Lunedì mattina sarebbero dovuti tornare a fare lezione in presenza, dopo la pausa estiva, circa il 50 per cento degli oltre otto milioni di studenti italiani: una parte di loro, però, non troverà i docenti. Ancora alcune decine di migliaia attendono di essere convocati e nominati, per i soliti errori dell’amministrazione che anziché assumere chi ha dimostrato sul campo e coi fatti di potere ricoprire il posto, decide di far prevalere la burocrazia e le scelte sbagliate sulle spalle dei cittadini. Tanti insegnanti, ma anche amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici, si fermeranno così volontariamente dal servizio: lo stop, proclamato a malincuore ma necessario, si attuerà nel giorno in cui tornaranno sui banchi, dopo quelli della Provincia autonoma di Bolzano, gli alunni di Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Nei giorni a seguire, fino al 20 settembre, la protesta si sposterà dove prenderanno il loro posto in aula pure tutti gli alunni delle altre Regioni e province autonome.
Tra i motivi che hanno portato il sindacato a proclamare lo stop delle lezioni e delle attività a scuola, c’è il contestatissimo obbligo di Green Pass per accedere negli istituti: un obbligo che prevede inaccettabili sanzioni per il personale che non si adegua, la concessione dei tamponi gratuiti solo ai lavoratori fragili secondo una successiva inaspettata nota ministeriale e la possibilità di utilizzare i tamponi salivari, dopo le pressioni dell’Anief, che però porterà al massimo monitoraggi a campione. A questo proposito, Anief ha deciso di posticipare al 17 settembre prossimo la data di adesione al ricorso contro l’obbligo del Green Pass imposto al personale scolastico. Inoltre, il sindacato ha introdotto un nuovo ricorso rivolto esclusivamente al personale universitario.
Secondo il presidente Anief, Marcello Pacifico, “illudere tutti che il Green Pass avrebbe potuto garantire la sicurezza per la salute a scuola, si rivelerà presto un boomerang, perché purtroppo in autunno – senza distanziamento, classi dimezzate, nuove aule e organici maggiorati - assisteremo di nuovo all’insorgere di focolai di contagio in classe. Per questo, non abbiamo firmato il protocollo sulla sicurezza negli istituti scolastici e abbiamo deciso di proclamare lo sciopero: tutti devono sapere che si sta andando nella direzione sbagliata”.