L’organico dell’autonomia di ogni istituto, previsto dalla 107/15 per realizzare progetti e Pof, è sempre più un contenitore da riempire a piacimento degli Uffici Scolastici Regionali e degli Ambiti Territoriali: al posto di un prof di Matematica, l’amministrazione ne manda uno di Costruzioni, uno di Diritto al posto di Scienze agrarie o Chimica. Ormai non si considerano più nemmeno le discipline affini. Il tutto perché si devono "piazzare" docenti di classi di concorso sature che, nel caso di Discipline Giuridiche, ad esempio, sono anche in esubero nazionale di 1.000 unità. Non a caso, può capitare che un posto di A050 sull'organico di diritto (materie letterarie e storia alle superiori) venga trasformato d’ufficio proprio in un posto di A019.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il Miur sapeva bene che sarebbe andata a finire così, perché ha chiesto alle scuole di indicare per il potenziamento solo delle aree in modo decrescente inserendo nella lista, obbligatoriamente, anche le aree di cui non avevano bisogno. Proprio perché, in questo modo, sarebbe stato possibile assegnare alle scuole tutti i docenti soprannumerari. Magari solo per fare supplenze. Quello che non possiamo accettare è che ora si assegnino dei docenti diversi da quelli richiesti, di discipline neppure affini, anche laddove vi siano a disposizione in provincia degli insegnanti con i profili e le abilitazioni indicate dal Collegio dei Docenti.
L’associazione sindacale si appella al Governo e al Miur perché si adoperino con celerità nell’adottare tutte le misure per permettere l’avvio delle lezioni in quelle zone dove le scuole non sono più agibili o dove non è garantita la sicurezza e l’incolumità di chi le frequenta, ad iniziare dagli alunni.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è bene che in tutte le zone colpite dal sisma, le date di scadenza delle operazioni di mobilità ancora da attuare, ad iniziare dalle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, vengano procrastinate. Come sarebbe bene procedere all’individuazione dei docenti inseriti negli ambiti territoriali attraverso le modalità adottate fino allo scorso anno scolastico.
Sono cattedre “nascoste” negli organici di fatto, che da decenni il Miur continua ad assegnare ai supplenti sino al 30 giugno, ma che nella realtà risultano in gran numero privi di un docente titolare. Per questo motivo, sono posti trasformabili in unità di insegnamento utili per i trasferimenti. Tra l’altro, il tutto non comporterebbe particolari oneri per lo Stato, visto che per dieci mesi l’anno vengono affidate a supplenza.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è emblematico quanto è avvenuto in questi giorni in Sicilia, dove pur essendovi 4mila posti liberi, su organico di fatto, sono state respinte le 5mila domande di trasferimento formulate dai docenti inseriti negli ambiti territoriali. Solo che facendo prevalere la burocrazia, non solo si procrastina la supplentite, ma si condannano tanti docenti di ruolo a rimanere lontani da casa. Peraltro, continuando a violare le indicazioni della Corte di Giustizia Europea e della Corte Costituzionale.
La stampa nazionale si sofferma sul dato che il 55,2% dei candidati al ruolo non è stato ritenuto all’altezza. Tanto basta per parlare di selezione dagli “esiti agghiaccianti”, di “somari in cattedra” e “insegnanti scadenti”. Si dà per scontato che decine di migliaia di docenti già abilitati all’insegnamento siano regrediti al punto da non meritare nemmeno l’idoneità col minimo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): siamo al qualunquismo. Tanti di quei docenti, oggi bocciati, hanno acquisito la loro abilitazione con le Ssis universitarie. Per accedervi, hanno superato dure selezioni, tenute da accademici anche sulla base del loro voto di laurea. Sono stati scelti da supervisori, docenti di lungo corso - almeno 10 anni di ruolo, certificazioni di competenze di primo livello ed esperienze pregresse – che sono stati a loro volta selezionati attraverso un vero e proprio concorso per formatori, vivendo sulla loro pelle un percorso di accesso che non ha precedenti. Gli abilitandi hanno dovuto frequentare corsi teorici, laboratoriali ed esperienze docimologiche, svolgere decine di esami universitari, sottoporsi ad un lungo tirocinio nelle scuole, sviluppato una tesi finale davanti ad una commissione analoga a quelle dei concorsi pubblici. Ora, però, si prende per oro colato il giudizio espresso nel 2016 da commissioni, spesso improvvisate, su risposte a discutibilissimi quesiti.
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