Scioperi

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Dalle ore 10,00 i raggruppamenti in difesa dei diritti del personale non di ruolo manifesteranno a Viale Trastevere: chiederanno ritiro dei tagli, assunzioni, scatti di anzianità, ferie non godute e garanzie sui futuri sistemi di reclutamento. Anief reputa giuste le rivendicazioni ed è solidale con i manifestanti. Il presidente Marcello Pacifico lo dirà a Roma nel corso di un seminario di legislazione scolastica: il personale non di ruolo della scuola chiede giustamente garanzie su una serie di punti presenti nella nostra Costituzione, protetti dall'ordinamento comunitario, ma sempre dimenticati dai nostri governanti per ragioni finanziarie che peraltro non hanno nemmeno fondamento.

Domani, venerdì 11 aprile, i precari della scuola pubblica si fermano e scendono in piazza a Roma: lo sciopero generale della categoria è stato indetto da una serie di organizzazioni, tra cui il “Coordinamento nazionale Precari Uniti contro i Tagli”, che per l’occasione nella stessa giornata ha organizzato un presidio, a partire dalle ore 10,00 davanti la Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere a Roma. I precari chiedono di incontrare il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, per porgergli dei quesiti su ritiro dei tagli, assunzioni, scatti di anzianità, ferie non godute, futuri sistemi di reclutamento.

I precari sono preoccupati delle continue esternazione del Ministro sulla necessità di tagliare di un anno la durata delle scuole superiori e di introdurre un meccanismo di chiamata diretta degli insegnanti da parte del dirigente scolastico. Inoltre, Giannini fa parte di una coalizione politica, Scelta Civica, che non ha mai nascosto il desiderio di portare l'orario settimanale di tutti i docenti a 24 ore settimanali d’insegnamento frontale.

Lo sciopero di domani è stato proclamato anche da una serie di organizzazioni sindacali di comparto, che hanno allargato la protesta a tutto il personale scolastico e della formazione, anche di ruolo, quindi docenti, dirigenti e ATA e addetti ai servizi esternalizzati. Sono esenti dalla protesta solo le “zone colpite da calamità naturali accertate o interessate da consultazioni elettorali”. Alla giornata di protesta aderisce il Coordinamento Lavoratori scuola, che già da due settimane ha attivato un presidio davanti alla sede del Partito Democratico a Milano, sempre con l’intento di chiedere un impegno sul tema della Scuola Pubblica e della stabilizzazione di chi insegna da troppi anni come precario.

Il sindacato Anief reputa giuste le rivendicazioni dei precari della scuola ed è solidale con i manifestanti. Nella stessa giornata, il presidente nazionale dell’Anief, Marcello Pacifico, di ritorno da Lussemburgo, dove ha assistito all’audizione delle parti coinvolte nel ricorso alla Corte di Giustizia Europea sull’abuso di precariato in Italia, il cui esito si conoscerà nei prossimi mesi, si confronterà con il personale della scuola nel corso di un seminario di legislazione scolastica. Durante l’incontro, che si svolgerà presso l’istituto "Paolo Stefanelli", si approfondiranno diversi temi riguardanti da vicino il precariato scolastico italiano: dalle progressioni di carriera al merito, dagli anni di precarietà al processo contorto che porta alla stabilizzazione, con indicazioni sulle norme nazionali e sul diritto comunitario, sulla tutela giurisdizionale e sulla riforma.

“L’Anief – sostiene il presidente Marcello Pacifico – combatte da anni per la salvaguardia del diritto alla parità di trattamento, all'equa retribuzione, alla stabilizzazione, al lavoro, alla dignità della professione di insegnante: sono tutti punti presenti nelle nostra Costituzione e protetti dall'ordinamento comunitario, ma sempre dimenticati dai nostri governanti. I quali preferiscono calpestarli per presunte ragioni finanziarie. Che, tra l’altro, nemmeno esistono: di recente la Ragioneria dello Stato ha dimostrato che tenere in piedi il meccanismo infernale del nostro precariato scolastico costa alle casse pubbliche centinaia di milioni di euro in più”

A tal proposito, un recente studio Anief ha evidenziato come per il funzionamento ordinario degli istituti scolastici tra il 2001 e il 2013 i supplenti annuali sono passati da 105 mila a 140 mila. E nel contempo le spese per il personale a tempo determinato si sono incrementate di 348 milioni di euro dal 2007 (+68%), mentre nello stesso periodo nel settore della Sanità pubblica – dove si è proceduto alla stabilizzazione di 24 mila unità – si è prodotto un risparmio di 80 milioni di euro.

“Il nostro sindacato – continua Pacifico – ha inoltre dimostrato che oggi ci sono già 100 mila posti vacanti e disponibili in organico di diritto. Se inoltre innalzassimo l'obbligo scolastico fino a 18 anni e anticipassimo l’inizio della scuola a 5 anni, si diminuirebbero i Neet e si creerebbero dei posti di lavoro sufficienti per assumere anche i 100 mila docenti che si sono abilitati con l'ultimo concorso e con il TFA, quelli che hanno acquisito il diploma magistrale fino al 2001 e che si abiliteranno con i PAS nei prossimi tre anni. In questo modo si dimezzerebbero in un colpo solo le presenze nelle graduatorie ad esaurimento già dalla prossima estate: i posti ci sono, manca solo – conclude il sindacalista Anief – la volontà politica”.

Per approfondimenti:

Roma, 11 aprile, IC “Paolo Stefanelli”: seminario di studio Anief "La legislazione scolastica”

Anief chiede al Governo un piano straordinario di 125.000 immissioni in ruolo nel 2014

 

Il blocco dei contratti deciso oggi dal Governo è figlio degli accordi sottoscritti dalla maggior parte dei sindacati nel febbraio del 2011: che senso ha opporsi oggi, cavalcando la rabbia dei lavoratori statali che perderanno tra i 4 e i 20mila euro?

I sindacati che indicono oggi lo sciopero generale contro la legge di stabilità, che farà perdere ai dipendenti statali 4-5mila euro e ai dirigenti pubblici oltre 20mila euro, dovrebbero mostrare almeno un po' di coerenza: perché nel 2011 avallarono, quasi all'unanimità, l'accordo interconfederale del 4 febbraio 2011, per poi sottoscrivere l’atto di indirizzo successivo all’Aran del 15 febbraio con l'allora ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che andava a porre le basi per la cancellazione anticostituzionale degli 'scatti' stipendiali?

"Le sciagurate scelte contenute nel DEF 2013, di cui oggi quegli stessi sindacati si scandalizzano, - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - non sono altro che la conseguenza di quell'accordo, a sua volta figlio del decreto legislativo 150/09. L'unica verità è che il Governo Letta non fa altro che adottare quelle indicazioni. Che sono quelle di legare gli incrementi in busta paga al livello delle performance professionali, in perfetto stile aziendale avallato da chi oggi versa lacrime di coccodrillo".

"Ecco perché oggi indire lo sciopero - continua Pacifico - è inutile e incoerente: significa voler contrastare un accordo formalmente approvato più di due anni e mezzo fa dalla maggior parte dei loro rappresentanti (solo Cgil e Confedir non lo firmarono). Far credere il contrario, sostenendo che il Governo sta adottando una politica unilaterale, significa illudere i lavoratori".

L'unica strada percorribile, a questo punto, rimane il ricorso contro la proroga del blocco del contratto: Anief-Confedir proseguirà l’iter dei contenziosi al tribunale del lavoro, come ha fatto sinora laddove non sia possibile percorrere la strada della concertazione o della via legislativa. L'obiettivo è ottenere dalla Consulta, probabilmente già nel prossimo mese, la declaratoria di incostituzionalità.

Il precedente sul blocco degli automatismi di carriera dei magistrati, la sentenza n. 223/12, fa davvero ben sperare: i giudici hanno spiegato che i sacrifici stipendiali chiesti ai lavoratori dello Stato potrebbero avere una loro logica. Ma a condizione che siano “transeunti, consentanei allo scopo ed eccezionali”.

"Ma siccome né il blocco, né tantomeno la sua proroga fino ad almeno il 31 dicembre 2014, contengono queste caratteristiche, non rimane altro che impugnare il provvedimento governativo. Perché si tratta di una procedura che viola gli articoli 36 e 39 della Costituzione. La stessa che ha portato alla cancellazione del primo 'gradone' stipendiale nella scuola, fino al raggiungimento di 8 anni di carriera, e alla drastica riduzione - conclude Pacifico - dei fondi destinati all'offerta formativa".

Per approfondimenti:

Il Governo conferma l’intenzione di non pagare più gli scatti di anzianità: così 1 milione di docenti e Ata saranno sempre più poveri

Stipendi docenti e Ata: con la scusa del merito dopo gli scatti addio pure alle indennità

 

Sabato 3 marzo sciopero unitario contro l’inerzia del Governo: molte scuole rimarranno chiuse.

Molte scuole sabato mattina rimarranno chiuse per lo sciopero unitario del personale della scuola promosso dai sindacati ANIEF, USI, SISA, LISA, SCUOLA ATHENA e CONITP, a cui si è aggiunta la GILDA degli insegnanti che ha deciso di protestare lo stesso giorno: migliaia di docenti e unità di personale Ata si asterranno dal lavoro per l’intera giornata del 3 marzo contro una serie di ingiustizie lavorative che continuano a perpetrarsi nei loro confronti.

La protesta riguarda sia il personale di ruolo sia quello precario. Incroceranno le braccia, insieme, per opporsi al blocco degli stipendi e del contratto, alla cassa integrazione e ai licenziamenti in arrivo per il personale in esubero, alla mancata stabilizzazione di lavoratori che da anni assolvono il loro compito senza alcun tipo di garanzia, alla nuova riforma delle pensioni che cambia le regole in corsa, al blocco della mobilità per il personale neo-immesso in ruolo.

Il Governo – ha detto il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – deve capire che soltanto ponendo fine alla stagione dei tagli, tornando ad investire nella cultura e nel personale, promuovendone la professionalità, si può puntare a far ripartire il Paese: prima della religione dei mercati finanziari bisogna avere fede e scommettere sul diritto del lavoro e sulla giusta retribuzione, senza i quali viene meno lo stesso stato sociale”.

Dopo il SISA di Rossi, scendono a fianco dell’Anief l’USI di Martelli e Scuola Athena di Lillo. Tra i motivi dello sciopero anche la protesta contro il blocco del contratto e degli scatti di stipendio, la richiesta di stabilizzazione di tutti i precari e l’apertura di una finestra per mandare in pensione il personale della scuola. La Gilda rischia di perdere la rappresentatività e va anch’essa, isolata, allo stesso sciopero.

Se lo sciopero avrà successo, il Governo sarà pronto a trattare oppure vorrà continuare a perdere i ricorsi in tribunale? Si apre una stagione dura per l’amministrazione, se il giovane sindacato diventerà rappresentativo, grazie al voto delle sue liste nelle prossime elezioni RSU. La parola d’ordine: niente più connivenza, ignoranza, interesse o omertà, soltanto giustizia.

Il precedente comunicato sullo sciopero

Il manifesto della campagna elezioni RSU

Il 3 marzo, a fianco dell’Anief e del Sisa che ha aderito allo sciopero proclamato già il 13 gennaio scorso contro licenziamenti, cassa-integrazione, blocco degli stipendi e del contratto, precarietà, nuove regole per le pensioni, scende in campo anche la Gilda.

La Commissione di Garanzia degli scioperi ha ammesso la Gilda-FGU a scioperare lo stesso giorno indetto dall’Anief per agevolare la concentrazione delle astensioni dal lavoro, a tutela dell’utenza. Nei prossimi giorni, aderiranno allo sciopero dell’Anief anche i sindacati Conitp, LISA, Scuola Athena, USI che appoggiano le liste dell’Anief alle prossime elezioni RSU e ne condividendo le ragioni della protesta.

A questo punto, acquisisce maggiore forza la richiesta dell’Anief di stralciare l’intesa del 4 febbraio 2011 firmata da CISL, UIL, CONFSAL (a cui aderisce lo SNALS), e il conseguente atto di indirizzo all’ARAN del 17 febbraio 2011, con cui è stato dato via libera al Governo per eliminare gli scatti di anzianità ai colleghi di ruolo, dal 2014. Ma c’è da chiedersi se la Gilda-FGU, dopo questo lungo silenzio durato due stagioni contrattuali (l’ultima è stata prorogata dal ministro Brunetta con il rinvio delle elezioni RSU), ha cambiato idea sul contratto firmato il 4 agosto 2011 con cui ha cancellato il primo gradone di stipendio ai 65.000 neo-immessi in ruolo nell’a. s. 2011-2012. L’Anief, infatti, aveva richiesto al Miur in sede di conciliazione - raffreddamento lo stralcio, proprio, di entrambi questi ingiusti accordi, perché violano diversi articoli della costituzione e il diritto alla stabilizzazione dei precari che è stato imposto dall’Europa e non è contrattabile, come i giudici del lavoro in questi giorni hanno confermato, con sentenze dai risarcimenti milionari. Il successo dello sciopero, a questo punto, aiuterà l’Anief a convincere il Governo ad aprire, pure, una finestra per mandare in pensione il personale docente e ata con le vecchie regole entro il dicembre 2013, dopo le richieste presentate sempre dall’Anief in Parlamento a inizio anno e accolte in alcuni ordini del giorno, durante la conversione del mille-proroghe.

La proclamazione dello sciopero della Gilda dimostra come l’azione dell’Anief - specialmente durante la campana elettorale per l’elezione delle RSU e la scelta dei nuovi sindacati rappresentativi - sia seguita da tutti i grandi sindacati: UIL richiede la stessa abolizione della trattenuta obbligatoria dell’ENAM; CISL e SNALS avviano le stesse vertenze per attribuire l’indennità di reggenza ai vicari, mentre CGIL-FLC porta avanti le stesse battaglie in favore dei precari.

È necessario, dunque, permettere all’Anief di sedersi al tavolo delle trattative per il prossimo triennio. Ma l’Anief potrà diventare rappresentativa, alle prossime elezioni RSU (5-7 marzo 2012), se Docenti e ATA, indipendentemente dalla loro tessera sindacale o dalle simpatie per i candidati, voteranno le sue liste presentate nel 15% delle scuole, e se sarà confermata l’alta percentuale di astensione al voto dovuta alla protesta di migliaia di colleghi contro la miope politica attuata negli ultimi sei anni dai sindacati storicamente rappresentativi.

Il comunicato e le ragioni dello sciopero

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