Con la Legge Brunetta 150/09 addio scatti di anzianità. Il Miur replica all’Anief: non è vero. Il sindacato: abbiamo toccato un nervo scoperto, i soldi non ci sono

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Da Viale Trastevere si cerca di tranquillizzare la “piazza” asserendo “il Governo non intende toccare gli aumenti stipendiali collegati all'anzianità di servizio” e pertanto “l'affermazione contenuta nel comunicato di una nota sigla sindacale è destituita di ogni fondamento e potrebbe creare un allarme ingiustificato fra i docenti”.

I fatti dicono che c’è poco da stare tranquilli. Basti poi pensare all’accordo interconfederale del 4 febbraio 2011 (non firmato da Flc-Cgil e Confedir), premessa dell’atto di indirizzo sottoscritto all’Aran qualche giorno dopo, in ossequio sempre alla riforma della PA, che sacrificò i fondi da dedicare al miglioramento dell’offerta formativa proprio per garantire gli scatti di anzianità. E un anno fu irrimediabilmente perso per tutti. Sempre nel 2011 fu approvato un Contratto collettivo di lavoro che ha sacrificato per sempre l’anzianità di servizio maturata dei neo-assunti, i quali oggi per percepire il primo scatto devono vantare qualcosa come 13 anni di pre-ruolo. Il passo successivo dopo la cancellazione del primo gradone stipendiale, è quello dell’addio agli scatti stipendiali. Lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, un anno e mezzo fa ha ammesso che sull’argomento “c'è un forte dibattito in corso”.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): per quale motivo il Governo, visto che le progressioni di carriera per tutti i lavoratori sarebbero confermate, nell’ultima Legge di Stabilità non ha stanziato le coperture finanziarie per questo scopo ma appena 5 euro a lavoratore che non coprono nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale? Al personale della scuola, 800mila dipendenti, vanno assegnati almeno 200 euro di aumento mensile per 9 mensilità. Quindi 1.800 euro che in tutto fanno quasi un miliardo e mezzo di euro: dove sono? Solo abolendo, per via legislativa la Legge Brunetta 150, si potrà dire che gli scatti di anzianità sono al sicuro. E tentare di far togliere a docenti e Ata la maglia nera della PA per gli stipendi più bassi. Tentare di rassicurare il personale della scuola con comunicati-spot è una tecnica che non funziona più.

“Sulla conferma per il futuro degli scatti di anzianità, il Governo non deve smentire il sindacato ma il Decreto Legislativo 150/2009, nella parte in cui prevede gli aumenti stipendiali legati alle performances individuali piuttosto che all’anzianità di servizio”: replica così, in modo secco, Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal, al comunicato odierno con cui Miur ha risposto a quanto espresso dal giovane sindacato, asserendo che “il Governo non intende toccare gli aumenti stipendiali collegati all'anzianità di servizio” e pertanto “l'affermazione contenuta nel comunicato di una nota sigla sindacale è destituita di ogni fondamento e potrebbe creare un allarme ingiustificato fra i docenti”.

Anief sa bene che le rassicurazioni del Miur arrivano a stretto giro di posta perché è stato toccato un nervo scoperto: quello del progressivo impoverimento delle buste paga del personale scolastico. Lo dicono i fatti e i precedenti. Non le parole. Basti pensare all’accordo interconfederale del 4 febbraio 2011 (non firmato da Flc-Cgil e Confedir), premessadell’atto di indirizzo sottoscritto all’Aran il 18 febbraio 2011, in ossequio sempre al decreto legislativo n. 150/09: solo attraverso quell’accordo sono stati praticamente sacrificati i fondi da dedicare al miglioramento dell’offerta formativa per garantire gli scatti di anzianità. Salvo perdendo irrimediabilmente un anno per tutti.

Sempre nel 2011, è stato approvato attraverso un Contratto collettivo di lavoro, sottoscritto il 4 agosto dello stesso anno, che ha sacrificato l’anzianità di servizio maturata dei neo-assunti, che per percepire il primo scatto devono oggi vantare qualcosa come 13 anni di pre-ruolo. Il passo successivo dopo la cancellazione del primo gradone stipendiale, è quello dell’addio agli scatti stipendiali. Lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, un anno e mezzo fa ha ammesso che sull’argomento degli aumenti automatici “c'è un forte dibattito in corso”.

“Se oggi ci viene a dire il contrario, che i 200 milioni del merito non intaccheranno gli scatti in busta paga, è proprio perché il problema esiste – dice ancora Pacifico -. Ma c’è dell’altro: chiediamo, infatti, per quale motivo il Governo, visto che le progressioni di carriera per tutti i lavoratori sarebbero confermate, nell’ultima Legge di Stabilità non ha stanziato le coperture finanziarie per questo scopo? A seguito della sentenza della Consulta della scorsa estate, sul blocco illegittimo degli stipendi pubblici, al personale della scuola, 800mila dipendenti, vanno assegnati almeno 200 euro di aumento mensile per 9 mensilità. Quindi 1.800 euro che in tutto fanno quasi un miliardo e mezzo di euro”.

“Mentre sono stati previsti appena cinque euro di aumento a lavoratore, per recuperare un’inflazione che nel frattempo è schizzata in avanti di 20 punti percentuali. Invece di piccarsi per le denunce sindacali, chi amministra oggi il Paese e l’Istruzione pubblica farebbe bene a parlare con i fatti: solo abolendo, per via legislativa, la Legge Brunetta 150 del 2009, si potrà dire che gli scatti di anzianità sono al sicuro. E tentare di far togliere a docenti e Ata la maglia nera della PA per gli stipendi più bassi. Tentare di rassicurare il personale della scuola con comunicati-spot è una tecnica che non funziona più. Anche i lavoratori lo sanno e per questo motivo – conclude il sindacalista Anief-Cisal – in numero sempre crescente hanno deciso di ricorrere al giudice”.

 

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