Secondo quanto previsto dalla bozza analizzata dall’ANSA, il prossimo contratto degli statali potrebbe contenere una norma che non solo punirebbe gli assenteisti ma anche i colleghi che a lavoro vanno regolarmente. A sorpresa, prevista anche la partecipazione dei sindacati negli organismi di controllo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è ora di dire basta a questo clima di caccia alle streghe, che da troppo tempo vuol far passare nell’opinione pubblica l'idea che i dipendenti dello Stato siano per definizione infedeli, furbetti e lassisti. Bisogna punire con durezza chi non fa il proprio lavoro ma senza cedere alla tentazione di fare di tutta l’erba un fascio. La stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori statali svolge il proprio servizio in modo esemplare.
Dalle anticipazioni sul prossimo contratto degli statali, emerse dall’analisi della bozza presa in visione dall’ANSA e riportata dalla stampa, spunta una norma che farà discutere. Si tratta di un provvedimento anti-assenteismo che intende colpire i malati immaginari del fine settimana e i maghi dell’assenza strategica. Fin qui nulla di strano, se non fosse che la norma si propone non solo di prendere di mira chi si assenta in modo sospetto ma anche tutti i colleghi dello stesso ufficio. Viene introdotta, infatti, la possibilità di una significativa riduzione delle risorse premiali destinate all’ufficio del dipendente infedele, con conseguente diminuzione della retribuzione di tutti i lavoratori dell’unità. Come dire, se uno si assenta in modo sospetto pagano tutti.
Purtroppo negli ultimi anni la cronaca ha contribuito alla costruzione di un’immagine dell’impiegato pubblico lassista, facile all’assenza (specie a ridosso di festività e fine settimana) se non addirittura fedifrago, tanto da timbrare in mutande il cartellino e rientrare a casa, oppure in altre faccende affaccendato (shopping, altri lavori o semplicemente a passeggio col cane) mentre avrebbe dovuto essere in servizio.
“Sia ben chiaro – sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – i dipendenti infedeli devono essere puniti, senza se e senza ma, in modo puntuale e senza sconti. E per questo le norme già ci sono. Chi fa sindacato sa che una mela marcia rischia di gettare discredito su un’intera categoria di lavoratori e, pertanto, non può e non deve difendere l’indifendibile. Ma proprio per questo non possiamo accettare una norma come quella proposta che per colpirne uno ne massacra cento. È una norma profondamente iniqua quanto irragionevole: per quanto i colleghi possano controllarsi a vicenda, e pur volendo tacere – continua il presidente Anief – del rischio di instaurare un clima di veleni e sospetti sul luogo di lavoro, è del tutto impossibile per i lavoratori impedire a chi vuole fare il furbo di assentarsi”.
“La verità – afferma il sindacalista autonomo – è che simili proposte nascondono una visione del dipendente pubblico falsa e tendenziosa, che abbiamo motivo di temere punti piuttosto a farlo passare nell’opinione pubblica per parassita. Magari per giustificare gli aumenti stipendiali ridicoli proposti nella stessa bozza, talmente inadeguati da non riuscire nemmeno lontanamente a riallineare le buste paga degli statali al costo effettivo della vita e al tasso di inflazione reale che in questi anni ne ha causato la forte perdita del potere d’acquisto. Si pensi al mondo della scuola, in cui opera Anief: stipendi ormai prossimi alla soglia di povertà per quei professionisti dell’istruzione cui affidiamo il futuro dei nostri figli e del nostro paese, precariato a vita per decine di migliaia di docenti e Ata, dirigenti scolastici con più plessi in reggenza che giorni della settimana per visitarli, perdita di prestigio sociale per tutto il personale scolastico. Il tutto in un contesto in cui è difficile fare i furbi perché a scuola non si può far finta di esserci e andare a passeggio. E per chi prova ad assentarsi senza motivo reale, ricordiamo che i controlli e le sanzioni, anche pesanti, ci sono già”.
Ma c’è anche un’altra novità all’orizzonte: la costituzione di un organismo di controllo, di cui faranno parte anche i sindacati, per rilevare l’innalzamento della media delle assenze sopra i tassi di riferimento e la loro concentrazione in periodi particolari, nonché per elaborare le contromisure necessarie.
“Anche su questo aspetto – conclude Pacifico – abbiamo più di un dubbio da sollevare. Sinceramente non vediamo la necessità di questa specie di task force, peraltro a partecipazione sindacale, contro un presunto fenomeno di massa che, almeno in realtà come quella scolastica, ha invece dimensioni decisamente contenute. Sarebbe probabilmente più utile un osservatorio, in modo da poter rilevare l’esatta estensione del problema, la sua localizzazione geografica e settoriale. E che potrebbe, magari, anche rilevare quelle sacche di eccellenza che anche il settore pubblico possiede ma di cui, guarda caso, non si parla mai; si pensi, ad esempio, agli istituti che sperimentano innovazioni didattiche e nuove modalità di gestione degli spazi e dei tempi della scuola, a quelli che operano in contesti difficili tra mille difficoltà, alle migliaia di esempi di professionalità che ogni giorno, seppur lontano dal clamore della cronaca, portano avanti i nostri uffici pubblici e le nostre scuole”.
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