Si avvisano le RSU che la Segreteria tecnica RSU sospenderà in data odierna il servizio di consulenza a partire dalle ore 13:00
Giungono sempre più denunce per il pessimo utilizzo dei docenti introdotti, giustamente, per potenziare la didattica e le attività che identificano ogni scuola: alcuni insegnanti, ad esempio, vengono utilizzati impropriamente per coprire posti di funzioni strumentali e altri di loro, invece, per coprire spezzoni vacanti. Le lamentele non si contano più: ci sono insegnanti “potenziatori” che reclamano la loro professionalità e, invece, si sentono dei “tappabuchi". Altri, ancora, sono chiamati a svolgere mere attività di orientamento o vengono messi a disposizione per 18 ore settimanali o, ancora, affiancati a docenti più esperti nel corso dell’attività didattica, quasi che si trattasse di un proseguimento dell’anno di prova. Non manca un caso paradossale con un insegnante a cui, durante il colloquio con il dirigente scolastico, è stato proposto di “fare fotocopie”.
Marcello Pacifico (presidente Anief): i diretti interessati hanno preso coscienza di non essere al centro delle attività scolastiche, realizzando l’esatto opposto di quanto indicato nella Legge 107/2015, ovvero che sarebbero dovuti essere individuati su precise indicazioni formative fornite dal collegio dei docenti, incluse nel Ptof e chieste agli uffici scolastici regionali, sulla base delle effettive peculiarità di ogni singola scuola. Non è possibile selezionare dei candidati senza aver valutato il loro curriculum, con gli Usr che hanno scelto e collocato i docenti in base a chissà quali criteri per dirottarli, invece, a svolgere compiti diversi da quelli iniziali. Non sono rari i casi in cui a finire nel potenziamento sono stati docenti con decenni di servizio e a fine carriera ai quali, pertanto, viene sottratto il compito di competenza di formazione degli alunni per occuparsi dello svolgimento di funzioni poco comprensibili.
A ratificare la forte differenza di retribuzione annua è stata l’Aran che ha incrociato le retribuzioni medie pro-capite del 2014 emesse della Ragioneria Generale dello Stato: pur avendo maggiori responsabilità e un carico di personale dipendente molto più elevato di quello dell’altra dirigenza, i capi d’istituto percepiscono in media 62.890 euro annui, pari a 42mila euro l’anno in meno rispetto a un dirigente amministrativo e neanche alla metà dei colleghi che operano presso gli enti pubblici non economici (127.606 euro l’anno). Secondo Anief-Dirigenti serve uno stanziamento ad hoc con risorse fresche, come fece l’ex ministro Luigi Berlinguer.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’occasione del rinnovo è d’oro: a seguito, infatti, dell’accorpamento dei comparti pubblici da 11 a 4 i capi d’istituto nel prossimo contratto saranno collocati con altri dirigenti pubblici, come quelli di Università e Ricerca che, prima, facevano parte di un’area a sé stante. Le differenze, infatti, si possono fare sulla retribuzione variabile e accessoria, ma non su quella fissa e fondamentale. Per questo motivo, dalla Legge di Stabilità serve uno stanziamento di 480 milioni e minimo di 100 milioni.
I conti sono presto fatti: ci sono oltre 30mila posti di sostegno, oggi in deroga, e quasi altrettanti curricolari, facenti capo a discipline comuni, però non dichiarate. E pure 20mila posti non coperti e già oggi vacanti, che in buona parte riguardano le cattedre perse per la pessima organizzazione del concorso a cattedra del 2016.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): fino a che a Viale Trastevere continueranno a tenere occulta la vera natura dei tanti posti relegati oggi in organico di fatto, non permettendo agli abilitati delle graduatorie d’istituto di entrare nelle GaE e di coprirli con l’immissione in ruolo, sarà pura demagogia parlare di supplentite da sconfiggere. Il balletto delle cattedre d’inizio anno scolastico, con un docente su sei che manca all’appello, come è accaduto quest’anno, si perpetrerà nei decenni con tanti docenti costretti a ricorrere in tribunale per far valere i loro diritti, chiedendo legittimamente di essere stabilizzati o risarciti dal Miur. Potranno ricorrere anche per rivendicare gli scatti di anzianità e le ferie non corrisposte, oltre che il pagamento di luglio e agosto indebitamente sottratti.
I Tribunali del Lavoro stanno dando piena ragione all'Anief sull'illegittimità del mancato computo del periodo di precariato al fine del raggiungimento del quinquennio obbligatorio di permanenza su posto di sostegno superato il quale i docenti immessi in ruolo potevano richiedere il trasferimento su posto comune. Dopo i precedenti favorevoli ottenuti a Roma, Forlì, Trieste, La Spezia e Taranto, anche i Tribunali di Frosinone e Sondrio accolgono le tesi supportate dai legali Anief Ida Mendicino, Walter Miceli, Fabio Ganci, Maria Dolores Broccoli e Marco Fusari e rilevano un'evidente disparità di trattamento da censurarsi attraverso la condanna del MIUR a ripetere, in favore dei ricorrenti, le procedure di Mobilità consentendo la loro “partecipazione alla procedura di mobilità straordinaria 2016/2017 per il trasferimento su posto comune”. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Sono centinaia i pronunciamenti di identico tenore attesi dai tribunali di tutta Italia nelle prossime settimane. Il MIUR dovrà far fronte a questa nuova bufera generata da una regolamentazione illegittima e discriminante e rivedere radicalmente le operazioni di trasferimento concluse nel mese di agosto riconoscendo, finalmente, pari dignità al lavoro svolto su posto di sostegno durante il periodo di precariato”.
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