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Dall’apertura nelle scuole dei primi tavoli contrattuali dopo l’entrata in vigore del nuovo CCNL 2019-21, sta emergendo la tendenza da parte di alcune “contrattazioni” di osteggiare la previsione il lavoro a distanza, regolamentato dagli art 10-16 del nuovo CCNL.
Sul punto Anief fa presente che, ai sensi dell’art 30, comma 9, lett b5 del CCNL 2019-21, quella del lavoro a distanza è materia di confronto sindacale. Di conseguenza, nel Contratto d’istituto non si dovrà regolamentare la materia ma piuttosto prevedere i criteri per l’accesso e la quantificazione del lavoro a distanza.
“Come dipartimento Condir e Consulta Ata Anief riteniamo che – dichiara Alberico Sorrentino – riteniamo che il lavoro agile e da remoto siano degli strumenti utili per garantire una maggiore efficienza dell’apparato amministrativo e, al tempo stesso, andare incontro alle esigenze di natura personale, sociale e familiare del lavatore, migliorando complessivamente il servizio offerto all’utenza”.
Oltre 100 mila aspiranti maestri e insegnanti nel primo ciclo; quasi 400 mila per la secondaria. In media, tra loro solo un candidato su dieci-dodici diventerà insegnante di ruolo e in certi casi (soprattutto per la scuola d’infanzia e primaria) anche meno. Va anche considerato che negli anni passati più della metà dei posti banditi non sono mai stati assegnati per l’eccessiva selezione, con un aumento del 100% del numero dei precari chiamati dallo Stato. In questa tornata di domande, presentate fino al 9 gennaio scorso, hanno fatto il pieno di richieste Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia. Per il sostegno tanto interesse, ma pochi posti pur avendo la metà del corpo insegnante che svolge didattica “speciale” composto da precari anche non specializzati. Il sindacato Anief, che ha sintetizzato in due tabelle i dati ufficiali sui candidati per il concorso mettendo a confronto quelli dei posti messi a bando, insiste sul doppio canale di assunzioni, anche da Gps, per archiviare la procedura di infrazione UE ed evitare il deferimento in Corte di Giustizia europea.
Comincia a prendere corpo la quantità di candidati per diventare docente nella scuola pubblica attraverso concorso pubblico che prevede una prova scritta con domande "chiuse", un colloquio e la valutazione dei titoli. Con il DPCM del 15 dicembre 2023 le cattedre per i concorsi infanzia primaria e secondaria banditi sono stati aumentati con circa 14.000 posti rimasti vacanti, fino a 44.654 posti complessivi. A livello di corsi scolastici, sono 29.066 le cattedre comuni da assegnare attraverso il concorso pubblico, mentre sono 15.588 i posti di sostegno: alla scuola dell'infanzia andranno 1.315 posti (707 posti comuni; 608 posti nel sostegno); 8.326 alla primaria (2.863 posti comuni; 5.463 posti nel sostegno); 7.646 per le scuole secondarie di primo grado (5.166 posti comuni; 2.480 posti di sostegno) e 12.929 per la scuola secondaria di secondo grado (12.365 posti comuni e 564 posti sostegno). Dai dati ufficiali in possesso del sindacato Anief risulta che nella scuola dell'infanzia comune sono 42.116 le domande pervenute; nel sostegno della scuola dell'infanzia 7.014; per la primaria ci sono 55.346 candidati; nel sostegno della primaria 11.354. Per la secondaria, invece, il numero di posti è molto più alto e a breve il sindacato assicura che fornirà i dati numerici analitici. (ANSA).
La docente, assistita dagli avvocati della rete Anief Giovanni Rinaldi, Walter Miceli, Nicola Zampieri, Fabio Ganci e Giuseppe Massimo, ha ottenuto il pieno riconoscimento della Carta docente per i tre anni di lavoro a tempo determinato.
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