Precariato

In attesa della sentenza della Corte di giustizia europea, prevista nel 2014, sulla compatibilità della normativa italiana rispetto al diritto dell’Europa unita, su cui l’Ue ha già presentato osservazioni scritte, salgono le quotazioni di una multa “salatissima” che arriverà al nostro Paese: fino a 8 milioni di euro.

A un anno esatto di distanza dalla presentazione di migliaia di denunce agli uffici di Bruxelles e di Strasburgo, l’azione dell’Anief produce dei primi importanti risultati concreti: l’Ue si avvia infatti a chiedere il conto per la mancata giustificazione del governo italiano a proposito della procedura di infrazione avviata nei confronti dell’Italia per l’abuso dei contratti a tempo determinato. E sarà un conto davvero salato: forse anche 8 milioni di euro, il massimo consentito per questo genere di abusi.

Il motivo è nella violazione della normativa comunitaria sulla reiterazione dei contratti a termine, in particolare nella scuola, dove diverse decine di migliaia di docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari vengono ogni anno, per cattiva prassi, prima assunti e poi licenziati in estate. In corrispondenza del termine delle lezioni. Stime attendibili indicano che complessivamente siano coinvolti oltre 130mila supplenti, tra docenti e Ata. E ciò malgrado abbiano ampiamente superato la soglia dei tre anni di servizio, anche non continuativo, indicata nella Direttiva 1999/70/CE come quota lavorativa minima per accedere all’assunzione a titolo definitivo. Quel che fa scalpore è che a rinnegare una legge prodotta dallo Stato italiano - il decreto legislativo 368 del 2001, in particolare l’articolo 5 - nata proprio per recepire le indicazioni della normativa comunitaria, sia chi debba difenderne il rispetto.

In ogni caso, stavolta qualcosa di importante si sta muovendo: solo alcune settimane fa, la Direzione Generale occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea, pur ricordando di non poter intervenire direttamente nei singoli casi, ha chiesto agli interessati di inviare una serie di informazioni aggiuntive. Proprio per valutare l’ipotesi di proseguire l’iter in sede europea, utili in riferimento alla procedura di infrazione già in corso o per l’apertura di ulteriori procedimenti a carico dello Stato italiano.

Ha quindi fatto bene l’Anief a continuare a tenere alta la “guardia”. Continuando a realizzare, rivolgendosi alle istituzioni nazionali e sovranazionali, quel pressing iniziato nel gennaio del 2010, ripreso allora anche dalle pagine del quotidiano “la Repubblica”. Recentemente, ha ben fatto, sempre il giovane sindacato, a predisporre per gli interessati un modello di risposta, corredato di allegati, da inviare alla Commissione. Al fine di integrare quella denuncia presentata un anno fa direttamente dal presidente dell’Anief, Marcello Pacifico.

“Si tratta – ricorda lo stesso Pacifico - di una serie di osservazioni che il sindacato utilizzerà a supporto delle cause che saranno discusse alla Corte di giustizia europea di Lussemburgo, probabilmente già nel primo semestre del 2014, sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell'Unione, su cui la stessa Ue ha già presentato diverse osservazioni scritte”. E sempre la Commissione europea ha di recente sottolineato che “la direttiva chiede che si adottino delle misure e la Commissione le sta aspettando da parte dell'Italia”. “A questo punto è evidente che la controffensiva dell’Anief – ha commentato ancora il suo presidente – ha raggiunto il risultato atteso: se il nostro Paese vuole stare in Europa deve per forza di cose rispettare le procedure che Bruxelles impone sul diritto del lavoro e sulle assunzioni dei suoi cittadini”.

In queste ultime ore anche la stampa ha dato risalto al crescente rischio che potrebbe costare all’erario, quindi ai cittadini italiani, il mancato adeguamento dell’Italia alle direttive europee che limitano l'abuso dei contratti a tempo determinato: per il mancato rispetto della direttiva sul lavoro a tempo determinato nella scuola, il nostro Paese rischia di vedersi inflitta dell’Europa una multa storica. Per la portata economica, ma anche per i contenuti che faranno sicuramente giurisprudenza in merito. Solo qualche giorno fa, sulla procedura di infrazione 2010-2124 che l’Europa ha aperto verso l’Italia si è parlato anche al Senato: uno specifico ordine del giorno del M5S è stato approvato dall’Aula di Palazzo Madama.

Le avvisaglie per l’emissione di una sentenza storica ci sono tutte. Significativo, in questo senso, è il monito della Commissione allo Stato italiano: deve assicurare stipendi uguali ai supplenti. Concedendo loro gli scatti automatici di stipendio, per il periodo di precariato e per i primo otto anni. Questo, ha detto la Commissione, per “dare più certezze visto che svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso che li lascia precari anche dopo tanti anni di lavoro continuativo”. Un concetto che sino ad oggi in Italia solo un sindacato ha espresso: l’Anief.

 

Nelle ultime ore è stata nuovamente inviata a Usr, Atp e dirigenti scolastici la nota con cui il Mef ha comunicato alla Ragioneria territoriale dello Stato che per quantificare le ferie da pagare al supplente occorre detrarre i giorni di sospensione delle lezioni. Anief ribadisce che siamo di fronte ad una posizione palesemente in contrasto con le indicazioni comunitarie e con la giurisprudenza nazionale. Ricorrere al giudice del lavoro è ancora possibile.

Tra i supplenti annuali della scuola sta creando non poco disorientamento la posizione di incomprensibile intransigenza assunta dal Ministero dell’Istruzione a proposito dei pagamento delle ferie non godute da parte del personale che nell'a.s. 2012/13 ha stipulato un contratto di supplenza fino al termine delle lezioni o al 30 giugno 2013. Nelle ultime ore, infatti, il Miur ha inviato di nuovo la nota Mef del 4 settembre 2013 a tutti gli Uffici scolastici regionali, gli Ambiti Territoriali Provinciali e Dirigenti Scolastici: nella nota si comunicava alla Ragioneria territoriale dello Stato, dopo il quesito espresso proprio da quest’ultima, che per quantificare le ferie da pagare al supplente occorre detrarre i giorni di sospensione delle lezioni.

Il Miur ha di fatto ribadito ai suoi uffici periferici e dirigenti responsabili degli oltre 8mila istituti scolastici che prima di monetizzare le ferie dei supplenti occorre scorporare i giorni di lavoro effettivamente svolti a scuola da tutti i periodi di vacatio didattica: dalle vacanze di Natale a quelle di Pasqua, ma anche le sospensioni delle lezioni per l'organizzazione di attività non prettamente scolastico-formative. Come l’attivazione dei seggi elettorali o lo svolgimento di pubblici concorsi.

Anief, a sua volta, ribadisce che questa scelta del Ministero dell’Economia, derivante da un’interpretazione assolutamente parziale dell'art. 54 della Legge n. 228/12, è in palese contrasto con la Direttiva Comunitaria n. 2033/88. Oltre che con la giurisprudenza nazionale. Secondo la quale, al fine dalla quantificazione corretta dei giorni di ferie da assegnare a ogni lavoratore non di ruolo, va necessariamente computato l’intero periodo lavorativo svolto. Fermo restando che in tutti quei casi in cui i giorni di ferie non sono stati fruiti, vanno necessariamente quantificati e pagati (formula della modalità sostitutiva). È evidente, dunque, che i giorni di sospensione delle lezioni incidono sulla quantità delle ferie da monetizzare ai supplenti temporanei in servizio nell’anno scolastico 2012/13.

“La posizione del Ministero dell’Economia, ora ‘raccolta’ dal Miur, – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - non solo risulta quindi in palese contrasto con il dispositivo previsto in Europa, ma anche con le varie decisioni assunte dal giudice nazionale su casi simili: in passato, ad esempio, è stato stabilito che non si può ridurre il monte ore delle ferie dei lavoratori della scuola sottraendo dal computo il numero di giorni che il dipendente ha passato nello stato di malattia”.

Ancora una volta l’amministrazione scolastica viola un articolo della Costituzione, nella fattispecie il 36, per fare “cassa” ai danni dei suoi dipendenti. Anief non permetterà che questo accada: conferma, pertanto, l’impugnazione al giudice del lavoro dei mancati pagamenti delle ferie non fruite ‘in toto’. Per aderire al ricorso si può inviare una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per approfondimenti:

Stavolta è il Mef a sbagliarsi sulla quantificazione delle ferie dei supplenti temporanei nell’anno scolastico 2012/13: non possono essere sottratti dal computo i giorni di sospensione delle lezioni

 

Altrimenti se ne occuperà Corte Ue: questa situazione è contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato. Pacifico (Anief-Confedir): dopo la messa in mora dell’Italia, quello giunto oggi è un altro segnale importante verso la stabilizzazione di oltre 137mila supplenti.

Esulta l’Anief assieme ai 137mila docenti e Ata supplenti annuali della scuola italiana: oggi la Commissione Ue ha infatti inviato all'Italia un altro altolà sulla perdurante discriminazione degli insegnanti e del personale precario della scuola pubblica sul fronte del mancato adeguamento dello stipendio al personale di ruolo. Secondo la Commissione Ue, che da tempo ha avviato contro l’Italia una procedura d’infrazione, lo Stato deve assicurare stipendi uguali ai supplenti. E, nel contempo, “dare più certezze visto che svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso che li lascia precari anche dopo tanti anni di lavoro continuativo”.

La Commissione Ue ha anche ricordato che si tratta di supplenti “impiegati con contratti a termine ma 'continuativi', per molti anni, che li lasciano in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri”. E questa situazione “è contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato”. A questo punto, l'Italia ha due mesi di tempo per rispondere a Bruxelles altrimenti la Commissione la porterà dinanzi alla Corte Ue.

Ancora una volta la Commissione Ue dimostra il proprio interesse per le vicende della scuola italiana che, in violazione della Direttiva 1999/70/CE, continua a mantenere in stato di precarietà centinaia di migliaia di docenti e Ata, senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione sarebbe compromesso. E non a caso, solo poche settimane fa, la Direzione Generale occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea – pur ricordando di non poter intervenire direttamente nei singoli casi – ha chiesto agli interessati di inviare una serie di informazioni aggiuntive proprio per valutare l’ipotesi di proseguire l’iter in sede europea, utili in riferimento alla procedura di infrazione già in corso o per l’apertura di ulteriori procedimenti a carico dello Stato italiano. Le cui avvisaglie sono giunte nelle ultime ore.

La richiesta della Commissione Ue conferma, dunque, che ha fatto bene l’Anief a presentare un anno fa a Bruxelles e Strasburgo, attraverso il proprio presidente, Marcello Pacifico, una denuncia, a nome di migliaia di precari, proprio per la reiterata violazione nel pubblico impiego della direttiva comunitaria 1999/70/CE, rifiutando in tal modo di sentenza della Cassazione che, avallando la Legge 106/2011, aveva di fatto derogato lo Stato italiano dell’adottare le indicazioni Ue sulla stabilizzazione e parità di trattamento dei precari con oltre 36 mesi di servizio.

E sempre ANIEF ha ben fatto, alcune settimane fa, a predisporre un modello di risposta, corredato di alcuni allegati, da inviare alla Commissione al fine di integrare la denuncia fatta negli scorsi mesi. Si tratta di una serie di osservazioni che il sindacato utilizzerà a supporto delle cause che saranno discusse alla Corte di giustizia europea sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell'unione, su cui la Ue ha presentato osservazioni scritte.

“L’invito giunto oggi dalla Commissione Ue – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – conferma che l’iter di adeguamento del nostro Paese alla normativa europea in materia sta procedendo: dopo la messa in mora dell’Italia in merito alla procedura 2124/10 relativa al personale Ata della scuola, quello giunto oggi è un ulteriore segnale importante. L’equiparazione stipendiale, infatti, è fondamentale anche ai fini della stipula dei contratti su tutti i posti vacanti, sino al 31 agosto, e verso la stabilizzazione degli oltre 137mila supplenti della nostra scuola”.

Per approfondimenti:

ANSA: Ue a Italia, basta discriminare insegnanti precari

 

Ennesimo scippo nei confronti del personale precario. Per Anief è illegittima la detrazione dei giorni di sospensione delle lezioni.

Per la quantificazione delle ferie dei supplenti nell’anno scolastico 2012/13 non possono essere sottratti dal computo i giorni di sospensione delle lezioni. Si tratterebbe di una posizione chiaramente in contrasto con le indicazioni comunitarie e con la giurisprudenza nazionale. ANIEF pronta a diffidare l’amministrazione per conto dei propri iscritti che non hanno ancora ricevuto il pagamento delle ferie o che hanno subito la decurtazione del pagamento sostitutivo. Invia la scheda dati a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per attivare la procedura.

La nota Miur del 13 novembre 2013

Il comunicato Anief con le indicazioni per chiedere il pagamento delle ferie non fruite nell’a.s. 2012/13

La scheda dati da compilare e inviare all’Anief

 

Il Governo adotta misure blande e continua a ignorare le direttive UE sulle assunzioni. Col risultato che in 12 mesi i supplenti annuali sono aumentati del 10%: oggi sono 122mila insegnanti e 15mila tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. Senza contare le decine di migliaia di contratti stipulati per supplenze brevi. Nessun comparto lavorativo annovera numeri di questa portata. E nel futuro? Non cambierà nulla.

L'esercito di precari della scuola diventa sempre più grande: gli ultimi dati nazionali, forniti da Orizzonte Scuola, indicano che all'inizio di quest’anno scolastico sono stati sottoscritti 136.896 contratti di supplenza annuale. Si tratta di un numero altissimo, che sovrasta quello di qualsiasi altro comparto lavorativo. Anche nel pubblico impiego, dove rappresentano ben oltre la metà dei circa 250mila complessivi. Nella scuola, inoltre, sono in sensibile crescita: lo scorso anno le supplenze annuali assegnate in tutte le scuole furono poco più di 126mila. Senza contare che si tratta di numeri in ‘difetto’: non contemplano, infatti, le decine di migliaia di contratti stipulati per le supplenze brevi.

Il sindacato reputa questi dati sintomatici: dimostrano che la situazione del precariato nella scuola italiana è tutt’altro che indirizzato verso una soluzione. Nonostante in sei anni siano stati tagliati 200mila posti - tanti erano stati i dipendenti in più a votare in occasione delle elezioni Rsu del 2006 rispetto a quelli del 2012 - , continua infatti a rimanere altissima la percentuale di precari: 122 mila insegnanti e 15mila tra amministrativi, tecnici ed ausiliari.

Inoltre, nei prossimi anni la situazione è destinata a rimanere tale. E ciò nonostante le oltre 60mila immissioni in ruolo a costo zero previste dal decreto Istruzione nel prossimo triennio, sempre se confermate di anno in anno dal Mef: siccome i pensionamenti previsti nello stesso arco di tempo corrispondono ad un numero analogo (circa 20mila l’anno), tutto questo significa che le assunzioni serviranno a coprire a stento il turn over. Lasciando immutato il numero di precari.

“Di fatto – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – lo Stato italiano continua a lasciare inalterato il numero di dipendenti a tempo determinato in servizio su posti liberi. A tal proposito, va ricordato che tra i docenti le cattedre vacanti, quindi da assegnare sino al 31 agosto, sono molte di più delle 15mila affidate all’inizio di quest’anno scolastico”.

“Basti pensare alle decine di migliaia di docenti che hanno ottenuto il trasferimento lasciando ‘scoperto’ il loro posto. Ma anche ai 46.818 di sostegno, oggi collocati al 30 giugno, che lo stesso Parlamento ha deciso di collocare gradualmente nell’organico di diritto. Le supplenze sino al termine delle lezioni, del resto, vanno assegnate solo qualora esista un titolare della cattedra: in caso contrario – conclude Pacifico - bisogna fare ricorso, come sempre consigliato dal nostro sindacato”.

La mancanza di volontà nel risolvere la piaga del precariato della scuola, inoltre, cozza con le indicazioni della Commissione UE che proprio di recente si è espressa sulla questione: non possono, infatti, le ragioni finanziarie dello Stato giustificare l’abuso dei contratti a termine nel settore pubblico e in particolare in quello scolastico. Così, se anche la Corte di Lussemburgo dovesse confermare questa posizione, quanto stabilito dalla Cassazione con la legge 106/2011 sarebbe superato. Con migliaia di precari che potrebbero finalmente ottenere la stabilizzazione o cospicue sentenze risarcitorie dai tribunali del lavoro italiani.

Per approfondimenti:

Per la Commissione UE la normativa italiana sui precari viola la direttiva comunitaria

Ricorso Scatti - La Corte d’Appello di Ancona rigetta gli appelli MIUR: gli argomenti addotti contro le sentenze ottenute dall'ANIEF ‘sono palesemente fallaci e smaccatamente infondati’

Precari: ricorsi per ottenere la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e/o il risarcimento del danno