Sarebbe di complessivi 196 miliardi la parte del Recovery Plan che il governo metterà a disposizione per le sei macro-aree del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: in base alla bozza che sta circolando in queste ore risulta che alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all’area “rivoluzione verde e transizione ecologica” andranno 74,3 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo “Istruzione e ricerca” potrà invece contare su 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere su 17,1 miliardi, secondo la bozza. L’area sanità, infine, conterà su 9 miliardi.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i soldi del Recovery fund dovranno servire, per circa la metà, a riparare i danni prodotti dalla riforma Tremonti-Gelmini del 2008, che portò via alla scuola quasi 10 miliardi di euro cancellando 4 mila istituti, dirigenti scolastici e Dsga, 250 mila posti, tanto tempo scuola. Noi ne avevamo chiesto, anche incontrando il premier Conte durante gli Stati Generali questa estate, almeno 14 miliardi. Quindi ben venga questo investimento. Anche perché la spesa pubblica per l’istruzione in Italia si conferma tra le più basse nell’UE. Questi fondi, quindi, serviranno per mettere finalmente mano alle infrastrutture scolastiche, alla digitalizzazione, per maggiorare gli organici, assumere tutti i precari e aumentare le ore di scuola, ridurre l’abbandono scolastico e il numero dei Neet”.