Con questa figura, l’Amministrazione vorrebbe promuovere nelle scuole la mobilità sostenibile per fare in modo che anche l’agire quotidiano della comunità scolastica possa contribuire a raggiungere attività utili a favorire la mobilità sostenibile. Secondo il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, le linee guida contengono contraddizioni irrisolte e fondi inadeguati. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “L’amministrazione ci ripensi: anche noi abbiamo subito espresso una posizione simile a quella del Cspi. Questa figura è inappropriata per mancanza di economie specifiche, dell’esonero dal servizio e dalla responsabilità per mansioni svolte al di fuori della competenza scolastica. Ma anche per la discrepanza tra esigenze di spazi e tempi per il distanziamento anti Covid19, oltre che per la necessità di diminuire l’impatto ambientale limitando il numero di mezzi pubblici: tutto ciò rischia infine di creare un sovraccarico di lavoro non retribuito e non riconoscibile che dovrebbe essere invece a capo degli Enti Locali”.
Sulla figura del Mobility Manager scolastico, dopo il sindacato anche il Cspi dà parere negativo: il parere n.67 del 23 novembre, l’organo di garanzia dell'unitarietà del sistema nazionale d'istruzione rileva, in premessa, che anche in questo caso l’individuazione di figure specifiche nelle scuole è una risposta alle “più diverse problematiche sociali e/o culturali che si sostanziano poi in interventi normativi”, andando a produrre un proliferare di ruoli come “mero e formale adempimento rischiando di vanificare una efficace cultura del risultato”. Inoltre, essendo progetti e soluzioni operative già esistenti e legate a un consolidato e, spesso innovativo, rapporto tra le scuole e gli Enti Locali; sempre il Cspi non ravvede la necessità di ricorrere all’introduzione di questa nuova figura.
Infine, il Cspi rileva che “i compiti e gli obiettivi previsti dalla norma per la figura del mobility manager non sono in generale compatibili con l’attribuzione dell’incarico ad un docente su base volontaria”, richiamando, invece, la necessità di ricorrere a una serie di competenze e conoscenze che per di più andrebbero verificate, ventilando al Ministero la possibilità di prevedere “una figura esterna (o interna, se disponibile, sul modello del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) che fornisca una specifica collaborazione a supporto della scuola, dotata delle suddette competenze, formata e adeguatamente retribuita”
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