La legge delega sul nuovo reclutamento prevede una fase transitoria che, però, appare poco incisiva e quindi non sufficiente. Perché la Ragioneria Generale dello Stato ha calcolato che entro nove anni almeno un milione di dipendenti statali andrà in pensione. Tra costoro, quasi il 40 per cento operano nei nostri istituti scolastici, con il servizio pubblico formativo che rischia così di non assolvere al suo scopo. Per il prossimo quinquennio non potranno essere ancora immessi in ruolo i docenti selezionati e formati attraverso il nuovo sistema di reclutamento e formativo, incluso nella legge delega ad hoc approvata dal CdM: a essere ottimisti, le graduatorie di vincitori e idonei si pubblicheranno nel 2019, cui seguiranno tre anni di formazione. Solo dopo questo iter, che andrà a compimento nel 2022, i primi docenti saranno assunti a tempo indeterminato e potranno andare a coprire le cattedre libere che si sono prodotte nel frattempo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per il prossimo quinquennio, la scuola pubblica italiana dovrà organizzare un corposo turn over contando esclusivamente sui docenti precari inclusi nelle graduatorie di merito, nelle GaE e nelle graduatorie d’Istituto. La via da perseguire è triplice: assorbire tutti gli idonei dei concorsi pubblici, quindi oltre il 10 per cento; immettere in ruolo tutti i docenti delle GaE, previo spostamento su organico di diritto delle tante decine di migliaia di posti vacanti oggi ‘nascosti’ in organico di fatto, tornando al loro aggiornamento annuale, già da questa primavera, in modo da far tornare a coincidere la domanda, dei docenti, rispetto all’offerta, composta dai posti liberi; assumere da graduatoria d’istituto, laddove sono esaurite le GaE e far partecipare al loro aggiornamento anche i tantissimi aspiranti docenti oggi esclusi.
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Per informazioni sul ricorso all’inserimento nelle Graduatorie d’Istituto terza fascia, cliccare qui.