L’accordo tra il Ministero dell’Istruzione e i sindacati sul contratto integrativo della mobilità si sta delineando in modo poco proficuo per i lavoratori: l’ipotesi sul tavolo, che domani potrebbe approdare alla firma definitiva, vorrebbe una modifica sulla possibilità per i docenti neoassunti di presentare domanda di mobilità dopo l’anno di prova. La sede di assegnazione subito dopo il ruolo, in questo modo, non sarebbe più una sede definitiva, ma provvisoria: l’anno di “straordinariato”, che porta alla conferma del ruolo con tanto di corso di formazione Indire e valutazione finale dello stesso docente in prova, diventerebbe un periodo di transizione, verso la l’acquisizione della titolarità che scatterebbe dal secondo anno sulla sede scelta assegnata dopo la domanda di mobilità. Invece, non sarebbero previste modifiche, invece, al vincolo triennale (l’ex vincolo quinquennale modificato con il Decreto Sostegni bis) di permanenza in una scuola prima di poter fare domanda di trasferimento da sede definitiva.
“Il contratto integrativo così come è stato presentato non va – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché le attuali aperture al tavolo sulla mobilità non superano i vincoli esistenti per le assegnazioni provvisorie annuale, né aboliscono le quote restrittive sui trasferimenti. Secondo noi, senza questi due punti è da ipocriti cantare vittoria. Ricordo che nel 1994 si poteva facilmente ottenere un passaggio da un ordine all'altro e da una disciplina all'altra, grazie ai liberi e gratuiti corsi abilitanti svolti presso i provveditorati e ai posti disponibili. Qualche anno dopo, nel 2010, al personale fu data facoltà d partecipare alla mobilità interna con i passaggi verticali. Inoltre, fino al 2018 ci si spostava senza gli attuali problemi, ovvero il blocco triennale per chi ha ottenuto un trasferimento o per la assegnazione provvisoria. Ora diciamo basta: se il ministero dell’Istruzione non vuole rimuovere i vincoli – conclude Pacifico -, allora adotti da solo le regole ma senza la complicità delle altre sigle sindacali che spacciano per successo le attuali limitazioni e discriminazioni”.
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