Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che l’Italia sul Covid ha adottato le misure più restrittive dell'occidente che però non hanno impedito i risultati peggiori in termini di morti e contagi. Pertanto, qualcosa non ha funzionato. Di conseguenza, il nuovo Governo non intende replicare quel modello. Per Anief ha pienamente ragione: “l'informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più efficaci della coercizione”, dice oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale del giovane sindacato della scuola.
“Università e scuola risultano al centro dell'azione di Governo perché ritenute risorse strategiche? Bene, Anief è d’accordo con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Siamo dunque pronti a discutere a Palazzo Chigi i dossier più urgenti per i nostri giovani e per i nostri insegnanti, a partire dalla garanzia dei salari e dalle tutele dei decenti e di tutto il personale scolastico”: a dichiararlo è oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando il voto di fiducia a seguito della relazione programmatica della premier Giorgia Meloni alla Camera.
“Il nuovo Governo comincia a parlare di scuola e di valorizzazione docenti, ma non sembra ancora avere le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere: perché si parla genericamente di ringraziare i nostri insegnanti garantendo loro il salario? Il tempo delle pacche sulle spalle è terminato, ora è arrivato quello degli aumenti a tre, anzi a quattro zeri, delle assunzioni dei precari storici, degli organici da aumentare: incontriamoci e parliamone”. L’ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando il discorso programmatico alla Camera dei Deputati del premier Giorgia Meloni e le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in occasione del dibattito sulla fiducia.
Con la costituzione del nuovo Governo e ministro dell’Istruzione, torna in primo piano il rinnovo del contratto scuola, scaduto da 46 mesi: si tratta, ricorda oggi il Sole 24 Ore, dell’unico contratto del pubblico impiego non ancora rinnovato. Un rinnovo che vale oltre 2 miliardi e bisogna considerare anche i 5 miliardi di arretrati. Il quotidiano economico scrive che è uno degli ultimi atti del ministro Bianchi è stato quello di spostare i 340 milioni destinati alla valorizzazione della professione insegnante sul rinnovo contrattuale. Quindi, si domanda cosa farà, adesso, il ministro dell’Istruzione e del Merito: girerà le risorse nel contratto nazionale o andrà allo scontro con i sindacati. Intanto, i 340 milioni sono al momento bloccati, fermi sul parere del Ministero dell’Economica che tarda ad arrivare. Sempre secondo quanto segnala il Sole 24 Ore, le perplessità tecniche e politiche sul cambio di destinazione del fondo da 340 milioni sono parecchie. Spunta una terza via, scrive sempre oggi Orizzonte Scuola, cioè quella di far passare l’attribuzione dei fondi del contratto da un vincolo di destinazione al salario accessorio, in base ai criteri di distribuzione che la stessa intesa tra Governo e sindacati dovrebbe disciplinare.
“La scuola merita molto più rispetto, attenzione, ascolto e finanziamenti di quanto è stato fatto sino ad oggi. Perché dobbiamo portare tutti i ragazzi al successo formativo e sconfiggere la dispersione scolastica, facendo in modo che tutti possano arrivare a un buon livello di conoscenze e competenze: è un diritto degli studenti dei cittadini. Se è questo il senso del nuovo ministero dell’istruzione e del merito, va bene, ma lo vogliamo vedere nei fatti. Apriamo i dossier, incontriamoci, ci sono cose molto urgenti da affrontare e per le quali attuare dei primi provvedimenti: per la scuola, ad esempio, c’è il problema dell’organico aggiuntivo, del precariato, del contratto scaduto da 46 mesi, con l’inflazione 10 punti sopra e le regole da rivedere”.