Duro intervento degli avvocati del sindacato presso la Commissione UE di denuncia allo Stato italiano per inottemperanza rispetto alle sentenze della Corte di Giustizia europea, sia per i dipendenti della Scuola che per quelli della Pubblica Amministrazione (Sanità, Regioni, Enti locali): urge una risposta netta e precisa rispetto a chi da anni è stato sfruttato dallo Stato per supplire alle mancate immissioni in ruolo e per garantire il servizio pubblico. I risarcimenti sono irrisori. È stato annunciato anche ricorso alla Cedu e una denuncia al Consiglio d’Europa, nonché la prosecuzione del contenzioso nei tribunali del lavoro, per ottenere almeno un minimo riconoscimento. La violazione della normativa comunitaria riguarda anche i decreti per la stabilizzazione del tribunale di ruolo e per la ricostruzione di carriera. Ancora possibile presentare ricorso.
L’avvocato Vincenzo De Michele: la Corte di Giustizia europea ha affermato che per il precariato ha fatto bene il tribunale di Napoli ad applicare una sanzione per la mancata assunzione dei precari, perché era un'ammenda giusta. Ora, però, lo Stato italiano si permette di modificare la normativa Ue che tutelava i lavoratori, cancellandola dall’ordinamento. Non abbiamo capito perché è stata archiviata la procedura n. 2124 del 2010 e perché in Italia, quando è stata approvata la riforma del Job Acts, la direttiva non esisteva più. Il Parlamento apra un dibattito in seduta plenaria di questa problematica. La direttiva è un accordo sociale. Bisogna aprire una procedura di ricorso per inadempimento alla Corte di Giustizia per l’archiviazione frettolosa della procedura d’infrazione che invece, se coltivata, avrebbe portato alla soluzione del problema.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): quello che sta accadendo in Italia sul fronte del precariato non è ammissibile: alla mancata adozione delle direttive e delle sentenze comunitarie vanno aggiunte le indicazioni della Suprema Corte di Cassazione sulla mancata assunzione dopo 36 mesi di servizio anche non continuativo.