DEF – Bonus 80 euro, insegnanti beffati anche stavolta: la maggior parte non prenderà nulla

Lo stipendio medio di chi opera nella scuola è di circa 29.500 euro, quindi superiore alla soglia massima di chi beneficerà degli sgravi fiscali.

Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: per docenti e Ata servono risorse vere, basta con le elemosine

Gli sgravi Irpef approvati oggi dal Consiglio dei Ministri, attraverso il Decreto “sicambiaverso”,possono essere un buon viatico per l’adeguamento degli stipendi dei lavoratori italiani. Ma per i dipendenti pubblici, in particolare per quelli della scuola, rappresentano l’ennesima beffa: il 60% dei docenti ha infatti oltre 50 anni, tanto che secondo l’ultimo ‘Conto annuale’, realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato (pag. 49), la media degli stipendi di docenti e Ata è pari 29.548 euro, quindi al di fuori del bunus previsto dal Governo. In pratica alla gran parte del personale della scuola non andrà un euro di aumento.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “già gli 80 euro lordi di aumento massimo non sarebbero bastati a coprire quattro anni di blocco contrattuale e la perdita del potere di acquisto degli ultimi 7 anni. È sempre più evidente che per chi opera nella scuola il Governo deve trovare risorse aggiuntive. Ma siccome non si riescono a trovare nemmeno quelle per coprire gli scatti automatici del 2012 c’è poco da rallegrarsi”.

Se si dovessero adeguare gli stipendi al solo costo dell’inflazione certificata nel periodo 2007-2013, il sindacato Anief ha calcolato che bisognerebbe assegnare a docenti e Ata una media di 120 euro lordi al mese dall’anno scolastico 2006/07. Ma se si dovessero rapportare gli stipendi a quelli dei colleghi OCDE, a parità di lavoro nelle superiori, da quando è stato bloccato il contratto, la cifra quintuplica perché a fine carriera gli stipendi dei nostri insegnanti sono inferiori di 8.000 euro.

“La verità – continua il sindacalista Anief-Confedir – è che non servono elemosine, ma soldi veri. Altrimenti chi opera nella scuola, ad iniziare dagli insegnanti, è destinato ad essere sempre più proletarizzato. Se si fossero applicati i parametri europei nella paga dei nostri insegnanti da quando è stato bloccato il contratto e si fossero adeguati gli stipendi al costo dell’inflazione, il Governo avrebbe dovuto mettere nelle finanziarie, per onorare il contratto, almeno 25.000 euro di arretrati per ciascun insegnante. Più un incremento mensile lordo di oltre 600 euro per parametrarli al resto dell’area Ocde”.


18 aprile 2014
Ufficio Stampa Anief
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