La conseguenza dell'innalzamento a 24 ore delle attività di lezione in aula sarebbe quella di abbassare il livello qualitativo della didattica che - tanto per essere chiari anche verso qualche illustre rappresentante istituzionale dell’istruzione, ormai da anni lontano dalla cattedra - è cosa molto diversa dal presentarsi in classe e declamare i principi della propria scienza, senza badare a chi, tra gli studenti, ha bisogno di maggiore cura.
Chi potrà permetterselo, si pagherà le ripetizioni private. Tutti gli altri, invece, non potranno far altro che ripetere l'anno, abbandonare la scuola oppure iscriversi a qualche diplomificio, per il quale i finanziamenti si trovano sempre.
In sostanza, della didattica resterà solo il profumo. Pertanto, invitiamo tutti i colleghi a dare un saggio di quello che succederà se, malauguratamente, dovesse essere innalzato l'orario dedicato alle lezioni in classe partecipando attivamente, a partire dal 5 novembre (in concomitanza con il relativo dibattito parlamentare), alla settimana dedicata al “Profumo…di didattica”.
Si tratta di un’iniziativa promossa da Unicobas Scuola, USB-Scuola, ANIEF, USI Scuola, CUB-Sur, Orsa Scuola e Università e SAB che consisterà nel non partecipare a tutte le attività legate all'ampliamento dell'offerta formativa ed alla riuscita delle attività didattiche: incarichi per la realizzazione del POF, corsi di recupero, sportelli didattici e di supporto, disponibilità ad accompagnare ai viaggi di istruzione. Queste, infatti, sono tutte attività non obbligatorie, dalle quali è possibile astenersi. Inoltre, l’iniziativa prevede assemblee dei lavoratori aperte a studenti e genitori.
Infine, riguardo alle attività obbligatorie di insegnamento, l’invito è a limitarsi per quella settimana al livello di qualità didattica che sarà possibile fornire in futuro con 24 ore di lezione in classe ed una cinquantina (almeno) di ragazze e ragazzi in più da seguire. Studenti e studentesse di cui riusciremo forse ad imparare i nomi ed a leggere nei loro occhi la delusione per un futuro tradito.