Un docente precario che insegna nelle nostre scuole dovrà attendere almeno 3-4 anni, fino al 2020, per partecipare al nuovo concorso a cattedra previsto dall’Atto n. 377. E poi dovranno passare altrettanti anni prima di vederlo in cattedra, sempre che venga reputato idoneo. Ammesso che vinca la selezione pubblica, il candidato all’insegnamento nella scuola pubblica sarà infatti chiamato a frequentare un corso abilitante, abbandonare la supplenza come docente a tempo determinato per riavere la stessa supplenza con stipendio dimezzato. Dopo di che, ritornare a fare il docente dopo sei anni con stipendio iniziale senza scatti di anzianità, mentre i vincitori saranno formalmente stabilizzati solo nel 2024. E nel frattempo? Decine di migliaia di cattedre andranno a supplenza annuale, malgrado vi siano altrettanti docenti abili e arruolati, perché ci sono diverse classi di concorso esaurite, senza cioè, infatti, più candidati da GaE e graduatorie di merito.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non si può andare avanti così. Con decine di migliaia di posti liberi o che in prospettiva si libereranno, destinati ad andare a supplenza annuale, e altrettante decine di migliaia di docenti abilitati, dopo apposita selezione e formazione universitaria analoga alle Ssis, che vengono lasciati nelle graduatorie d’istituto. È ora di finirla: la stessa legge delega parla di fase transitoria? Allora si agisca, mandando in cattedra chi si è formato e ha dimostrato di saper fare questo mestiere. Anche perché certi ostruzionismi non sono più tollerati dai giudici nazionali e non, che a fronte dell’ennesimo blocco dei precari storici saranno chiamati a esprimersi. E visti i precedenti degli ultimi anni, al Miur costerebbe davvero caro.
ROMA, 10 FEB - La delega alla riforma vuole portare da 20 a 22 il numero di alunni per classe in presenza di disabili e a questo proposito dal Senato parte un'interrogazione al ministro dell'Istruzione: lo rende noto l'Anief segnalando l'iniziativa di un gruppo di senatori secondo i quali 'lo schema di decreto legislativo per la promozione dell'inclusione scolastica, all'esame del Parlamento, non sembra garantire i diritti, né soddisfare i bisogni degli studenti disabili'. "Non si può pensare di garantire la continuità didattica solo costringendo il docente specializzato a rimanere sull'alunno - afferma il presidente di Anief Marcello Pacifico - così come non possiamo che contrastare la norma che alza il numero di alunni in presenza di un disabile grave nel gruppo-classe. Come si può pensare di elevare la qualità della didattica 'speciale' se a governare sono sempre le esigenze di cassa? È chiaro che se ne riparlerà in tribunale: i giudici saranno chiamati a esprimersi sull'ennesima lesione del diritto allo studio. Infine - conclude - non possiamo non ricordare che la delega sul sostegno non si occupa di un aspetto fondamentale: il dato nazionale degli oltre 40mila posti, su 140mila, che ogni anno devono andare in deroga fino al 30 giugno, a causa di una legge, la 128/2013, che non si riesce a cancellare".
‘Lo schema di decreto legislativo per la promozione dell’inclusione scolastica, all’esame del Parlamento, non sembra garantire i diritti, né soddisfare i bisogni degli studenti disabili, pertanto, abbiamo chiesto chiarimenti al ministro dell’istruzione’, spiega il gruppo di senatori proponenti. Che chiedono anche ‘i necessari correttivi’ a un testo che ‘desta forti preoccupazioni’. Il sindacato, intanto, torna a chiedere la cancellazione della norma che prevede il conferimento di un semplice attestato di frequenza della scuola media e nessun titolo reale. E del dispositivo immotivato che impone il passaggio da 5 a 10 gli anni di permanenza minima del docente di sostegno sul settore.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): non si può pensare di garantire la continuità didattica solo costringendo il docente specializzato a rimanere sull’alunno. Come non possiamo che contrastare la norma che alza il numero di alunni in presenza di un disabile grave nel gruppo-classe: come si può pensare di elevare la qualità della didattica ‘speciale’ se a governare sono sempre le esigenze di cassa? È chiaro che se riparlerà in tribunale: i giudici saranno chiamati a esprimersi sull’ennesima lesione del diritto allo studio. Infine, non possiamo non ricordare che la delega sul sostegno non si occupa di un aspetto fondamentale: il dato nazionale degli oltre 40mila posti, su 140mila, che ogni anno devono andare in deroga fino al 30 giugno, a causa di una legge, la 128/2013, che non si riesce a cancellare.
Intervista al Presidente ANIEF Marcello Pacifico.
In Lombardia oltre la metà dei posti andranno persi: su 4.963 cattedre, 2.505 risultano senza vincitori. Per Matematica e Scienze la situazione è da allarme rosso: il 60% dei posti messi a bando non possono essere assegnati, perché mancano i candidati reputati idonei. Siccome non ci sono più precari nemmeno nelle GaE, 543 rimarranno vacanti; a questi, si aggiungono quelli dei docenti che chiederanno il passaggio di ruolo e i pensionamenti. Oltre ai tanti assegnati al 30 giugno, ma in realtà senza titolare. La proiezione nazionale è peggio delle previsioni più nere: oltre 30mila posti persi su 63mila messi a bando. E la soluzione proposta dal Governo nello schema sulla formazione iniziale del reclutamento non risolve il problema: per sette anni, nessuno immesso in ruolo in spregio alla continuità didattica e alle sentenze risarcitorie dei giudici.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i dati della Lombardia dimostrano che se non si apre agli abilitati delle graduatorie d’istituto, peraltro tutti già formati e selezionati a partire dal 2011 per fare questo lavoro, nei prossimi anni la supplentite si allargherà a macchia d’olio. Sovvertendo quanto prospettato dal Governo Renzi, che aveva invece promesso di abbattere il precariato. Incrementare il fenomeno, oltre che comportare problemi formativi notevoli, allontana la nostra scuola dall’UE, che ha chiesto in più occasioni di provvedere a stabilizzare tutti i precari che abbiano svolto oltre 36 mesi. È ovvio che se non si aprirà agli abilitati delle graduatorie d’istituto, a partire dalle classi di concorso dove non vi sono più candidati nelle GaE e nelle GM, Anief è pronta a citare di nuovo lo Stato per inadempienza e a richiedere risarcimenti milionari.
È il primo risultato, per quanto ancora non scritto, del confronto tra politica e associazioni sul testo della delega sull'inclusione scolastica. Da parte della ministra Fedeli c'è la disponibilità ad accogliere le osservazioni che verranno dal Parlamento. Le associazioni sono impegnate a formulare proposte, confronto aperto con la politica.
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