SCUOLA – Boom di trasferimenti di docenti precari dal Sud al Nord: una polemica sterile
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): sbaglia chi pensa che la maggiore anzianità di iscrizione possa avere prevalenza sul principio meritocratico. Non comprendiamo perché tanto clamore, visto che la Consulta con la sentenza 41/2011 ha dichiarato l’illegittimità della logica ‘conservativa’ delle graduatorie introdotta due anni prima. Il vero problema è nei tagli lineari di cattedre, che al Sud si sono ridotte anche del 18%.
“La polemica di questi giorni sul trasferimento di decine di migliaia di docenti precari originari del Sud nelle graduatorie provinciali del Centro e del Nord Italia è sterile e priva di fondamento: chi pensa che la maggiore anzianità di iscrizione in una graduatoria possa avere la prevalenza sul principio meritocratico sta sbagliando, sta cadendo ancora una volta in errore”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, il sindacato che per primo si è battuto, con successo, per l’inserimento a “pettine” dei supplenti abilitati all’insegnamento: la sentenza 41/2011 della Consulta ha dato piena ragione alla linea dell’Anief, decretando incostituzionale la norma introdotta inopinatamente dall’amministrazione sulla collocazione in “coda” nelle graduatorie, perché non teneva conto del punteggio maturato ed in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, che garantisce il principio di uguaglianza tra i cittadini italiani.
“Non comprendiamo – continua il presidente Anief - perché tanto clamore, visto che la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 1, comma 4-ter, del decreto n. 134 del 25 settembre 2009, che introducendo una logica ‘conservativa’ delle graduatorie imponeva, di fatto, un interesse estraneo alla finalità della norma e in conflitto con il criterio meritocratico. Quanto accaduto nel biennio 2009/2011, precludendo a dei docenti l'accesso al ruolo in base al punteggio posseduto, è stata una decisione infausta presa unilateralmente dal MIUR e che nelle aule di tribunale ha avuto l'infausta sorte che meritava”.
“Tornare a parlare di barriere o di modalità per evitare gli spostamenti tra le varie province – sostiene ancora Marcello Pacifico – significherebbe tornare a voler disattendere le regole, ad iniziare dalla normativa primaria di riferimento, ma anche i principi costituzionali di uguaglianza, l’articolo 3, di buon andamento della pubblica amministrazione, l’articolo 97, oltre che di accesso agli uffici pubblici in condizioni di uguaglianza, articolo 51, comma 1”.
Sono tutti principi che su cui anche i tribunali si sono già espressi: con diversi supplenti danneggiati, sempre tra il 2009 e il 2011, non solo indennizzati ma anche assunti con data retroattiva. Il giudice del lavoro ha infatti riconosciuto che nei loro confronti andava sottoscritto una contratto a tempo indeterminato dal 1° aprile 2009 per l’accertato abuso dei contratti a termine e della conclamata disparità di trattamento tra personale assunto a tempo determinato e di ruolo.
“Anziché scandalizzarsi perché dei docenti abilitati all’insegnamento pur di lavorare si spostano anche di mille chilometri dalla loro residenza – continua Pacifico – ,sarebbe più opportuno andare a spiegarsi quali sono i motivi che stanno alla base dell’alto numero di trasferimenti di provincia nelle GaE. Il sindacato su questo non ha dubbi: l’origine del problema è nella cancellazione di 150mila cattedre in cinque anni, tra cui primeggiano quelle del Meridione e delle Isole. Di recente, anche la Fondazione Agnelli ha ricordato che dal 2007 al 2012 il personale della scuola statale è diminuito del 10,9%, una percentuale quasi doppia della media del pubblico impiego”.
E pure se il numero di alunni tra il 2009 e il 2012 è aumentato di 90.990 unità, quello degli insegnanti si è ridotto del 9%, passando da 843mila a 766mila: una riduzione che ha toccato in eguale misura tutti i gradi scolastici, con l’eccezione della scuola dell’infanzia, e ha riguardato in modo più vistoso i docenti con un contratto a tempo determinato (-25%), mentre quelli di ruolo sono scesi del 6%. Quel che è particolarmente grave è che dal rapporto della fondazione Agnelli emerge che, soprattutto a seguito delle “misure volute dai ministri Gelmini e Tremonti con la legge 133/2008”, sono state riscontrate “importanti differenze regionali, con province del Sud (…) che hanno registrato diminuzioni dei docenti di ruolo fino al 18%”. I tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte province del Meridione: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia. “Che guarda caso sono le stesse province – conclude Pacifico – dove non solo imperversa l’abbandono scolastico, ma anche quelle da dove nel 2014 i docenti si sono spostati per avere più possibilità di lavoro”.
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