Nella scuola l’aggiornamento professionale va svolta con periodicità da tutti i lavoratori, supplenti compresi: non si comprende perché il legislatore nell’introdurre quasi dieci anni fa la Carta elettronica del docente abbia dimenticato i precari. Fatto l’errore, in attesa che un legislatore più acuto modifichi la legge, spetta alle aule del tribunale fare rispettare la giustizia e interrompere la discriminazione. Come è accaduto a Padova, dove il giudice del lavoro non ha esitato a condannare la parte pubblica al pagamento di 2.500 euro a favore di un insegnante che ha svolto 5 supplenze annuali tra i 2019 e il 2024.