Anief-Confedir: meglio rimandare tutto a novembre, quando sulla proroga si dovrà esprimere la Corte Costituzionale.
Dopo le proteste dei sindacati, la proroga del blocco degli stipendi dei dipendenti del pubblico impiego trova resistenze anche sui banchi del Parlamento: poco fa la VII commissione Cultura del Senato ha espresso forti riserve sulla bozza di proposta di proroga, a tutto il 2014, lasciata in eredità dal Governo Monti attraverso un’apposita bozza di decreto legislativo.
Questo il comunicato emesso poco fa dalla commissione Istruzione pubblica, Beni Culturali: “in sede consultiva la Commissione ha concluso l'esame dello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti (atto n. 9). La relatrice Puglisi ha illustrato uno schema di osservazioni conti e sul quale sono intervenuti il presidente Marcucci, nonché i senatori Marin, Di Giorgi, Bocchino, Centinaio (che ha preannunciato voto favorevole), Giannini (che ha preannunciato voto favorevole) e Zavoli. Su richiesta del senatore Sibilia il Presidente ha disposto una breve sospensione della seduta. Alla ripresa hanno dichiarato il voto favorevole dei rispettivi Gruppi i senatori Mineo e Petraglia. La Commissione ha indi approvato all'unanimità lo schema di osservazioni contrarie della relatrice”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola “si tratta di una presa di posizione rilevante perché smonta, finalmente anche tra i politici usciti dall’ultima tornata politica nazionale, lo scenario penalizzante per milioni di lavoratori che il Governo uscente aveva prefigurato per far quadrare i conti in rosso dello Stato. Anche i senatori della settima commissione Cultura hanno probabilmente compreso che sarebbe meglio attendere la sentenza della Corte costituzionale prevista per il prossimo mese di novembre”.
Secondo Anief e Confedir un’eventuale approvazione del provvedimento di proroga del blocco violerebbe, infatti, gli articoli 1, 4, 36, 39 e 53. Non a caso, la sentenza della Consulta n. 223/12 ha già stabilito che una norma di questo stampo perdurante nel tempo è illegittima perché non transeunte, arbitraria e inutile. Il Governo non può non prendere atto di tali indicazioni: il blocco dei contratti del pubblico impiego va assolutamente ripensato, anche perché è dimostrato che i risparmi ricavati sino ad oggi non hanno prodotto i risultati prefigurati in termini di recupero delle economie statali.