“Rispetto e autorevolezza dipendono dalla retribuzione”: così si è espresso oggi, alla Camera, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante un question time a proposito di una interrogazione parlamentare sul rinnovo del contratto di Istruzione, Università e Ricerca presentata da Alleanza Verdi Sinistra: il Ministro ha ricordato lo stanziamento di 3 miliardi per il prossimo contratto 2022/24, definendolo un fatto inedito a chiusura di un triennio, che si tradurrà in 160 euro al mese in più per i docenti, circa 300 contando gli aumenti precedenti riguardanti il rinnovo concluso da questo stesso governo lo scorso 18 gennaio. Valditara ha specificato che, anche la crescita dei compensi accessori, pure secondo l’Invalsi si tratta di aumenti che hanno portato a un incremento del potere d’acquisto.
I Tribunali del lavoro cominciano ad assegnare la Carta del docente anche ai supplenti con contratti non necessariamente di tipo annuale: l’importante è che si tratti di supplenze continuative e che si protraggano per alcuni mesi. A sostenerlo è stato il giudice del lavoro dei Vicenza che nel condannare il Ministero al pagamento di 1.500 euro a favore di un’insegnante precaria tra il 2020 e il 2023, ha accordato anche il pagamento della card della formazione per una annualità durante la quale il contratto si era concluso prima del termine delle lezioni e si era realizzato a seguito di una serie di supplenze continuative di tipo ‘breve e saltuario’, quindi non tipo annuale.
Ci sono troppi buoni motivi per cui l’aggiornamento professionale sovvenzionato dallo Stato con 500 euro annue debba essere assegnato anche agli insegnanti precari: avere svolto negli ultimi 5 anni una supplenza annuale; essere iscritti nelle graduatorie per le supplenze o essere stati immessi in ruolo. Chi rientra in queste casistiche può ambire ad avere, senza dubbio, accesso alla card annuale. A scriverlo è stato il Tribunale del lavoro di Vicenza che ha condannato l’amministrazione scolastica a pagare 2.000 euro ad una insegnante che ha svolto servizio di supplenza tra il 2018 e il 2023, anche “alla luce delle considerazioni condivise dai giudici della Sezione lavoro del Tribunale di Vicenza, già esposte in numerose sentenze rese su casi analoghi”.
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