Alla fine un insegnante, secondo uno studio autorevole pubblicato a Trento, lavora più di ogni dipendente pubblico. Per l'ARAN, infatti, un distacco sindacale equivale a 1.572 ore, ma un docente lavora fuori e dentro la scuola altre cento ore in più. Almeno. Ma con una paga inferiore rispetto ai dipendenti di enti locali e centrali, nonostante il delicato compito che rivestono. Dieci punti, comunque, sotto l'inflazione cresciuta negli ultimi dieci anni. La metà a fine carriera di un collega delle superiori in Germania con un terzo in meno di anni di contributi.
L’orario di servizio “frontale” con gli alunni quasi la metà del tempo di lavoro medio che ogni affronta intra et extra moenia: nel tempo “invisibile", le ore di programmazione, correzione dei compiti, aggiornamento, colloqui con le famiglie, consigli di classe, scrutini, collegi e tutto quel lavoro sommerso che gli addetti ai lavori però conoscono molto bene. Un impegno che si aggira sulle 14 mila euro annue.
“Ecco perché – dice Marcello Pacifico, leader Anief - bisognerebbe prevedere almeno 4 miliardi da destinare ai dipendenti della scuola, che corrispondono ad aumenti medi netti mensili di 240 euro. Solo a quel punto – superata la proposta attuale di fermarsi ai 70 euro di incrementi mensili già finanziati - potremmo dire che gli stipendi saranno adeguati al lavoro profuso, compreso quello extra, e alla media dell’Ue, rispetto alla quale si continua a registrare un gap notevole, perché a fine carriera c'è un disavanzo di mille euro medi mensili”