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È alto il sacrificio richiesto ai neo-immessi in ruolo a seguito dell’accordo tra Miur e sindacati concertativi, che ha annullato il primo ‘scatto’ stipendiale automatico del terzo anno di anzianità sebbene si trattasse di un disposto normativo contrattuale: si va dai 400 euro annuali per gli assistenti amministrativi e tecnici ai 1.200 per i docenti laureati della secondaria superiore. Con effetti negativi pure sulle pensioni.

Marcello Pacifico (presidente Anief): per risparmiare 80 milioni di euro, l’Italia ha compiuto un aggiramento della direttiva comunitaria sugli stipendi già più bassi dell’area Ocse e negli ultimi 5 anni superati pure dall’inflazione. Se non passa il nostro emendamento presentato in Senato, ricorreremo in tribunale: un aumento di stipendio non può valere 19 anni di precariato.

È a dir poco salato il prezzo che i precari della scuola hanno dovuto pagare per finanziare le loro 100mila assunzioni dell’ultimo triennio: per effetto dell'accordo separato del 4 agosto 2011, che ha previsto l’annullamento del primo ‘scatto’ stipendiale automatico in corrispondenza del terzo anno di anzianità di servizio, sebbene si trattasse di un disposto normativo contrattuale, il danno economico prodotto per i neo-assunti è pari ad oltre 2mila euro per gli assistenti amministrativi e tecnici. E supera i 7mila euro per i docenti laureati della scuola secondaria superiore. Con effetti negativi pure sulle pensioni, che in regime contributivo risentiranno non poco delle buste paga ridotte allo stipendio iniziale per ben 8 anni consecutivi.

Nel calcolo, realizzato dal centro studi Anief, va considerato che per usufruire del passaggio al “gradone” successivo i docenti e gli Ata della scuola debbono aspettare il compimento del nono anno di anzianità: considerando il primo biennio di servizio allo stipendio base, occorre quindi moltiplicare per 6 (anni) il mancato aumento annuale, pari a cifre variabili dai circa 400 euro annui per gli assistenti amministrativi e tecnici fino a circa 1.200 euro l’anno per i docenti delle superiori. Che corrispondono – considerando le 110 mila assunzioni effettuate nell’ultimo triennio – ad un risparmio immediato, per lo Stato, pari a circa 60 milioni di euro per gli insegnanti. E a 20 milioni di euro per gli Ata.

Alle proteste dell’Anief, che ha sempre contestato questo accordo sottoscritto da altri sindacati della scuola, il Miur ha risposto sostenendo che si è trattato di un sacrificio tollerabile rispetto alla possibilità di vedere immettere in ruolo così tanti precari. Premesso che solo nell’anno scolastico 2011/12 il numero di docenti e Ata assunti (complessivamente 67mila) ha superato quello del personale andato in pensione (mentre nel biennio successivo, circa 20mila l’anno, si è provveduto solo a coprire il turn over), il Ministero dell’Istruzione dimentica che i precari italiani al momento dell’assunzione detengono in media un'anzianità media di servizio pre-ruolo di 8-9 anni.

Ma siccome di questi anni di supplenze vengono considerati per intero solo i primi 4, perché in base alla normativa vigente ai fini economici i successivi valgono solo un terzo, per arrivare al compimento dell’attuale primo scatto automatico (all’inizio del nono anno di anzianità) bisogna aspettare davvero troppo tempo.

Sempre dal Miur hanno più volte obiettato che dopo 18 anni di anzianità di servizio, il dipendente della scuola si vede corrispondere finalmente per intero le porzioni di anno sottratte. Ma considerando anche che gli anni 2013 e 2014 non hanno validità ai fini della carriera, per via del blocco non derogabile deciso attraverso gli ultimi due Governi, l’ottenimento delle somme non corrisposte inizialmente si concretizzerà nelle busta paga dei dipendenti della scuola solo due decenni dopo l’assunzione.

In conclusione, i neo-assunti della scuola a partire dal 2011 per passare al secondo gradone stipendiale dovrebbero avere 9 anni di anzianità valutati. Che corrispondono a 19 anni di pre-ruolo, poiché ai fini economici dopo i primi 4 gli altri 15 anni sono valutati solo per un terzo. Si tratta di un’anomalia tutta italiana, che nel corso di questa settimana l’Anief ha chiesto di annullare consegnando al Senato, tramite audizione alla VII Commissione, un emendamento apposito al decreto legge n. 3 approvato dal CdM proprio per salvare gli scatti di anzianità del personale scolastico.

“Stiamo assistendo – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ad un evidente aggiramento della direttiva comunitaria sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori precari e neo-assunti. La richiesta di estrapolare una parte di risparmi effettuati sulla scuola proprio per sanare queste storture – come quella di procedere all’adeguamento stipendiale anche per i supplenti – si potrebbe attuare utilizzando 1 miliardo e 650 milioni di euro degli 8 milioni risparmiati a seguito di razionalizzazione della spesa e dimensionamento scolastico. Qualora gli emendamenti non dovessero avere seguito – ha concluso Pacifico – per l’Anief sarà inevitabile ricorrere in tribunale”.

Clicca qui per aderire al ricorso per il recupero del gradone stipendiale

 

salvadanaio140x80Il primo scatto nel 2015 per chi ha 11 o più anni di pre-ruolo, gli altri con meno anni, se ATA possono perdere fino a 2.500 euro e se docenti fino a 10.300 euro in 8 anni per il blocco del contratto, della progressione della carriera, e per l’eliminazione del primo gradone stipendiale. Anief ricorre al GdL per ottenere gli euro tolti o bloccati. Per adesioni

L’Aran non transige: anche per loro si cancella l’incremento stipendiale dopo 3 anni di anzianità e vale la soluzione penalizzante (niente aumenti per 8 anni) introdotta con la Legge 106 del 12 luglio 2001 e inclusa nel CCNL sottoscritto il 4 agosto dello stesso anno. Pacifico (Anief-Confedir): una delle più brutte pagine del sindacalismo italiano accondiscendente. A questo punto solo il tribunale può mettere le cose a posto.

“L’accordo raggiunto sui neo assunti, cui vengono illegittimamente negati gli scatti stipendiali per 8 anni, rappresenta una delle più brutte pagine del sindacalismo italiano: anche perché ora l’Aran ci dice che quell’accordo verrà addirittura anticipato di un anno, andando a colpire pure i docenti assunti nel 2011 con nomina retroattiva al 1° settembre 2010”: così Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commenta l’interpretazione penalizzante assunta dall’Aran a proposito della posizione economica riguardante i docenti immessi in ruolo con decorrenza giuridica 1° settembre 2011, retrodatata al 1° settembre 2010.

Anche questi docenti, contraddicendo quanto espresso dal Mef, pur avendo avuto retrodatazione giuridica dell'immissione in ruolo in un periodo antecedente all’approvazione della nuova legge, non potranno usufruire delle clausole di salvaguardia inserite nel CCNL 4/08/2011. Ciò significa che quelli assunti a partire dal 1° settembre 2011 con retrodatazione giuridica al 1° settembre 2010 verranno sottoposti allo stesso regime previsto dalla Legge 106 del 12 luglio 2001 e, conseguentemente, dal CCNL sottoscritto il 4 agosto dello stesso anno. Che prevede l’inserimento di sei posizioni stipendiali, anziché sette, e la cancellazione di quella oggi esistente al compimento dei 3 anni di anzianità di servizio.

“Ancora una volta – continua Pacifico – non si è tenuto conto minimamente delle indicazioni sovranazionali, non aggirabili, incluse nella direttiva 1999/70/CE, facendo non solo prevalere le logiche dell’invarianza finanziaria, ma annoverando questa necessità addirittura come principio imperativo. Continuando, in tal modo, a negare la parità del trattamento stipendiale di dipendenti che operano nel medesimo comparto della pubblica amministrazione. Una parte di loro, in pratica, viene ‘punita’, bloccandogli la carriera, semplicemente perché è stata assunta in anni di crisi economica. L’Anief non può accettare questa iniquità e spera che il tribunale restituisca giustizia a chi oggi vede illogicamente fermo lo stipendio, già tra i più bassi dell’area Ocse, per ben 8 anni consecutivi”.

 

Un’ingiustizia che li costringe a rimanere per troppi anni fermi al loro “magrissimo” stipendio iniziale.

Prenderanno il via il 6 maggio i corsi di formazione rivolti al personale docente ed educativo assunto in ruolo nell’anno scolastico 2012/13: oltre 20mila docenti saranno chiamati a svolgere, dai loro rispettivi Uffici Scolastici Territoriali, 50 ore (25 in presenza e 25 a distanza gestiti dall’Indire) per completare il loro anno di “prova”. A darne notizia è stato il Miur, ricordando anche che la formazione in ingresso costituisce un obbligo contrattuale.

Anief coglie l’occasione per ricordare a loro, come ai circa 60mila assunti in ruolo nell’estate del 2011 e a coloro che firmeranno il contratto a tempo indeterminato (si spera!) nella prossima estate, che il nuovo CCNL firmato il 4 agosto 2011 da tutti i sindacati (esclusa la Cgil-Flc) abolisce un gradone stipendiale a tutti i neo-immessi in ruolo con meno di 8 anni di servizio pre-ruolo: si tratta di una norma emanata per garantire l’invarianza finanziaria per la copertura dei posti vacanti e disponibili, conseguenza della solita abitudine all’italiana di penalizzare il personale precario. Come se l’Italia non facesse parte dell’Unione Europea. E come se la stessa Ue non avesse mai introdotto, 13 anni fa, una direttiva (la 1999/70/CE) che riguardo alle condizioni d'impiego mette tutti i lavoratori sullo stesso piano.

Così se dal 2011 chi gestisce le sorti della scuola italiana ha deciso di non limitarsi a negare i diritti dei precari, ma anche quelli dei neo-immessi in ruolo, la nostra organizzazione sindacale ha a sua volta deciso di ergersi a difensore di entrambi. I primi privati di essere assunti benché abbiano svolto più di 36 mesi di servizio; i secondi vittime di un contratto “aggiustato” che li costringe, al contrario di quello che sostengono almeno cinque articoli della Costituzione, a rimanere per troppi anni fermi al loro “magrissimo” stipendio iniziale.

A tal proposito, tutti i docenti interessati a ricorrere contro l’ingiustizia dell’eliminazione della prima fascia stipendiale (che sarebbe scattata dopo due anni di anzianità), quindi della mancata ricostruzione di carriera, possono chiedere informazioni scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Ancora più paradossale è poi la situazione di oltre 5mila unità di personale Ata: la loro assunzione è stata accordata dalla scorsa estate, ma ad oggi ancora non si è proceduto nemmeno alle loro individuazioni per via della vicenda, altrettanto assurda, dei circa 3mila docenti reputati inidonei da far transitare coattivamente tra il personale Ata o in altri comparti pubblici. Anche su questa questione, Anief sta vigilando e appena ne scaturiranno le condizioni darà precise indicazioni ai danneggiati (inidonei e Ata assunti con ritardo abissale) su come procedere per tutelare la dignità personale, prima ancora che i propri diritti lavorativi.

 

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