Successo dell’iniziativa “Sostegno, non un’ora di meno!” promossa dall’Anief per la tutela dei diritti degli alunni disabili. A conclusione dell’anno scolastico, l’Anief tira le somme del progetto annuale, promosso per la tutela degli alunni con disabilità a cui il Miur aveva negato il giusto apporto delle ore di sostegno in spregio al loro diritto all’istruzione e all’uguaglianza. Diverse le sentenze favorevoli provenienti da più tribunali d’Italia, supportate gratuitamente dai legali del giovane sindacato.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): con la nostra iniziativa abbiamo fatto rispettare i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, ma anche quanto previsto dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea tutelando il diritto all’istruzione, all’uguaglianza e il principio di non discriminazione degli alunni in difficoltà. Il fatto che il Ministero voglia ‘risparmiare’ sui nostri figli più deboli è una vergogna e in tribunale abbiamo avuto ragione costringendolo al rispetto della legalità.
In assenza di uno Stato in grado di garantire un adeguato numero di ore di sostegno agli alunni disabili, continua ad avere efficacia l’azione del sindacato: Anief, che ha dato la possibilità alle famiglie e agli operatori scolastici di presentare ricorso sino a marzo 2016, inanella una serie di sentenze che hanno permesso di assegnare una maggiorazione di supporto didattico a tanti giovani studenti che altrimenti sarebbero stati costretti a un’attività educativa senza il giusto apporto del docente specializzato espressamente indicato, invece, dalle commissioni mediche di competenza. I legali del sindacato hanno ottenuto piena ragione in tribunale con la condanna del Miur al ripristino del dovuto monte ore di sostegno necessario al corretto sviluppo dell’alunno, superando i vincoli di ore imposti dagli Uffici scolastici regionali.
È lunga la lista di ordinanze ottenute dai legali, con effetto immediato nei confronti degli alunni disabili: si va dal Tribunale di Palermo, dove hanno operato con successo gli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, al Tribunale di Cosenza, dove si è imposta la linea degli avvocati Ida Mendicino e Donatella Longo; da quello di Frosinone (avvocato Dolores Broccoli), a quelli di La Spezia (dove a difendere gli alunni c’erano Alberto Agusto e Corrado Resta), di Sassari (avvocato Marcello Frau) e di Tivoli (con gli avvocati Anief Andrea Maresca e Salvatore Russo). In tutti questi casi, i giudici hanno dato piena ragione a quanto ha sempre sostenuto il giovane sindacato, con dei provvedimenti che vedono il Ministero dell’Istruzione sempre soccombente e condannato per discriminazione indiretta e violazione del fondamentale diritto all’istruzione e all’inclusione.
L’iniziativa, che ha visto impegnati in prima persona i legali Anief su tutto il territorio nazionale, coordinati con grande professionalità dagli avvocati Ida Mendicino e Walter Miceli, ha raggiunto gli esiti attesi anche grazie all’enorme dedizione della responsabile per il settore Sostegno dell’Anief, la dottoressa Elena Duccillo. Il ricorso rientra nell’ambito dell’iniziativa Anief “Sostegno: non un’ora di meno!”, avviata in autunno e terminata con la fine delle lezioni. Un progetto che si lega a doppio filo alla necessità di assumere, come previsto dall’art. 40, comma 1, della legge 27 dicembre 1997 n. 449, degli insegnanti di sostegno, in deroga al rapporto docenti/alunni. Anche ad anno scolastico in corso. Perché, a tutt’oggi, lo Stato ha l’obbligo di applicare la sentenza della Consulta n. 80/2010.
“I ringraziamenti per il lavoro profuso a sostegno di questa lodevole attività di tutela dei diritti dei nostri figli più deboli – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – vanno in primis a loro e a tutto lo staff del settore contenzioso nazionale, quindi ai nostri legali che si sono impegnati gratuitamente e con grande dedizione sul territorio e a quei docenti e dirigenti scolastici che – facendo da tramite tra noi e le famiglie – hanno reso possibile che il nostro impegno si realizzasse concretamente”.
Anief ricorda che già la Corte di Cassazione, nel 2014, ha ribadito che l’amministrazione scolastica ha il dovere “di assicurare l'assegnazione, in favore dell'alunno, del personale docente specializzato, anche ricorrendo - se del caso, là dove la specifica situazione di disabilità del bambino richieda interventi di sostegno continuativi e più intensi - all'attivazione di un posto di sostegno in deroga al rapporto insegnanti/alunni, per rendere possibile la fruizione effettiva del diritto, costituzionalmente protetto, dell'alunno disabile all'istruzione, all'integrazione sociale e alla crescita in un ambiente favorevole allo sviluppo della sua personalità e delle sue attitudini”.
Ciò significa che “l’omissione o le insufficienze nell'apprestamento, da parte dell'amministrazione scolastica, di quella attività doverosa si risolvono in una sostanziale contrazione del diritto fondamentale del disabile all'attivazione, in suo favore, di un intervento corrispondente alle specifiche esigenze rilevate, condizione imprescindibile per realizzare il diritto ad avere pari opportunità nella fruizione del servizio scolastico: l'una e le altre sono pertanto suscettibili di concretizzare, ove non accompagnate da una corrispondente contrazione dell'offerta formativa riservata agli altri alunni normodotati, una discriminazione indiretta, vietata dall’art. 2 della L. n. 67 del 2006”.
“Non c’è soddisfazione più grande – dice ancora il presidente Anief – che prestare il nostro impegno e il nostro lavoro per la tutela degli alunni in difficoltà. La nostra iniziativa ci ha resi orgogliosi ad ogni vittoria riportata in tribunale contro il Miur: discriminare e negare il fondamentale diritto all’istruzione in nome del ‘risparmio di spesa’ e delle ‘questioni di bilancio’, significa voler minare non solo i diritti del singolo, ma la dignità dell’intera comunità. Per questi motivi, agire per ripristinare la legalità, è stata un’azione doverosa che il nostro sindacato ha ritenuto di dover promuovere schierandosi, come sempre, in prima linea e a testa alta dalla parte del Diritto”.
“Con la nostra iniziativa abbiamo fatto rispettare i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, ma anche quanto previsto dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea tutelando il diritto all’istruzione, all’uguaglianza e il principio di non discriminazione degli alunni in difficoltà. Il fatto che il Ministero voglia ‘risparmiare’ sui nostri figli più deboli è una vergogna e in tribunale abbiamo avuto ragione costringendolo al rispetto della legalità”, conclude Pacifico.
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