Nuova vittoria Anief presso il Tribunale del Lavoro di Termini Imerese (PA) che emana due sentenze impeccabili e di pieno accoglimento con cui conferma che il servizio svolto nelle scuole paritarie deve essere riconosciuto e valutato nelle procedure di trasferimento. Anief conferma i ricorsi per l'accesso al concorso riservato 2018 anche con 2 anni di servizio nelle scuole paritarie.
Nuovo colpo di scena sul fronte della riforma pensionistica: il Governo continua a promettere ma non legifera, così i lavoratori pubblici che maturano il diritto ad andare in pensione anticipata a 62 anni entro quest’anno potranno avere l'assegno solo a partire dal primo luglio 2019. È evidente che, se le cose stanno così, il motivo è nella mancata copertura finanziaria necessaria. Cosa succederà nella scuola dove i requisiti si maturano fino al 31 agosto? Di sicuro, la norma per Anief non rispetta la Costituzione: dopo aver lavorato una vita non si può essere trattati e illusi in questo modo.
Il Ministro dell’Istruzione vuole rendere l’insegnamento a scuola una missione che prevarica tutti gli altri diritti dei cittadini che hanno questa ambizione. A breve, chi vorrà fare il docente dovrà prima fornirsi di domicilio professionale: è questa la “patente” che servirà, assieme al titolo di studio, per presentare domanda di accesso ai nuovi concorsi ordinari. E le regole varranno per tutti, anche per i precari storici, che dopo anni e anni di supplenze dovranno adattarsi. L’intento del Ministro appare chiaro: si vogliono selezionare i precari e usarli all’uopo, costringendoli a rimanere per diversi anni, almeno cinque, senza nemmeno la possibilità di presentare domanda di mobilità provvisoria. Anief dice no: non è colpa dei precari se hanno servito il Paese, spesso lontani da casa, in un sistema che ha sempre tenuto un posto su dieci vacante per ragioni di finanza pubblica. Si facciano allora organici differenziati, favorendo il gap con il Centro-Sud del Paese, così da agevolare la mobilità, la ricerca del lavoro, la tutela della famiglia e il diritto all'istruzione, principi costituzionalmente protetti. Non possono essere gli insegnanti, studenti e famiglie a pagare le scelte sbagliate del legislatore.
Colpo di scena per la riforma delle pensioni: nella legge di bilancio non ci sarà il dettaglio del funzionamento, ma solo le coperture finanziarie; per le modalità per andare in pensione con quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) bisognerà attendere un decreto ad hoc di cui ancora non si conoscono le tempistiche. E la scuola è uno dei motivi del rinvio, perché si andrebbe incontro ad un sicuro mancato turn-over. Anche se poi i docenti già selezionati e formati ci sono. Secondo Anief tutto questo è sconcertante: prima la scoperta che l’annunciata quota 100 in quanto pensione anticipata rispetto al sistema contributivo avrebbe portato fino a 500 euro di riduzione dell'assegno, ora il rinvio della controriforma per evitare l'esodo e garantire il reddito di cittadinanza. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): basta annunci, si vada in pensione a 63 anni o con 37 di contributi ma senza penalizzazioni, così come promesso dal governo e ribadito nel programma M5S-Lega.