Dovranno partecipare ai corsi anche i supplenti annuali. Anief: ribadito il no all’obbligatorietà e alla formazione fuori dall’orario di servizio. Se il MI non torna sui propri passi si rischia un contenzioso massiccio
Dovranno partecipare ai corsi anche i supplenti annuali. Anief: ribadito il no all’obbligatorietà e alla formazione fuori dall’orario di servizio. Se il MI non torna sui propri passi si rischia un contenzioso massiccio
Nel bocciarlo, il Tribunale regionale ha anche censurato gli atti amministrativi che avrebbero portato a un taglio negli organici di 5 mila insegnanti per ragioni finanziarie, oltre che l'introduzione di un nuovo modello del piano educativo individualizzato privo di regole sulle nuove certificazioni, l'esclusione di famiglie e di esperti dal GLO. Anief rilancia la decima edizione della campagna gratuita #nonunoradimeno, al fine di garantire ad ogni alunno con disabilità le ore settimanali di sostegno richieste dalle scuole come da consolidata giurisprudenza.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la politica dei tagli e delle regole non concertate ha trovato ancora una volta la barriera del giudice: non si possono imporre nuove norme, orientate al risparmio, alla burocratizzazione delle certificazioni e alla medicalizzazione dell’offerta formativa, come ha fatto il ministero dell’Istruzione. La sentenza del Tar del Lazio – conclude il sindacalista autonomo - deve fare riflettere chi governa la scuola in modo unilaterale e senza pensare alle conseguenze di quello che porta avanti”.
A questo punto, servono urgenti chiarimenti da parte dell’amministrazione centrale, perché “non esiste più il nuovo modello di Pei – scrive la stampa specializzata -, perché le scuole si troveranno davanti alla difficoltà di applicazione della norma. Ci si chiede se adesso ci troveremo di fronte ad un vuoto normativo su una questione importante. Tanto più che entro fine di ottobre, in base al dl 76 del 2017, le scuole avrebbero dovuto approvare i nuovi modelli”.
Anief: lo abbiamo denunciato, inutile il green pass, per questo abbiamo scioperato; fino a quando non si sdoppiano le classi, il ritorno in presenza sarà insicuro e poco sostenibile in assenza del rispetto delle regole sul distanziamento. Servono test salivari periodici e domestici e una nuova politica di tracciamento dei contagi.
Hanno un nome le tre scuole dell’Alto Adige dove in alcune classi è già tornata la didattica a distanza, per casi di positività tra alunni oppure professori, pochissimi giorni dopo l’inizio delle lezioni in presenza: gli istituti dove le classi sono state messe in quarantena si trovano a Bolzano e sono frequentate da alunni che vanno dalla primaria alle medie. Comincia ad essere evidente che le rassicurazioni del ministro dell’istruzione sul mantenimento delle attività didattiche in presenza, senza tornare alla dad, debbano fare i conti con delle varianti del virus particolarmente potenti, ma soprattutto con l’inerzia di chi governando la scuola aveva la possibilità di aumentare gli spazi delle aule, dimezzare il numero di alunni per classi, incrementando invece quello di docenti e personale Ata. Tutto questo non è stato fatto e la dad è la conseguenza naturale.
“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che venendo meno il distanziamento minimo tra gli allievi, ci ritroviamo con una sicurezza inferiore all’anno passato. Perché il vaccino non scherma in maniera assoluta dai contagi, mentre è inevitabile che i rischi di contrarre il Covid siano altissimi rispetto agli attuali spazi. Le condizioni di sicurezza non possono essere solo legate alla mascherina e alla vaccinazione di un quinto delle persone - tra alunni, docenti e personale - che stazionano a scuola per diverse ore al giorno. Si era parlato molto anche di sistemi di aerazione meccanici, che avrebbero permesso un ricambio d’aria maggiore, ma nemmeno questo è stato fatto, tranne in rarissimi casi. Anche i tamponi diagnostici per i non vaccinati sono stati depotenziati. E pure i monitoraggi, da realizzare con i test salivari su alunni e personale, non decollano: si realizzeranno per iniziative degli enti locali, creando pure discriminazione tra studenti e personale. Noi continuiamo a denunciare queste scelte sbagliate: ecco perché anche oggi – conclude Pacifico - scioperiamo in 5 regioni, sempre nel primo giorno di scuola”.
Dal ministro dell’Istruzione giungono parole di apprezzamento per come sono state gestite quest’anno le cattedre senza docenti e personale Ata di ruolo: “Quest’anno – ha detto ieri sera il professore Patrizio Bianchi durante la trasmissione Porta a Porta su Rai Uno – abbiamo anticipato l’entrata in ruolo. Ne abbiamo fatti 60mila, l’anno scorso erano 19mila. E le abbiamo anticipate a inizio agosto. Abbiamo avuto un mese per fare tutte le nomine degli incarichi delle supplenze annuali. Abbiamo fatto – ha aggiunto il ministro – una piattaforma che ci permette di avere il quadro di tutto il Paese, scuola per scuola, classe per classe”.
Marcello Pacifico (Anief): “Quella raffigurata dal ministro dell’Istruzione è una realtà che non tiene conto della piaga del precariato. Come si fa a fare finta che non esistono svariate decine di migliaia di supplenti utilizzati annualmente, titolati, formati sul campo? Perché si ignora la risoluzione dell'Unione europea del 2018 che impegna la Commissione a trovare delle soluzioni sull’abuso di precariato, come pure una sentenza della Corte di Giustizia UE che Anief ha ottenuto con un reclamo collettivo nel 2020, sempre sulla stessa pratica tutta italiana? Riteniamo che piattaforme e algoritmi debbano servire per portare in cattedra i tanti precari con 24-36 mesi di servizio svolto, altri. Riteniamo inaccettabile che anche in tempo di Covid si debba continuare a fare i conti con l’organico di diritto e quasi 90mila posti in deroga su sostegno. Sono delle cattedre astutamente collocate dal legislatore in quel modo per far risparmiare lo Stato, ma non fanno il bene della scuola e degli alunni. Ecco perché Anief continua a stare in sciopero, anche oggi in 5 regioni”.
Domani prende il via la scuola in Campania, Liguria, Marche, Molise e Toscana e dopodomani in Friuli Venezia Giulia e Sicilia. Si tratta del ritorno alle lezioni di oltre due milioni di alunni. Anche per loro l’inizio delle lezioni non è assicurato. Il personale scolastico potrebbe infatti aderire allo sciopero Anief, che nelle altre regioni ha creato diversi problemi, con alcuni istituti scolastici che nemmeno hanno aperto proprio a causa dell’alto numero di docenti e Ata che hanno deciso di incrociare le braccia nel primo giorno di scuola. Anief, quindi, conferma la protesta nazionale, a seguito della linea dura intrapresa dal Governo verso il personale privo di Green Pass e la decisione di continuare ad eludere, in piena pandemia, i problemi veri che imperversano nelle nostre scuole e non permettono lo svolgimento di una didattica sicura ed efficace: nessun distanziamento garantito, anche per la decisione di far cadere il metro minimo imposto l’anno scorso, nessun dimezzamento di alunni per classe, come si continua a rimandare l’incremento delle aule, dei plessi scolastici, del personale, che perde anzi oltre 30mila unità rispetto a quello Covid del 2020/21.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Siamo sempre più convinti che occorreva organizzare classi con massimo 15 alunni per classe e ripristinare risorse umane e sedi scolastiche spazzate via dal dimensionamento approvato nel 2008, che ha portato via 4mila istituti, 200mila insegnanti e 50mila tra amministrativi, assistenti tecnici e collaboratori scolastici. Obbligare ora ad esibire il Green Pass è un palliativo che presto presenterà il suo conto, anzi già lo sta presentando perché la dad è già tornata in alcuni istituti dell’Alto Adige. Ecco perché abbiamo dato la possibilità di aderire al ricorso contro l’obbligo del Green Pass imposto al personale scolastico, prevedendo pure un nuovo ricorso rivolto solo al personale universitario. Per non parlare dell’obbligo, con multa, esteso ai genitori, anche quelli che entrano a scuola per un minuto. Sulla possibilità di utilizzare i tamponi salivari per monitorare alunni e personale, caldeggiata dall’Anief, invece ci sembra che ci sia l’assenso ma siamo in una situazione di stallo. Sui tamponi gratuiti per i lavortori non vaccinati, poi, si è allestito un mezzo teatrino, con negazione finale ai non fragili. Scioperiamo infine per i precari che hanno lavorato 24-36 mesi e che l’UE e la Corte di Giustizia europea dicono di stabilizzare, oltre che per degli stipendi che senza 300 euro di aumento rimangono clamorosamente bassi”.