Mentre il Miur conferma le modalità di attuazione del concorso a cattedre e la pubblicazione del bando il prossimo 24 settembre, l’Anief ribadisce l’inopportunità di una procedura selettiva che esclude i precari non abilitati e i giovani neo-laureati.
Incurante delle vive proteste condotte da tanti precari, sembra confermata per il 24 settembre la pubblicazione del bando del concorso a cattedre con l’esclusione di tutti i giovani che si sono laureati, a seconda del numero di annualità dei corsi, comunque non oltre il 2004. L’Anief, confermando quanto detto nei giorni scorsi, anche alla stampa e ai telegiornali nazionali, torna a schierarsi contro l’assurda pretesa dell’amministrazione di costringere ad una nuova selezione il personale scolastico docente abilitato che ha già superato diversi concorsi dimostrando tutta la propria competenza disciplinare e didattica.
“Se, come riferito nelle ultime ore ai sindacati, il Miur ha intenzione di andare avanti a passo spedito nello svolgimento di questo concorso - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir – è evidente che si produrrà una disparità di trattamento tra il personale laureato nelle stesse università, poiché la discriminante per l’accesso alle prove selettive sarà costituta non dai titoli ma da un incomprensibile sbarramento associato ad una data”.
In base a quanto riferito dal Ministero, per la scuola dell'infanzia e primaria saranno accettate le domande solo dei laureati in Scienze della formazione primaria e di coloro che hanno conseguito il diploma di scuola magistrale o in un istituto magistrale entro l'anno accademico 2001/02. Per quanto riguarda la scuola secondaria, di primo e secondo grado, varranno invece solo le lauree conseguite entro l'a.a. 2001/02 (quadriennali), 2002/03 (quinquennali) o 2003/04 (sessennali). Se non si rientra in queste date servirà necessariamente l’abilitazione.
“Qualora tutto questo dovesse essere confermato nel bando di concorso – conclude Pacifico – è chiaro che l’Anief impugnerà un regolamento che per come è stato organizzato non garantisce affatto la parità di trattamento tra chi vuole oggi fare l’insegnante nella scuola italiana”.