Concorsi

Concorso a cattedra: dall’11 febbraio gli scritti, boom di ricorsi

L’Anief ne ha raccolti più di 6.000: bastava conseguire 30 punti e non 35 come indicato dal Miur. Il presidente Marcello Pacifico: se non si rispetta la legge nello svolgimento delle prove concorsuali, non si può chiedere ai candidati che vi hanno partecipato di insegnare poi il diritto e la Costituzione italiana.

Si svolgeranno tra l’11 e il 21 febbraio le prove scritte del concorso a cattedra bandito dal Ministero dell’Istruzione attraverso il D.D.G. n. 82 del 24 settembre 2012: poco fa il Miur ha comunicato che gli 88.610 ammessi alle prove scritte, rispetto ai 264.423 che hanno svolto le preselezioni lo scorso mese di dicembre, avranno a disposizione due ore e mezza per rispondere a quattro quesiti a risposta aperta sulle rispettive discipline di competenza.

L’Anief conta però di far approdare agli scritti almeno altri 6.000 candidati. Chiederà infatti ai giudici, in base alla corretta interpretazione della legge, di far valere il criterio del 7 per valutare il merito e quello del 6 per accedere da una prova all’altra. Poiché le prove preselettive non riguardano il merito, appare evidente che quanto rivendicato possa essere fondato in diritto. E quindi che per accedere alle prove scritte possano bastare 30 punti, non 35 come indicato dal Ministero dell’Istruzione.

Il sindacato è convinto che difendere questi aspiranti docenti consista in una importante battaglia attraverso cui far prevalere la giustizia. Stiamo infatti parlando di migliaia di candidati che posseggono anche diverse abilitazioni, conseguite presso le scuole di specializzazione universitarie. Di candidati docenti, quindi, che sono stati già valutati in passato e reputati idonei all’insegnamento. E che non meritano questo trattamento.

A questo punto, vista la prima camera di consiglio utile del 7 febbraio, l’8 febbraio i 6mila ricorrenti conosceranno l’esito dell’ordinanza cautelare necessaria per partecipare con riserva alle prove scritte.

“Dopo l’ammissione dei giovani laureati e dei docenti già di ruolo alle prove preselettive – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e responsabile Confedir per la Scuola – anche stavolta il nostro sindacato intende far garantire il rispetto della normativa: il cosiddetto Testo Unico della Scuola, la Legge 297 del 1994, da cui derivano tutte le attuali norme susseguenti dei pubblici concorsi. Se non si rispetta la legge nello svolgimento delle prove concorsuali – conclude Pacifico - non si può chiedere ai candidati che vi hanno partecipato di insegnare poi il diritto, la Costituzione italiana e l’inno di Mameli”.