Attraverso la delega sulla ‘promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità’, il Governo vuole estendere per i docenti il vincolo a dieci anni di permanenza, pur piegandosi al riconoscimento del servizio pre-ruolo nel computo. Stretta, dunque, sulle certificazioni che saranno riscritte nelle modalità e nell’individuazione dei bisogni educativi, secondo quanto indicato dalla Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (lCD) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Nessuno sconto ai precari che chiedono l’aumento degli organici e la progressiva stabilizzazione nei ruoli.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il problema è che questo decreto non fa alcuno ‘sconto’ ai tanti precari di sostegno che da anni chiedono l’aumento degli organici e la progressiva stabilizzazione nei ruoli, in presenza di decine di migliaia di posti vacanti. Il tutto, supportato dalla sentenza della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 80/2010, ha detto che non vi può essere a priori un limite di cattedre di sostegno imposto dal legislatore sui temi dell’assegnazione del docente all’alunno con handicap grave. Il giovane sindacato, anche su questo punto, chiede di superare il limite anacronistico - introdotto con la Legge 128/2013 - del 70% dell’utilizzo in organico di diritto sui posti di sostegno presenti nell’organico dell’autonomia, introdotto alla luce della dottrina formatasi. Non si può continuare a mantenere in vita questo stato di cose e ricorrere sistematicamente al giudice.
È una riforma sul sostegno deludente quella che vuole realizzare il Governo Gentiloni attraverso l’approvazione del decreto legislativo della Legge 107/15, recante norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità: il testo, collocato nell’Atto 378, in questi giorni oggetto di audizioni delle parti interessate presso le commissioni parlamentari e da approvare in via definitiva entro un mese e mezzo, allontana infatti i docenti specializzati dall’esercizio della professione.
Attraverso la delega in via di approvazione, quindi, l’Esecutivo vuole estendere per i docenti il vincolo a dieci anni di permanenza, pur piegandosi al riconoscimento del servizio pre-ruolo nel computo: si tratta, per il sindacato, di una decisione sbagliata raddoppiare la permanenza minima di anni sul sostegno, dagli attuali cinque a dieci, perché non aiuta la continuità didattica, contrasta la motivazione e discrimina il docente specializzato rispetto ai colleghi del consiglio di classe che continueranno ad avere il blocco triennale sulla disciplina. L’unico aspetto positivo è che, rispetto all’attuale normativa, viene finalmente riconosciuto il servizio pre-ruolo nel computo degli anni svolti.
In audizione, presso le commissioni parlamentari congiunte, Anief presenterà diversi emendamenti di modifica all’Atto 378 attraverso cui si consentirebbe, nel rispetto della volontà del docente di ruolo, di essere utilizzato su posti di sostegno, sempre se in possesso del titolo di specializzazione. E nel caso di un insegnante di sostegno precario, di poterlo assumere a tempo determinato una seconda volta e una terza, termine dopo il quale scatterebbe la sua immissione in ruolo, per garantire la continuità didattica e il rispetto della normativa comunitaria.
Con la proposta Anief, infatti, si prevede la progressiva stabilizzazione del personale sui 40mila posti liberi ancora oggi assegnanti annualmente fino al 30 giugno dell’anno successivo: “Nel caso in cui l’ultimo contratto su posto vacante e disponibile complessivamente assegnato superi i 36 mesi di servizio è convertito a tempo indeterminato”, propone l’associazione sindacale.
“Il problema – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è che questo decreto non fa alcuno ‘sconto’ ai tanti precari di sostegno che da anni chiedono l’aumento degli organici e la progressiva stabilizzazione nei ruoli, in presenza di decine di migliaia di posti vacanti e disponibili. Il tutto, supportato dalla sentenza della Corte Costituzionale, che con la sentenza n. 80/2010 ha detto che non vi può essere a priori un limite di cattedre di sostegno imposto dal legislatore sui temi dell’assegnazione del docente all’alunno con handicap grave. Il giovane sindacato, anche su questo punto, chiede di superare il limite anacronistico – introdotto con la Legge 128/2013, promossa dell’allora ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza - del 70% dell’utilizzo in organico di diritto sui posti di sostegno presenti nell’organico dell’autonomia, introdotto alla luce della dottrina formatasi. Non si può continuare a mantenere in vita questo stato di cose e ricorrere sistematicamente al giudice”, conclude Pacifico.
“A tal fine – si legge nell’emendamento del sindacato - i posti in deroga assegnati per più di due anni scolastici consecutivi nell’ultimo triennio sono convertiti in posti in organico di diritto e inseriti all’interno dell’organico dell’autonomia, per l’attribuzione di incarichi a tempo indeterminato da computare nel prossimo decreto autorizzatorio di immissioni in ruolo. In caso contrario, si continuerà ad assegnare a supplenza un posto di sostegno su tre, condannando gli alunni e studenti con disabilità o problemi di apprendimento certificati ad assistere a un susseguirsi di docenti di sostegno.
Anief prende infine atto della “stretta” sulle certificazioni richieste per il riconoscimento della scuola degli alunni disabili, prevista sempre dalla legge delega, le quali saranno riscritte nelle modalità e nell’individuazione dei bisogni educativi, secondo quanto indicato dalla Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (lCD) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Per approfondimenti:
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