Dall’Alto Adige giunge la notizia che alcune classi nei primissimi giorni di scuola sono state collocate in didattica a distanza: il governatore Arno Kompatscher ha preso questa decisione per casi di positività nelle classi ed evitare possibili focolai. L’incubo dad si materializza nonostante le rassicurazioni del ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi.
Anief ha sempre sostenuto che questo pericolo era incombente, poiché si è tornati in presenza a scuola senza le condizioni minime di sicurezza e in particolare senza aver provveduto ad ampliare gli spazi delle aule e dimezzare il numero di alunni per classi, aumentando nel contempo quello di docenti e personale Ata.
Sul possesso del Green Pass tra i lavoratori della scuola si sta creando un clima di tensione sempre più gratuito e fine a se stesso: lo conferma quanto accaduto in alcuni istituti, dove docenti e Ata sono stati allontanati da scuola nel corso della giornata lavorativa, dopo avere appurato che la certificazione, attiva al momento dell’ingresso a scuola all’inizio dell’orario di servizio, era poi scaduta nel corso della giornata. In questi casi, il personale interessato è stato intimato a lasciare i locali della scuola immediatamente, senza possibilità di completare l’orario di servizio della giornata. Il sindacato – che ha ricevuto diverse segnalazioni – ha deciso di scrivere all’amministrazione, in particolare al capo dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali e a quello per il personale scolastico, così da chiedere se la procedura di allontanamento del personale dopo regolare accettazione a scuola è corretta.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “quanto sta accadendo negli istituti scolastici, con il personale docente e amministrativo allontanato da scuola nel corso della giornata rappresenta il grado di confusione e di clima di caccia alle streghe che si è andati a realizzare sul Green Pass. Noi siamo i primi a rivendicare la sicurezza sul luogo di lavoro, ma non si può pensare di assicurarla semplicemente imponendo una certificazione illegittima e discriminante, senza preoccuparsi del contesto dove si fa formazione e del numero esagerato di alunni collocati in ogni aula. Fino a che si agirà in questo modo, guardando al dito e non alla luna, la scuola non decollerà mai verso quell’istruzione di qualità che tutti vogliamo e che l’Unione europea ci chiede di organizzare anche con i miliardi del Pnrr”.
La scuola rientra in presenza senza il distanziamento necessario, perché le scuole da quest’anno scolastico sono esentate dall’obbligo, e con i locali areati tenendo finestre e porte aperte. La conferma delle disposizioni è contenuta in una serie di FAQ prodotte oggi dal ministero dell’Istruzione: nello specifico, si spiega “è sempre raccomandato il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”, ma solo se “le condizioni strutturali-logistiche degli edifici non lo consentano”. Viene poi specificato che “la distanza fra la cattedra e i banchi rimane di due metri” e anche quella da “tenere durante lo svolgimento delle attività motorie”. Inoltre, il ricambio d’aria si realizza in modo del tutto naturale, con l’accorgimento di tenere aperte con maggiore frequenza, anche contemporaneamente, le finestre e le porte di accesso alle aule.
“Le lezioni sono iniziate o stanno iniziando in condizioni di sicurezza inadeguate – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché le indicazioni che giungono dal Ministero sono orientate a mantenere il distanziamento. La disposizione è ritenuta importante: una condizione confermata dallo svolgimento da remoto delle riunioni degli organi collegiali sino al termine dell’emergenza pandemica. Quello che è incomprensibile, è come mai le modalità che garantiscono la sicurezza di chi sta a scuola possono essere eluse qualora le aule siano piccole: una possibilità, a dire il vero, molto frequente nei nostri istituti scolastici, considerando che la media di ampiezza di un’aula è di 30-35 metri quadrati. Considerando che purtroppo è già una regola il mancato rispetto del DM del 18.12.1975, che prevede 1,80-1,90 metri quadrati ad alunno, ci stiamo avviando verso una sorta di pericolo di contagio legalizzato. Invece di produrre leggi più stringenti, ridurre gli alunni per classe, aumentare i plessi e gli organici del personale, continuiamo a produrre deroghe. Sperando che la buona stella e le finestre aperte tengono lontano Covid e dad”.
"Noi tutti aspettavamo questo momento, aspettavamo finalmente di rientrare in presenza, ma non possiamo più perdere altro tempo. Vogliamo segnalare al governo, con questo sciopero, la necessità di sdoppiare le classi, perché purtroppo la maggior parte degli studenti non è vaccinata e, quindi, vi sono classi sovraffollate che non sono a norma per quanto riguarda i distanziamenti". A sostenerlo, durante un’intervista all’agenzia Teleborsa, è stato Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief, nel giorno dello sciopero al ritorno a lezione in dieci Regioni, contro l'obbligo del Green pass e le scelte sbagliate sulla sicurezza, sulle classi e sugli organici. Secondo Pacifico, è giunto il momento di “riaprire quel dialogo col Governo, che non significa firmare patti e poi ignorarli, ma eseguirli e lavorare tutti insieme per migliorare il paese ed avere per una scuola più giusta, più sicura, più equa e più solidale”.
Oggi è ripresa la scuola in dieci regioni, con quasi 4 milioni di alunni tornati sui banchi: in molti casi, sono diverse le classi numerose che alzano i rischi di contagio e rendono la didattica difficile. Il ministero dell’Istruzione continua a ridimensionare il fenomeno, ma è inequivocabile che il numero degli alunni per classe rimane troppo alto. Ancora di più, perché il rischio contagio da Covid rimane alto e il Green Pass, contro cui Anief ha avviato più di un ricorso, non offre alcuna garanzia e perché nelle nostre scuole è vaccinato solo un individuo su cinque. Per questi motivi, il giovane sindacato ribadisce che è giunta l’ora di rivedere il rapporto alunni-docenti, con un ridimensionamento del numero di alunni collocati nella stessa classe, una maggiorazione importante del numero di aule e plessi, con parallelo incremento degli organici.
“La fine delle classi pollaio – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – non può prescindere dal cambiamento dei parametri che regolano i tetti numerici in vigore sulla formazione delle classi. È giusto di ieri la denuncia dell’associazione Cittadinanzattiva, secondo la quale in 17mila classi sono presenti più di 25 giovani iscritti, con netta prevalenza alle superiori: una realtà, che in tempo di Covid ha dell’incredibile, che si deve alla stretta impressa dal decreto legge 81 del 2009. Anief, tuttavia, ritiene che sia giunto il momento di prendere di petto la situazione, andando a risolvere il problema in modo strutturale e formando le classi con non oltre 15 alunni: il nostro Ufficio Studi ha calcolato che oltre l’80% delle classi supera questo parametro, perché su 366 mila classi, solo nel 15,9% dei casi si rispetta la norma sul distanziamento prevista dal Decreto Ministeriale del 18 dicembre del 1975. Quindi, solo andando ad imporre nuovi tetti numerici, si potrà arrivare all’obiettivo che porterà non pochi benefici anche per il miglioramento delle competenze acquisite, considerato che l’apprendimento è inversamente proporzionale al numero degli alunni collocati in ogni classe. Ecco perché – conclude Pacifico – abbiamo deciso di scioperare nel primo giorno delle lezioni, consapevoli che è stata una scelta difficile ma necessaria”.