Colpa dei tempi troppo stretti, che hanno costretto l’amministrazione a stilare un programma a tappe forzate, convocando gli esaminatori tutti i giorni, luglio e buona parte di agosto, domeniche comprese. Il tutto per un compenso irrisorio e continuando ad insegnare o a partecipare agli esami di maturità. Anche il volontariato ha un limite: tanti in procinto di dimettersi.
Compensi irrisori e niente esonero da lezioni e maturità. E ora pure la prospettiva di dover “bruciare” le ferie. Sempre per stare dietro alla correzione dei compiti e alla valutazione delle prove del concorso a cattedra da cui entro il 31 agosto dovrebbero scaturire oltre 11mila nuovi insegnanti della scuola italiana. È questo il destino che attende migliaia di commissari, addetti alla valutazione degli elaborati di una procedura concorsuale che non si sarebbe dovuto protrarre per così tanto tempo.
Il problema è che il malcontento sta crescendo: in questi ultimi giorni l’Anief ha ricevuto tantissime lamentele, perché l’amministrazione scolastica ha trasformato la correzione delle prove in un programma a tappe forzate. Con tanti esaminatori che saranno costretti a recarsi a scuola anche nei mesi di luglio e agosto, anche di pomeriggio e di domenica.
Se da una parte si tratta di un tentativo comprensibile, perché è l’unico modo, visti i tempi stretti, per permettere la realizzazione delle graduatorie dei vincitori del concorso entro la fine di agosto, e quindi la loro immediata assunzione in ruolo, dall’altra non si tiene conto delle pessime condizioni di lavoro in cui si costringono ad operare questi esaminatori.
“Dopo i compensi ridicoli, che in diversi casi non superano i 500 euro complessivi, e la mancata concessione dell’esonero dalle lezioni o, per chi ne sarà coinvolto, negli esami di maturità – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - stavolta il Miur si è superato. Avallando delle tabelle di marcia, proposte dagli Usr, che di fatto negano un diritto costituzionalmente protetto ai docenti esaminatori, quale è quello delle ferie estive. La situazione sta diventando paradossale. Al punto che non pochi commissari hanno già rinunciato all’incarico e tanti sarebbero in procinto di farlo”.
L’Anief chiede al ministero dell’Istruzione di porre quindi un rimedio (come l’aumentare il numero di commissari) a questo ennesimo pasticcio. Dalle conseguenze che si riversano sul personale docente. E anche su quello che vi aspira a diventarlo, visto che in queste condizioni (il 99% delle scuole è sprovvisto ad esempio di condizionatori o locali climatizzati) dubitiamo che si possano produrre delle valutazioni ineccepibili. Con il rischio di scegliere non sempre i più meritevoli.
“Il problema è che non si capisce perché – aggiunge il presidente del giovane sindacato - dei commissari d’esame, ridotti a lavorare come dei lavoratori dell’Ottocento, malpagati, costretti ad operare senza sosta e privati, dopo il riposo settimanale, anche del diritto a fruire delle ferie, debbano decidere di immolarsi. A questo punto, per portare a termine il loro compito sarebbe davvero troppo alto il prezzo da pagare: anche il volontariato ha un limite”.