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Precariato mai sconfitto: coi nuovi organici a settembre tornano 100mila supplenze annuali. Anief: fase transitoria Fit e piano straordinario Buona Scuola sono stati un fallimento totale

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Il Miur sta predisponendo gli organici del prossimo anno scolastico e solo tra gli insegnanti quasi 100 mila posti risultano in esubero rispetto al numero di docenti già assunti nei ruoli dello Stato. Ciò significa che tra pochi mesi, sul finire dell’estate e con l’avvio dell’a.s. 2018/19, ci ritroveremo sul groppone lo storico surplus di cattedre della scuola pubblica italiana. Confermando che sia il piano di assunzioni straordinario introdotto dalla Legge 107/2015, sia l’introduzione dei concorsi transitori, prodotti sempre dalla riforma Buona Scuola, non hanno scalfito l’annoso problema della supplentite italica. L’inutilità del nuovo sistema di reclutamento è rappresentato dal nuovo sistema di Formazione iniziale e tirocinio che porterà al ruolo solo dopo un periodo che tra colloqui, selezioni e formazione prevede tra i due e i quattro anni d’attesa, durante i quali, la maggior parte di questi precari saranno pagati con stipendi figurativi, visto che non dovrebbero superare i 400 euro. Anief ripercorre tutte le tappe che hanno portato a questo ennesimo flop sul precariato scolastico italiano.

Marcello Pacifico (presidente Anief): Per rifuggire quanto di stupido e incompetente è stato fatto, oltre che per evitare cause milionarie a danno dell'erario per violazione della normativa europea sui contratti a termine, l'unica alternativa rimangono le disposizione da sempre chieste da Anief: l’adeguamento dell'organico di fatto a quello di diritto; la riapertura permanente ed annuale delle GaE a tutto il personale abilitato; l’estensione del doppio canale per ambiti territoriali alle graduatorie d'istituto, con assunzione anche del personale di terza fascia, in tutti i casi di esaurimento delle graduatorie provinciali; l’assunzione, naturalmente, di tutti i vincitori e idonei degli ultimi concorsi. È una soluzione semplice, ma che la politica deve per forza seguire. E sul personale Ata ci si renda conto che senza amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici la scuola non può andare avanti. Per queste ragioni, in occasione dell'ultimo sciopero nazionale, l’Anief ha lanciato un accorato appello al nuovo Parlamento, perché si faccia carico di una questione diventata sempre più complessa, con strascichi negativi sull’offerta formativa, studenti e personale, eppure tutto sommato semplice da superare.

Anief prosegue i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018. Si ricorda che la violazione della normativa comunitaria riguarda anche la mancata stabilizzazione: si può quindi decidere diricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati, come già detto, pure i lavoratori già assunti a tempo indeterminato.

 

Ci risiamo: il Ministero dell’Istruzione sta predisponendo gli organici del prossimo anno scolastico e solo tra gli insegnanti quasi 100 mila posti risultano in esubero rispetto al numero di docenti già assunti nei ruoli dello Stato. Ciò significa che tra pochi mesi, sul finire dell’estate e con l’avvio dell’a.s. 2018/19, ci ritroveremo sul groppone lo storico surplus di cattedre della scuola pubblica italiana. Confermando che sia il piano di assunzioni straordinario introdotto dalla Legge 107/2015, sia l’introduzione dei concorsi transitori, prodotti sempre dalla riforma Buona Scuola, non hanno scalfito l’annoso problema della supplentite italica.

L’inutilità del nuovo sistema di reclutamento è rappresentato dal nuovo sistema di Formazione iniziale e tirocinio, noto come Fit, che porterà alla stipula del contratto a tempo indeterminato solo dopo un periodo che tra colloqui, selezioni e formazione prevede tra i due e i quattro anni di attesa, durante i quali, la maggior parte di questi precari saranno anche pagati con stipendi figurativi, visto che non dovrebbero superare i 400 euro. Inoltre, ha scritto Orizzonte Scuola, “l’annuncio dei tre concorsi previsti per il 2018 se da un lato porta la speranza per una immissione in ruolo più vicina (con l’incognita del FIT), dall’altro fa riflettere i docenti su quale sarà l’assetto delle graduatorie”. Senza contare che “il nuovo Governo non mancherà di dare un proprio indirizzo al nuovo reclutamento (la proposta del M5S è di ridurre a due gli anni di FIT, quella della Lega di concorsi con domicilio professionale)”.

È uno stato di cose ampiamente previsto dal sindacato, almeno dall’Anief che da tempo denuncia la necessità, se si vuole cancellare il precariato scolastico, di ripartire subito dallo sblocco degli organici e dal reclutamento dal doppio canale, in modo da ricoprire le cattedre vacanti attraverso le graduatorie di merito e le graduatorie ad esaurimento, che vanno ovviamente riaperte a tutti i docenti abilitati all’insegnamento.

In principio, Matteo Renzi, da segretario del PD, aveva annunciato un piano di 150 mia immissioni su tutto l'organico di fatto, inclusi i posti in deroga. E aperto le assunzioni, persino, a quei diplomati magistrale che poi la plenaria su sua richiesta ha buttato fuori. Poi, però, il Governo, ha ceduto al Ministero dell’Economia, autorizzando le prime 100 mila immissioni, di cui la metà sul nuovo organico di potenziamento vista l'indisponibilità a riconvertire i posti da organico di fatto a organico di diritto. Il tutto, tralasciando il personale Ata e tutti i precari storici non inseriti nelle GaE, ma comunque già con oltre 36 mesi di servizio svolti.

Il risultato di quell’operazione fu che quasi 15 mila posti andarono vacanti. Mentre 100 mila docenti continuavano comunque ad essere chiamati da supplenti. Poi, arrivando ad oggi, è entrata in scena la famosa fase transitoria che avrebbe dovuto accontentare abilitati e laureati. Anche questa si è rivelata un ennesimo flop, perché i precari hanno capito che passerà un ventennio prima di essere assunti: tanto è vero che solo uno su tre, è storia di questi giorni, ha presentato domanda di partecipazione per posizionarsi nelle nuove graduatorie regionali.

Nel frattempo, a 60 mila maestre, per lo più diplomate e qualcuna laureata in Scienze della formazione primaria, è stata tolta anche la speranza di essere assunte. Subentrando, al suo posto, la certezza di essere licenziate: rimane solo il dubbio del quando, e questo lo dirà a breve l’Avvocatura di Stato. Abbiamo assistito, quindi, ancora una volta ad un danno con beffa finale, con protagonisti migliaia di precari che avevano chiesto di partecipare all'ultimo concorso e che invece hanno dovuto pagare 500 euro per acquisire competenze per un mestiere che non svolgeranno mai.

“Per rifuggire quanto di stupido e incompetente è stato fatto, oltre che per evitare cause milionarie a danno dell'erario per violazione della normativa europea sui contratti a termine, l'unica alternativa rimangono le disposizione da sempre chieste da Anief – ricorda il suo presidente nazionale Marcello Pacifico -: l’adeguamento dell'organico di fatto a quello di diritto; la riapertura permanente ed annuale delle GaE a tutto il personale abilitato; l’estensione del doppio canale per ambiti territoriali alle graduatorie d'istituto, con assunzione anche del personale di terza fascia, in tutti i casi di esaurimento delle graduatorie provinciali; l’assunzione, naturalmente, di tutti i vincitori e idonei degli ultimi concorsi”.

“È una soluzione semplice, ma che la politica, a questo punto il nuovo nucleo di parlamentari, deve per forza seguire. E sul personale Ata, ancora una volta trascurato, ci si renda conto che senza gli amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici la scuola non può andare avanti. Per queste ragioni, in occasione dell'ultimo sciopero nazionale, l’Anief ha lanciato un accorato appello al nuovo Parlamento, perché si faccia carico di una questione diventata sempre più complessa, con strascichi negativi sull’offerta formativa, studenti e personale, eppure – conclude Pacifico - tutto sommato semplice da superare”.

Nel frattempo, il Miur continua ad essere condannato a risarcire ogni dipendente con decine di migliaia di euro, anche per l’assegnazione degli scatti di anzianità ai precari, come ribadito dalla Cassazione nel 2017 e indicato a chiare lettere dalle sentenze europee, come la famosa Mascolo - C-22/13 proprio sui precari della scuola del 2014. Proseguono, intanto, i ricorsi gratuiti per attribuire il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2008-2018. Si ricorda che la violazione della normativa comunitaria riguarda anche la mancata stabilizzazione: si può quindi decidere diricorrere in tribunale per ottenere scatti di anzianità, il pagamento dei mesi estivi e adeguati risarcimenti. Ai ricorsi sono interessati pure i docenti e Ata già assunti a tempo indeterminato.

 

 

PER APPROFONDIMENTI:

 

Precari, il Miur gli affida le cattedre libere senza pagare i mesi estivi: a Busto Arsizio il giudice rimborsa 4 docenti con 105mila euro

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News dal mondo Anief
02 Aprile 2018
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