La regione Toscana, dopo la Campania, presenterà ricorso alla Corte Costituzionale contro il prossimo dimensionamento scolastico previsto dall’ultima legge di bilancio 2023. Anche Anief e Udir ricorrono alla Consulta per opporsi al dimensionamento rivisto in attuazione del PNRR. Perché si prevede che entro il 2024 salteranno il 69% delle presidenze collocate in quasi la metà del territorio del Paese (fonte il Mattino): in questo modo, con i centinaia di accorpamenti previsti dall’esecutivo Meloni, ci ritroveremo sempre più in un “Un paese con due scuole”, come illustrato pochi giorni fa dallo Svimez.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e Udir, ricorda che “a dieci anni dagli ultimi tagli, persino, le cancellazioni di scuole autonome raddoppieranno, a dispetto dei livelli essenziali di prestazione che si vorrebbero erogare nel territorio. Tutta colpa dell'emigrazione? No, la colpa è di chi governa senza intervenire sulla questione meridionale. Perché la figura del dirigente scolastico, la sua presenza nella sede di presidenza è essenziale per il funzionamento delle scuole autonome, ancora di più nei territori, come quelli del Sud, dove la dispersione scolastica è elevata. E noi invece li spazziamo via. Il punto è che se si chiedesse di chiudere i Comuni, più d qualcuno protesterebbe, mentre quando si chiudono le scuole regna l'indifferenza. Ecco perché ancora una volta la parola passerà ai tribunali. Questa volta, però, coinvolgeremo oltre al sindacato le scuole autonome nel ricorso per far sentire la loro voce”, conclude il presidente nazionale Anief e Udir.
IL RICORSO DELLA TOSCANA
I contenuti della delibera sono stati illustrati oggi, alla presenza del presidente della Regione Eugenio Giani: la norma, è stato spiegato, riduce in modo unilaterale gli organici dei dirigenti scolastici, costringe a fare accorpamenti fra istituti. Gli effetti pratici del dimensionamento avranno effetto dal 2024/25 ma si faranno sentire già a settembre 2023 si prevedono le prime fusioni: il 70% si concentrerà nel Mezzogiorno, in particolare Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna. Ma anche in Toscana, dove si vuole subito stoppare il provvedimento.
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