Con il via libera di poco fa dell’Aula di Palazzo Madama, tra urla e cori da stadio, per la scuola si è riusciti nell’impresa di peggiorare l’esito sorprendente e infausto della sentenza del Consiglio di Stato che il 20 dicembre scorso, in adunanza plenaria, sconfessando ben otto espressioni opposte, ha sancito che i maestri con diploma magistrale non potevano più stare nelle GaE: anziché ripristinare le “finestre” del 2008 e del 2012, con questo decreto il Parlamento ha deciso, di fatto, di licenziare di decine di migliaia di maestri, sbarrare la porta a più di altri 100 mila e aprire ad un concorso straordinario per appena 12 mila posti che darà il la all’ennesima corsa all’impugnazione in tribunale per via dell’esclusione di svariate tipologie di docenti abilitati, con servizio svolto, ma incomprensibilmente esclusi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Quella che poteva essere la vera soluzione al problema della supplentite in Italia, è stata votata positivamente l’altra settimana dagli stessi senatori, sempre nell’Aula di Palazzo Madama, con l’emendamento LeU al decreto Milleproroghe che apre le GaE a tutti gli abilitati, anche Tfa e Pas. Solo che sullo stesso emendamento, approvato ieri in prima lettura assieme al decreto, ci sono da vagliare le dichiarazioni contrarie da parte di alcuni esponenti del Governo in carica che pongono dei dubbi sulla conferma della sua modifica alla Camera a metà settembre. Eppure, quell’emendamento rimane l’unica possibilità per uscire dall’attuale situazione di blocco, visto che la soluzione approvata con il decreto Dignità, di introdurre un concorso, definito straordinario non si comprende per quale motivo, va a stabilizzare nemmeno un decimo degli interessati. Oltre che contemplare una serie di contraddizioni al suo interno, anche sottolineate dal Servizio Studi del Parlamento: nei rilievi mossi dagli esperti parlamentari e costituzionalisti, figura non solo l’insensata esclusione degli abilitati con servizio svolto nelle paritarie, ma anche l’inconcepibile assenza di considerazione per la stragrande parte dei maestri con diploma magistrale con contratto fino al 30 giugno 2018, ben 43 mila. Essi si troverebbero subito a spasso, perché anche esclusi dalla possibilità di stipulare un contratto a tempo determinato fino al termine delle prossime attività didattiche. Tagliare fuori a priori così tanti docenti, lasciandoli per strada benché vi siano i posti liberi per accoglierli e che sarebbe pure problematico coprire con altro personale, la dice lunga sulla lungimiranza con cui Governo e Parlamento hanno approvato questa disposizione. È l’ennesima contraddizione che ci ha convinti a proclamare lo sciopero e una manifestazione nazionale per il prossimo 11 settembre, nel giorno dell’avvio dell’esame dell’emendamento LeU a Montecitorio: ultima speranza per salvare la scuola dal baratro.