull'80% della retribuzione da accantonare per i trattamenti di fine servizio. L’Inpdap si dovrà rassegnare: la relativa trattenuta deve essere posta interamente a carico del datore di lavoro. E restituire ai dipendenti pubblici quasi 4 miliardi di euro indebitamente sottratti in questi ultimi due anni.

Tuttavia, da indiscrezioni si apprende anche che la norma introdotta con decreto legge non prevede la restituzione delle trattenute del 2,5% illegittimamente sottratte dal 1° gennaio 2011 dagli stipendi di quasi tre milioni e mezzo di dipendenti della pubblica amministrazione, di cui un milione operanti nella scuola come docenti e Ata. Facendo così risparmiare allo Stato i 4 miliardi da restituire. Ma in tal caso, se ciò fosse confermato, ogni dipendente dovrà al più presto presentare richiesta individuale per il recupero delle somme indebitamente trattenute dallo Stato.

“Qualora questa ingiusta e incostituzionale eccezione fosse confermata nel testo di legge – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir alle alte professionalità – il nostro sindacato non si fermerà di certo qui: dopo aver infatti spinto il Governo a varare il decreto, conseguente ai tanti ricorsi da noi presentati in tribunale, Anief e Confedir confermano l’intenzione di continuare a tutelare dipendenti e i dirigenti pubblici a cui è stata ingiustamente sottratta la quota nell’ultimo biennio. Rinunciarvi significherebbe piegarsi a chi continua a calpestare il rispetto per i lavoratori e per i loro diritti acquisiti”.

I rimborsi da riscuotere non sono da poco: vanno da un minimo di 669 euro per il collaboratore scolastico ad inizio carriera ai 1.529 euro per i docenti di scuola secondaria di II grado alle soglie della pensione. E ancora di più per i dirigenti statali. Per assicurarsi il recupero di tali importi e il conseguente aumento dello stipendio – tra i 25 euro per il collaboratore scolastico neo assunto e i 55 euro per il docente della secondaria superiore a fine carriera – derivante dalla ritenuta finalmente cancellata e messa interamente a carico dello datore di lavoro (lo Stato), l’Anief mette gratuitamente a disposizione il modello di diffida da compilare e inviare all’Amministrazione.

L’invio della diffida - ricordiamo - è requisito indispensabile per procedere, in caso di rifiuto dell’Amministrazione, a reclamare in giudizio quanto spettante. Per richiedere le istruzioni operative basta inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..