Il risultato della trattativa? I docenti saranno trattati diversamente, in base all’anno, alla sede, alla fase di assunzione, alla selezione del dirigente scolastico, alla fortuna. Per questo, Anief chiede che non sia firmata l’ipotesi di contratto il prossimo 10 febbraio.
Scuola: Anief e Cobas si sono incontrati per programmare una lotta comune contro la “cattiva scuola” di Renzi
Questa è la prima risposta all’accordo politico raggiunto tra il Miur e i sindacati rappresentativi sull’ipotesi di contratto sulla mobilità. Di fronte alla sottomissione al "renzismo" del sindacalismo confederale che apre le porte alla chiamata diretta da parte dei presidi e alla perdita di titolarità volute dalla “cattiva scuola”, soltanto a parole contestata da tali sindacati nella scorsa primavera, Anief e Cobas si oppongono e rilanciano la mobilitazione.
La giovane organizzazione sindacale chiede di non mettere nero su bianco il pre-accordo sottoscritto una settimana fa con il Miur, perché con questo testo quasi tutti i trasferimenti fuori provincia saranno destinati agli ambiti territoriali e la stessa fine faranno i 56mila assunti con le fasi B e C della Buona Scuola. Andando a rinnegare la forte richiesta dei 600mila docenti che la scorsa primavera hanno scioperato proprio per dire no alla perdita di titolarità che la riforma ha come obiettivo finale per un altissimo numero di insegnanti. Prima di sedersi a trattare, quelle stesse organizzazioni sindacali sapevano bene di aver ricevuto un chiaro mandato.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ci vuole coerenza, dando seguito a quanto espresso per mesi dai vari sindacati che hanno promesso di non avallare alcun tipo di contratto contenente la chiamata diretta. Questa linea diventa ancora più importante da assumere, nel momento in cui le organizzazioni sindacali intendano far cancellare la norma dai tribunali o con un referendum popolare. È doveroso abbandonare subito il tavolo delle trattative e rispettare quanto già manifestato dal personale della scuola. Per impugnare, insieme, l’eventuale disposizione che l’amministrazione in maniera unilaterale adotterà.
Replica di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alle dichiarazioni tranquillizzanti delle organizzazioni sindacali maggioritarie, a seguito del pre-accordo sottoscritto in settimana al Miur: stanno lavorando su un contratto che porterà dritti verso la chiamata discrezionale dei presidi. Ed è falso dire che la chiamata diretta è svincolata dalla sequenza contrattuale. Viene da chiedersi a cosa possa servire un referendum interno alle scuole su un argomento su cui il personale si è già espresso in modo netto: in 600mila hanno scioperato a maggio contro la riforma, il merito e per dire no proprio ad una modalità di selezione e di trasferimento del personale che non è compatibile con la PA. La sottoscrizione del contratto non è obbligatoria, l’atto unilaterale sulla mobilità fu prodotto nel 2011 e ora la proposta dell’amministrazione è molto più irricevibile.
Molise ed Emilia Romagna bruciano tutti sul tempo, producendo delle aree geografiche che possono coprire aree di 50 o 60 chilometri. Con tutte le conseguenze che ne derivano: a un docente che vi finisce dentro, su domanda di trasferimento volontaria o obbligatoria, come i 48mila del “potenziamento”, potrebbe giungere un’assegnazione con modalità diverse di altri.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: non si possono pubblicare gli innovativi e discussi ambiti sulla base di una guida ministeriale, ma occorre un decreto che definisca la loro costituzione in modo chiaro e formale. Altrimenti, si rischia di produrre dei territori non aderenti a quanto stanno definendo i sindacati con l’amministrazione all’interno della sequenza contrattuale.