Sinora dal Miur solo spot, Profumo può ancora fermarlo. Segua giudici e Ue: la priorità è l’assunzione dei supplenti con 36 mesi di servizio. I precari della scuola hanno bisogno di risposte certe sulle stabilizzazioni. Dal Ministero invece tanta confusione su numeri, tempi e modalità. Basta con la politica degli annunci.
Dopo la mobilitazione attuata nei giorni scorsi dai tanti docenti precari che hanno già superato concorsi e selezioni per l’accesso all’insegnamento, l’unica risposta che il Miur avrebbe dovuto fornire era quella di pubblicare un piano trasparente e sicuro di immissioni in ruolo. Invece in questi ultimi giorni il Ministro dell’Istruzione e i suoi sottosegretari si sono dilettati nel rilasciare dichiarazioni sui prossimi concorsi spesso confuse e persino discordanti una con l’altra.
“Non è possibile che i più alti rappresentanti di un dicastero – sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – forniscano diversi numeri, tempistiche e modalità sui concorsi venturi: come si fa, a pochi giorni dalla pubblicazione di un bando annunciato come un evento ‘storico’, ad avere ancora le idee poco chiare sui suoi contenuti?”.
Ecco qualche esempio. I 54mila posti che nei giorni scorsi erano stati indicati come il contingente di nuovi docenti da suddividere nel prossimo triennio, nelle ultime ore si sono ridotti a 22mila, di cui la metà da individuare attraverso una modalità selettiva che non doveva esistere; la cadenza dei concorsi si è trasformata da biennale in annuale, per poi tornare biennale. E che dire della mancata individuazione del fabbisogno che ancora non è stato accertato?
Ma non è finita. Perché prima si dice che il ritorno del concorso a cattedra permetterà di selezionare tanti giovani meritevoli, dimenticando i precari storici, poi si scopre che in realtà queste selezioni abbandonano al loro destino tutti i neo-laureati e i docenti che si abiliteranno con il prossimo Tfa. E tutto questo avviene mentre, con fare quasi intimidatorio, l’amministrazione periferica lombarda costringe i supplenti che hanno lavorato per più di 36 mesi e ottenuto un risarcimento dal giudice del lavoro per l’abuso dei contratti a termine, a firmare una conciliazione attraverso la quale rinunciano a quanto imposto dal tribunale e dall’Unione Europea.
“La misura è colma – commenta Pacifico - non si può più scherzare sulla qualità dell’istruzione pubblica e sull’accesso alla professione del docente. Sinora sui concorsi a cattedra abbiamo ricevuto, anziché indicazioni chiare e responsabili, solo una serie di spot pubblicitari. E nessuna risposta concreta. È arrivato il momento di mettere in atto una seria riflessione. È per questo motivo che abbiamo chiesto al ministro Profumo di riflettere seriamente sulla possibilità di fermare il concorso e – conclude il presidente dell’Anief – di programmare al suo posto un serio assorbimento del precariato scolastico”.