A febbraio, i giudici di secondo grado confermano un provvedimento cautelare del Tar al quale chiedono la sentenza di merito, rigettano altre richieste di sospensiva basate su una presunta disparità di trattamento tra candidati e ricordano come la sentenza finale possa annullare l’intera procedura concorsuale.
In tre mesi, a Palazzo Spada confermano che i quiz sono sbagliati, portano all’invalidamento della prova e alla rinnovazione del concorso. Ai giudici del Tar Lazio spetta decidere soltanto il quando e il come.
Nel mese di dicembre 2011, infatti, i giudici di appello, sui ricorsi promossi dall’Anief precisano, in sede di rigetto delle misure cautelari, come “i motivi dedotti investono profili di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso”. Nel gennaio 2012, accertano che alcuni quiz “sono obiettivamente sbagliati”, tanto da portare i legali dell’Anief, il 14 febbraio, a notificare nuovi motivi aggiunti al Tar Lazio. Il giorno dopo, in un ricorso di appello, conformemente a quanto previsto dall’articolo 55, comma 11 del codice del processo amministrativo, richiedono ai giudici del Tar Lazio di affrontare con urgenza, in sede di merito, la questione, precisando anche che “l’erroneità o l’equivocità di alcuni quiz … non inciderebbero sulla par condicio dei concorrenti, tutti chiamati a rispondere sui medesimi quesiti, bene o male confezionati”. Una settimana dopo, ricordano, però, come la partita possa essere chiusa soltanto nel merito, tenuto “anche conto della giurisprudenza cautelare della Sezione, per la quale soltanto una sentenza pronunciata nel giudizio di primo grado potrebbe dare effettiva tutela alla pretesa di annullamento integrale degli atti concernenti il concorso”.
A questo punto, è evidente che tutti i candidati si sono ritrovati nelle stesse malaugurate condizioni di dover rispondere in maniera giusta a dei quesiti formulati in maniera sbagliata, ma è chiaro che nella pubblica amministrazione non si può conferire un incarico dirigenziale a chi è stato più bravo a commettere più errori. L’assunzione per merito rappresenta un pilastro nell’accesso alla P. A., così come il rispetto formale delle regole in ogni procedura concorsuale, qui violata fin dall’esclusione dell’Invalsi dalla gestione della prova. Nei prossimi giorni, i giudici del Tar Lazio saranno chiamati dai legali dell’Anief ad autorizzare la notifica per pubblici proclami per integrare il contraddittorio e calendarizzare, finalmente, l’udienza di merito. A quel punto, dovranno prendere una decisione che, visti i pronunciamenti dei giudici di secondo grado, non potrà essere diversa da quella di chiudere l’ultima brutta pagina della scuola italiana scritta dall’ex-ministro Gelmini. Il concorso sarà rinnovato per quei posti che, si spera, saranno resi liberi dai pensionamenti, al netto dei tagli alle presidenze avvenuto con la legge 111/11.