Se a questo dato nazionale si aggiungono lo scandalo della scomparsa dei posti destinati ai vincitori, dirottati per cercare di tamponare le falle create dell’algoritmo ministeriale impazzito che ha gestito i trasferimenti, nonché quello dei troppi candidati bocciati (record in Lombardia) che farà perdere per strada più di 20mila posti sui 63.712 messi a bando, ci si rende conto del disastro completo che sta contrassegnando questa selezione nazionale. Intanto, in ruolo in questi giorni ne sono entrati pochissimi, sconfessando le promesse dell’amministrazione centrale che per mesi ci aveva assicurato la conclusione delle operazioni entro l’estate 2016.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): si è fatta una pre-selezione senza precedenti, escludendo 15 categorie di insegnanti, tra cui tantissimi aspiranti docenti giovani e motivati che avrebbero potuto, tra l’altro, ridurre di non poco l’età media del corpo insegnante italiano; la stessa che, solo un paio di giorni fa, l’Ocse ha confermato in crescita, con gli over 50enni aumentati del 10% in pochi anni. Il Ministero, dapprima, ha creato le premesse perché si producesse un numero record di ricorsi, sui quali pende ancora il parere ultimo dei giudici, proprio per far accedere al concorso a cattedra dei docenti neo laureati o con l’abilitazione in dirittura d’arrivo, Il Miur ha, successivamente, organizzato la selezione nel peggiore dei modi: pagando le commissioni una miseria, costringendo le stesse a operare senza esonero in piena estate, nonché eludendo indicazioni sulle valutazioni dei candidati, vero motivo delle forti differenze sulle percentuali di idonei tra una commissione e l’altra. La ciliegina sulla torta è arrivata con i posti scomparsi che, per i primi vincitori rimasti al palo, ha rappresentato una beffa che rasenta la truffa.
“Il concorsone dopo 7 mesi dal bando è ancora a un terzo del lavoro: su un totale previsto di 1.484 graduatorie di merito (GM), sono state esattamente 704 quelle approvate, pari al 47,4. Ma l’effettivo avanzamento del concorso è ancora inferiore: dal momento che le graduatorie con più candidati, come quelle per posti comuni su scuola dell’infanzia e primaria (dove si sono presentati 101 mila aspiranti sui 172 mila totali) sono ancora in alto mare, le graduatorie completate coprono solo il 32,3% dei 63.712 posti messi a concorso”. A rilevarlo è la rivista Tuttoscuola, che ha fatto il punto della situazione in tutti gli Uffici Scolastici Regionali d’Italia sulla selezione nazionale bandita il 23 febbraio scorso (DDG 105, 106 e 107 del 23/02/2016), all’indomani della scadenza del 15 settembre per la decretazione dei vincitori del concorso a cattedra, indispensabile ai fini dell’immediata immissione nei ruoli dello Stato.
La rivista specializzata ha concluso la ricerca sostenendo che “il Sud e le Isole hanno mediamente approvato due terzi delle graduatorie previste, con il primato dell’USR Campania che ha avuto il 69,3% di graduatorie approvate, mentre al Centro si è ancora al 31%, con l’USR Lazio fermo al 20,2%”. Teoricamente, quindi, potrà essere assunto a tempo indeterminato solo un docente su tre, rispetto ai posti messi a bando: il problema è che dei 13.853 candidati vincitori di concorso, pronti a firmare il contratto per il ruolo, solo una parte potranno effettivamente farlo perché, nel frattempo, il Miur (con il decreto n. 669/2016), ha dimenticato di accantonare i posti proprio per il concorso a cattedra per dirottarli sulla mobilità, dove bisognava tamponare gli effetti nefasti derivanti dall’algoritmo impazzito su cui Viale Trastevere continua a mantenere il massimo riserbo.
La lista dei limiti che contraddistinguono questo concorsone, tuttavia, non si limita al ritardo rispetto alla tabella di marcia imposta dallo stesso Miur che, per mesi, ci ha dato dato ampie rassicurazioni sul fatto che tutte le operazioni concorsuali sarebbero terminate entro l’estate 2016: uno dei nodi che non si potrà mai sciogliere è quello della mancanza di docenti per i posti messi a concorso, derivante dall’eccessiva selezione operata dalle commissioni (composte e ricomposte, spesso in modo improvvisato, “per quali era stato previsto un compenso di circa 1 euro l’ora per lavorare senza l’esonero dall’attività ordinaria e anche durante le ferie estive”): un posto su tre, anche a concorso finito, resterà vacante; in Lombardia e in Calabria oltre uno su due.
Scrive, infatti, ancora Tuttoscuola che “emerge un’altissima percentuale di posti scoperti: addirittura il 32,6% dei posti relativi alle graduatorie completate resteranno vacanti, che cioè non potranno essere coperti per mancanza di candidati (6.702 su 20.555). La proiezione di questa percentuale sulla totalità dei posti a concorso (63.712 in tutto) fa ritenere che alla fine i posti vacanti potrebbero essere 20.773, senza considerare il prevedibile aumento di esclusi nelle graduatorie (tutte in ritardo) per i posti comuni di scuola dell’infanzia e scuola primaria. È verosimile, quindi, che alla fine potrebbe risultare vacante oltre un terzo dei 63.712 posti a concorso”. Con il maggior numero di posti vacanti che si registra in Lombardia: 1.588 vacanti su 2.968 previsti nelle graduatorie già approvate.
Secondo Anief, questi dati dimostrano che le promesse del Miur sul concorso non sono state mantenute: “si è fatta una pre-selezione senza precedenti – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anied e segretario confederale Cisal – escludendo 15 categorie di insegnanti: tra questi c’erano i laureati, i dottori di ricerca, i diplomati in Accademia e in Conservatorio, i laureandi in Scienze della formazione primaria e anche un nutrito numero di abilitandi dei corsi universitari Pas e di Sostegno che per fare il mestiere d’insegnante hanno pagato una tassa universitaria variabile tra i 3mila e i 4mila euro sapendo di terminare il loro percorso formativo entro l’anno accademico 2014/2015, poi rimasti fuori per una manciata di settimane. Tutti aspiranti docenti giovani e motivati che avrebbero potuto, tra l’altro, ridurre di non poco l’età media del corpo insegnante italiano: quella che solo un paio di giorni fa l’Ocse ha invece confermato in crescita, con gli over 50enni aumentati del 10% in pochi anni tanto che, oggi, alle superiori sono quasi il 70%”.
“Le richieste del sindacato non sono state prese in considerazione: il Miur ha, dapprima, creato le premesse perché si producesse un numero record di ricorsi, sui quali pende ancora il parere ultimo dei giudici, proprio per far accedere al concorso a cattedra dei docenti neo laureati o con l’abilitazione in dirittura d’arrivo. Lo stesso Miur ha, successivamente, organizzato la selezione nel peggiore dei modi: pagando le commissioni una miseria, costringendo le stesse a operare senza esonero e in piena estate, eludendo indicazioni precise sulle valutazioni dei candidati, vero motivo delle forti differenze sulle percentuali di vincitori e idonei tra una commissione e l’altra. La ciliegina sulla torta è arrivata con i posti scomparsi che, per i primi vincitori rimasti al palo, ha rappresentato una beffa che rasenta la truffa. Peggio di così – conclude Pacifico – questo concorso non poteva essere fatto”.
Anief ricorda di aver avviato un ricorso al TAR Lazio contro il decreto ministeriale n. 669 del 7/9/2016, con cui il Miur ha certificato la mancanza di disponibilità per i vincitori del concorso a cattedra 2016 di tanti insegnamenti della scuola secondaria, di primo e secondo grado,. L’impugnazione del decreto di autorizzazione e ripartizione del contingente per le nuove immissioni in ruolo è propedeutica all’eventuale ricorso al giudice del lavoro per tutelare le posizioni individuali, al fine di ottenere l'effettiva assegnazione del ruolo prima della scadenza della validità triennale delle graduatorie di merito. Per i docenti interessati, è possibile produrre l’adesione al ricorso sul portale Anief entro il 27 settembre 2016.
Per approfondimenti:
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