Sulla fase transitoria del reclutamento dei docenti precari della scuola, prevista dal Decreto Sostegni-bis approvato dal Governo, il Parlamento deve intervenire per cambiare il testo: a chiederlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel corso di un’intervista a Italia Oggi. “Va bene l’assunzione da Gps, però va attuata da tutte le graduatorie, non solo dalla prima, quindi anche dalla seconda fascia. Noi vorremmo, in pratica, che anche la terza fascia GI, che ora a livello provinciale è la seconda fascia Gps, fosse utile a questo scopo. E poi non si possono mettere dei ‘paletti’: perché per essere individuati come candidati per l’immissione in ruolo bisogna avere 36 mesi di servizio? E perché solo nella scuola statale?”, ha chiesto il sindacalista. Pacifico ha anche contestato la mancata considerazione, ai fini dell’individuazione per l’assunzione in ruolo, per diversi profili di precariato.
Il concorso straordinario della secondaria si conferma con un’alta percentuale di posti vacanti, pari a quasi il 30% dei partecipanti: finora sono state corrette poco più della metà delle prove scritte svolte e in termini assoluti i posti vacanti superano le 3mila unità, dice Tuttoscuola. La rivista specializzata si è anche soffermata sulle possibili “cause di insuccesso” avanzando “due ipotesi, complementari tra loro: l’eccessiva difficoltà dei quesiti e l’impreparazione di molti candidati. C’è anche un’altra possibile causa dietro quegli esiti negativi del concorso straordinario: il poco tempo a disposizione”. In effetti, come pure evidenziato dall’Anief in tempi non sospetti, “150 minuti, due ore e mezzo a disposizione secondo il bando, possono sembrare tanti, ma se servono a svolgere cinque mini-tematiche diverse e a scegliere le risposte esatte da un testo in lingua inglese possono diventare drammaticamente insufficienti”. I risultati degli scritti corretti fino ad oggi.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “questi risultati stravolgono la logica del concorso riservato. I 150 minuti massimi per rispondere a quesiti disciplinari complessi e ad ampio raggio, per molti sono diventati motivo di esclusione, tanto che a fine concorso straordinario potremmo arrivare a 8-10mila esclusi dopo avere partecipato alle prove. Una circostanza aggravata dal fatto che la soglia minima per ottenere l’idoneità è stata portata a un livello troppo alto. La verità è che andrebbe allestita una semplice graduatoria di merito finale, dove includere pure coloro che hanno presentato domanda per ulteriori suppletive, considerando che è stata accolta la richiesta di un decreto monocratico da noi prodotto per delle esclusioni non legittime”.
L’articolo 59 della bozza del Decreto Sostegni bis approvata dal Consiglio dei Ministri il 20 maggio contiene una norma che non ha motivo di esistere: chi non supera un concorso della scuola non potrà partecipare al successivo nella medesima classe di concorso. “Si pone un freno alla possibilità di poter reiterare la procedura per la stessa classe di concorso o posto di insegnamento”, scrive la stampa specializzata. Anief ritiene questa norma non accettabile. E incostituzionale, poiché la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Per quale motivo un candidato a ricoprire un ruolo come dipendente pubblico deve vedersi escluso pur essendo in possesso dei titoli di accesso e degli eventuali servizi previsti dal bando?
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “In fase di conversione in legge del decreto, faremo cancellare questa disposizione, forse introdotta per evitare eccessi di presenze ai futuri concorsi, che si dovrebbero svolgere con cadenza annuale. Solo che il diritto al lavoro non si realizza ad anni pari o dispari. Quando ci è stato detto di prepararci alla semplificazione delle procedure concorsuali non avremmo mai pensato di trovarci di fronte ad una norma così illogica ed ingiusta. Chi l’ha pensata, probabilmente, non si è reso conto delle conseguenze negative che avrebbe comportato”.
Nel Decreto Sostegni bis approvato dal Consiglio dei Ministri il 20 maggio scorso c’è una novità peggiorativa per i docenti che chiedono trasferimento: l’articolo 58, comma 2- lettera f), prevede che dal prossimo anno scolastico, qualsiasi spostamento di sede, sotto forma di trasferimento, comporterà il vincolo a rimanere fermi un triennio nella nuova sede. Il vincolo nell’ultimo periodo introdotto solo per chi veniva soddisfatto in modo “puntuale” nella richiesta, sulla sede scolastica precisamente indicata nella domanda, adesso viene esteso anche alle richieste più generiche, prodotte per Comuni o Distretti. Tutto questo si giustifica per garantire “la continuità didattica”: quella che però nei fatti le scuole disattendono in modo sistematico, poiché i docenti cambiano con facilità estrema le classi pur rimanendo nello stesso istituto.
Marcello Pacifico (Anief): “Si vuole imporre una norma per legge, senza un confronto con la parte sindacale e quindi che venga attribuita per via contrattuale. Dal momento che il Decreto Sostegni bis deve ancora essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è successivamente atteso da una analisi nelle commissioni parlamentari, confidiamo nella sua cancellazione. Noi, di certo, daremo questa opportunità a deputati e senatori, facendo da tramite per la presentazione di un emendamento ad hoc. Come con il vincolo quinquennale, ridotto solo a tre anni, ci troviamo di fronte a dei paletti che non hanno motivo di esistere, perché in questo caso si oppongono al diritto alla famiglia che, in presenza di posti vacanti e disponibili, non può essere negato da modalità pseudo-punitive derivanti da chissà quale pregiudizio”.