Via libera alle assunzioni dei docenti: ma rispetto a quanto annunciato ad agosto mancano circa 3 mila posti. «Colpa» delle operazioni di mobilità, segnala la Uil scuola, che hanno spostato docenti su cattedre utili per le assunzioni. «Siamo alla truffa», dice l’AniefVia libera alle assunzioni dei docenti: ma rispetto a quanto annunciato ad agosto mancano circa 3 mila posti. «Colpa» delle operazioni di mobilità, segnala la Uil scuola, che hanno spostato docenti su cattedre utili per le assunzioni. «Siamo alla truffa», dice l’Anief.
Il Miur ha pubblicato quest’oggi le tabelle dei posti disponibili per le immissioni in ruolo 2016/17, da attuarsi entro il prossimo 15 settembre. È subito emersa l’amara sorpresa: in tante classi di concorso della scuola secondaria, di primo e secondo grado, non ci sono le disponibilità. Mancano i posti liberi. Il Miur, infatti, non li ha accantonati e questi ultimi sono stati probabilmente utilizzati per tamponare il caos estivo sulla nuova mobilità su ambiti territoriali. Cosa significa tutto questo? Se la stessa situazione si ripeterà nel prossimo biennio, i vincitori del concorso perderanno l’immissione in ruolo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): molti dei vincitori di quel 25 per cento delle commissioni che hanno terminato le operazioni rimarranno al palo. E se lo stesso avverrà nei prossimi due anni, decadranno pure come vincitori. Con il nuovo concorso, previsto nel 2019, perderanno infatti pure diritto all’immissione in ruolo, costringendo il ‘povero’ docente a recarsi al giudice del lavoro. È chiaro che se questi insegnanti non dovessero essere assunti entro tre anni, l’Anief farà ricorso al giudice del lavoro come già fatto, in passato, con i docenti della scuola dell’infanzia che vinsero il concorso del 2012 e ancora oggi attendono di essere assorbiti a tempo indeterminato.
Il sindacato continua a ricevere lamentele per la mancanza di informazioni sia sulle modalità di scelta adottate, sia sull’ammontare delle singole somme attribuite e sulle prestazioni effettivamente svolte da personale docente individuato: in media 23mila euro a scuola, assegnati al 20-30% degli insegnanti di ruolo. Troppi dirigenti scolastici rimangono aggrappati a una poco convincente FAQ ministeriale di fine luglio, nella quale si spiegava che sono tenuti a comunicare “le motivazioni delle loro scelte al Comitato di valutazione e a tutta la comunità professionale, in forma generale e non legate ai singoli docenti”. Eppure lo stesso Miur, con la Nota n. 1804 dello scorso aprile, aveva spiegato che l’introduzione del merito costituisce un “percorso innovativo per la valorizzazione della professionalità dei Docenti nelle Istituzioni Scolastiche” ed “è opportuno che venga attivato un coinvolgimento della comunità scolastica nel suo complesso”.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si preferisce, probabilmente, mantenere in gran segreto le informazioni sulle assegnazioni del bonus sul merito per evitare chiacchiere e commenti. A questi presidi diciamo che sta avvenendo, però, esattamente il contrario: è la mancanza di chiarezza e trasparenza a generare il sospetto. Certamente, non aiuta per uscire da questo equivoco nemmeno il comportamento dell’amministrazione centrale, visto come sono state gestite la chiamata diretta e l’algoritmo dei trasferimenti su ambiti territoriali. È bene che i dirigenti scolastici, invece, rispettino un principio base della gestione dell’amministrazione, quale è la trasparenza, pubblicando con celerità i nominativi dei docenti e le somme accreditate.
Nel computo delle cattedre da coprire vanno considerati 55mila supplenti che dovranno colmare l’organico di fatto, di cui 30 mila su sostegno (destinati ad aumentare per effetto delle sentenze favorevoli agli alunni disabili). Poi ci sono 10mila prof chiamati a sostituire colleghi con altri incarichi, comandi, distacchi, permessi speciali, più il nodo delle classi di concorso scoperte: almeno 15 mila. Mancano prof di Sostegno, di Matematica, di Spagnolo, soprattutto al Nord. Quest’anno a rendere la situazione più complicata c’è la decisione di prorogare le operazioni di nomina di quindici giorni. Con la didattica che partirà a ritmi blandi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il problema si poteva superare con una verifica nazionale delle cattedre effettivamente vacanti, oggi bloccate fino al 30 giugno e permettendo ai docenti abilitati della seconda fascia d’istituto di entrare nelle GaE, perché il 70 per cento dei supplenti annuali proviene proprio delle graduatorie di seconda fascia delle scuole. È una questione che rimane aperta e che con il passare del tempo non potrà che aggravarsi, perché questi docenti accumulano titoli, esperienza e anzianità di servizio, lavorando stabilmente nella scuola. Lo avevamo detto in tutte le sedi possibili, parlamento e sede del Pd comprese.
Dai dati aggiornati risulta che sono appena 332 le Graduatorie di merito del concorso approvate pronte per le nomine in ruolo dei vincitori: il 22% di tutte le Graduatorie di merito attese. Inoltre, il 31,7 per cento dei posti (1.891) messi a concorso, riguardanti le 332 commissioni che hanno terminato le operazioni, non avrà mai un vincitore, perché il tasso di bocciature supera le disponibilità di cattedre: i posti per il momento sicuri (poco più di 4 mila) rappresentano solo il 4,8% di quelli messi a concorso. La proiezione su tutti i 63.712 posti previsti comporterebbe 20.188 posti che andranno persi. Il sindacato non si capacita, poi, perché per tanti docenti Itp e diplomati magistrale ad indirizzo linguistico, a cui il giudice ha dato ragione, non si siano ancora svolte le prove suppletive. E non è detta, poi, la parola fine sugli specializzandi di sostegno e per i tanti ricorrenti laureati senza abilitazione non ammessi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): nessuno pretendeva che i candidati dovessero essere tutti promossi ma lascia basiti che oltre la metà dei concorrenti sia stato mandato a casa già al termine della prima prova. Quei candidati oggi definiti “somari”, perché avrebbero prodotto risposte incomplete, troppi errori e pure degli strafalcioni, sono gli stessi che hanno acquisito la loro abilitazione nelle nostre università, attraverso il giudizio di professori accademici di comprovata affidabilità. Quindi, o il lavoro selettivo e formativo di accademici e supervisori non è stato adeguato, visto che decine di migliaia di docenti già abilitati all’insegnamento sono regrediti al punto di non meritare nemmeno l’idoneità con il minimo della votazione oppure, cosa molto più probabile, c’è qualcosa nelle commissioni dell’attuale concorso che è andato storto.
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