Le donne sono titolari di una cattedra fuori provincia: costrette da dieci anni a a compiere ogni giorno un altissimo numero di chilometri, hanno chiesto in tutti i modi di essere trasferite nella loro città. Ora, pubblicano una toccante lettera aperta. C’era un impegno del Miur, ma sono passati quattro anni e la situazione è immutata. E in assenza di un cambiamento della norma, anche per loro non rimane che la via giudiziaria. Solo qualche giorno fa, il Tribunale di Civitavecchia con provvedimento d’urgenza ha reso giustizia ad una docente immessa in ruolo aseguito del piano straordinario della Legge 107/2015: la donna ha ottenuto che gli venisse assegnata come sede di servizio definitiva quella più vicina al domicilio della figlia minore da assistere tra quelle risultanti disponibili nella fase B della mobilità per l'anno scolastico 2016/17.
Marcello Pacifico (Anief – Cisal): le attuali clausole del Contratto collettivo nazionale sulla mobilità del personale docente educativo e Ata sono in netto contrasto con il disposto normativo che tutela le persone disabili e vanno disapplicate. È chiaro che i diritti dei lavoratori e delle persone con disabilità, che gli stessi assistono, non possono essere violati con una generica norma transitoria o pattizia, soprattutto laddove siano tutelati da una normativa precisa in materia. Per questo l’Anief ha promosso e continua a promuovere una serie di azioni legali con ricorsi che sono stati presentati d'urgenza proprio ai fini di correggere le tante ingiustizie delle operazioni di mobilità, sempre in violazione del diritto all'assistenza della persona disabile da parte di un suo familiare cui il Miur non riconosceva precedenza assoluta tra tutte le fasi.
È giusto che un docente percorra centinaia di chilometri al giorno per raggiungere la propria scuola e tornare a casa, anche quando ha un figlio portatore di grave disabilità? Sicuramente no, ma in Italia accade anche questo. È emblematica l’incredibile storia di due insegnanti donne di Agrigento, che nel volgere di un anno sono andate a denunciare l’inadempienza nel corso della trasmissione “L’Arena”, su Rai1: le madri, titolari di una cattedra fuori provincia, sono costrette da dieci anni a a compiere ogni giorno un altissimo numero di chilometri. Hanno chiesto in tutti i modi di essere trasferite ad Agrigento, ma senza esito. Ma i loro figli non possono più aspettare i tempi della giustizia e necessitano della loro presenza. Le due donne, proprio in queste ore sono tornate a far parlare di loro pubblicando una lettera aperta davvero toccante.
Come riportato da Agrigento Notizie, le due docenti spiegano di avere a che fare con “una realtà che nessuno dovrebbe mai vivere: quella di avere un figlio disabile grave e non poterlo accudire come si dovrebbe”. È un’ingiustizia a cui il Miur avrebbe dovuto già porre fine da molto tempo, da quando cioè nel dicembre 2012 con nota prot. n. AOODGPER9672, si impegnava “in considerazione ai numerosi casi riguardanti il personale scolastico che presta assistenza a familiari con gravi disabilità a proporre in sede legislativa di attribuire, ai fini del riconoscimento delle precedenze nella mobilità, un più giusto peso a tali gravi situazioni, meritevoli di maggiore attenzione e tutela”.
In mancanza di una norma riparatoria, rispetto al vulnus attuale, i genitori con figli disabili rischiano chissà ancora per quanto tempo di rimanere lontani. Come accade ad Agrigento. Dove persiste un’alta percentuale di beneficiari dell’articolo 21 della legge 104/1992. Che ha precedenza assoluta su tutto il resto. Anche il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone, ricorda sempre Orizzonte Scuola, si è espresso a tal riguardo: gridando allo scandalo dei “furbetti” ha definito quello di Agrigento un “sistema malato”. Dunque, nemmeno la Legge 107/2015 ha sanato la situazione. La situazione rimane immutata e il caso di queste due insegnanti non è certo isolato: sono tanti i genitori che vivono questa situazione disagevole, che chiedono soltanto di attuare il sacrosanto diritto di stare accanto ai propri figli disabili.
L’Anief solo qualche giorno fa ha vinto un ricorso su un caso analogo: con un provvedimento d’urgenza, il Tribunale del Lavoro di Civitavecchia ha reso giustizia ad un’insegnante, immessa in ruolo a seguito del piano straordinario della “Buona Scuola”, ottenendo come sede di servizio definitiva “quella più vicina al domicilio della figlia minore da assistere tra quelle risultanti disponibili nella fase B della mobilità per l'anno scolastico 2016/2017”. Il giudice ha sottolineato la gravità e urgenza della situazione, considerando come “la permanenza della ricorrente presso una sede di lavoro molto distante dal domicilio della figlia dunque, pregiudicherebbe in modo irreparabile l’assistenza e la cura della bambina”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “i diritti dei lavoratori e delle persone con disabilità, che gli stessi assistono, non possono essere violati con una generica norma transitoria o pattizia, soprattutto laddove siano tutelati da una normativa precisa in materia. All’amministrazione, quindi, è stato contestato il fatto che le clausole del Contratto collettivo nazionale sulla mobilità del personale docente educativo e Ata in corso risultino in netto contrasto con il disposto normativo che tutela le persone disabili: tali clausole sono, dunque, da disapplicare. È con questo tipo di azioni legali che ci sentiamo orgogliosi dell'attività di tutela dei diritti dei lavoratori della scuola che il nostro sindacato svolge ogni giorno. Le azioni di tutela che noi promuoviamo in favore delle persone con disabilità e di chi li assiste, sono pensate proprio per valorizzare uno dei ruoli più importanti della scuola pubblica: formare cittadini consapevoli e tutelare il diritto all'istruzione, all'assistenza e all'integrazione dei nostri figli più deboli”.
“Perché – conclude Pacifico - è illegittimo assumere un docente genitore di un figlio portatore di disabilità grave, a centinaia di chilometri dal domicilio, senza che lo Stato ne tenga conto; se poi la sede lontana è confermata anche in presenza di una richiesta di avvicinamento a casa, in presenza di posti vacanti o di fatto, la decisione appare folle”.
Nel corso degli ultimi mesi, l’Anief ha promosso dunque una serie di azioni legali con ricorsi che sono stati presentati d'urgenza proprio ai fini di correggere le tante ingiustizie delle operazioni di mobilità, sempre in violazione del diritto all'assistenza della persona disabile da parte di un suo familiare cui il Miur non riconosceva precedenza assoluta tra tutte le fasi. Il sindacato ha attivato gratuitamente un'azione legale specifica per far ottenere agli alunni disabili il corretto monte ore di sostegno, ingiustamente negato dal Miur: la vincente iniziativa “Sostegno, non un'ora di meno!” ha riportato il sorriso a tanti ragazzi e alle proprie famiglie che hanno dovuto agire in tribunale per chiedere il rispetto e riconoscimento del pieno diritto all'istruzione e all'integrazione degli alunni con disabilità, attraversol’assegnazione di tutte le ore di sostegno indicate dalle commissioni mediche(in caso contrario o di inadempienze segnalare aQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Per approfondimenti:
Focus ‘L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità a.s.2014/2015’(Ministero dell’Istruzione, 3 dicembre 2015)
Vibo, cercasi docente specializzato Braille, nessuno in graduatoria(Askanews del 16 dicembre 2015)
L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado(Istat del 21 dicembre 2015)
Scuola, insediato Osservatorio per integrazione dei disabili. Faraone: "Luogo importante di raccolta proposte e confronto"(Miur del 22 dicembre 2015)
Milano, Brescia, Bergamo e Treviso. Scuole del Nord a caccia di supplenti(Corriere della Sera del 3 febbraio 2016)
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Faraone: "Aumenteremo il numero degli insegnanti di sostegno"(Live Sicilia del 21 ottobre 2016)
Legge di stabilità: nessuna stabilizzazione dei posti di sostegno(Tuttoscuola del 3 novembre 2016)
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