Con la sottoscrizione quasi unilaterale del nuovo contratto integrativo sulla mobilità del personale scolastico, e l’imminente approvazione del testo da parte della Funzione Pubblica, è probabile che la presentazione delle domande di mobilità 2022 da parte di diverse decine di migliaia di docenti e Ata possa avviarsi nella seconda metà di febbraio. Nel confermare la sua contrarietà alle regole approvate, poiché il mancato superamento dei vincoli non produce alcuna continuità didattica ma solo l’ennesima minaccia al diritto alla famiglia, il sindacato Anief ricorda che questo assetto normativo già lo scorso anno è stata fallimentare: furono presentate solo 78 mila domande e appena 41 mila vennero accolte, con soli 6 mila trasferimenti fuori regione: “Significa che decine di migliaia di famiglie non si sono potute ricongiungere, pur in presenza dei posti vacanti e per questo motivo non avremmo firmato il nuovo contratto”, dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
Il giovane sindacato ricorda che invece nel 2016/2017 furono 250 mila le domande presentate prima dei limiti imposti dall'attuale contratto integrativo scaduto, valido per il triennio 2018/2021. “Questo non significa che siamo contrari alle domande di mobilità dei neo-assunti del prossimo anno, considerando anche che si tratta di una disposizione che sarebbe stata comunque concessa dall'amministrazione alla luce degli impegni presi dal Governo nella primavera scorsa, anche con un atto davvero unilaterale”, spiega ancora il leader dell’Anief.
Pacifico aggiunge che “la permanenza dei vincoli anche per le assegnazioni provvisorie e l'insufficienza delle quote per i trasferimenti non permettono al sindacato di gioire: Anief non avrebbe mai dato il suo beneplacito ad una ipotesi di contratto che rinnova la maggior parte delle vecchie regole, da noi sempre contestate, anche nelle aule dei tribunali, spesso con successo. Di fatto – avverte il sindacalista - si aprirà una nuova stagione di ricorsi e contenziosi proprio per le nuove evidenti discriminazioni che si sono andate a determinare con queste contratto”.
“Come non è giusto – conclude il presidente dell’organizzazione autonoma - che un contratto firmato da una sola sigla sindacale possa valere per un milione di lavoratori: non ha senso ha certificare la rappresentatività di una sigla sindacale se poi nella contrattazione integrativa può essere ignorato il suo peso. Con questo genere di procedure, si può parlare ancora di democrazia? Secondo noi, quindi, le con il prossimo Contratto collettivo nazionale le regole devono essere cambiate”.
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