Tutt'un quiz
Il Corriere della sera scrive (13 aprile) che, negli USA, i test standardizzati sono diventati oggetto di feroci polemiche… al punto da costringere le autorità a ripensare il ruolo di queste prove nell’iter educativo. Quanto tempo ci occorrerà, in Italia, per prenderne coscienza?
° Tutt'un quiz / e noi giochiamo / e rigiochiamo, con i test scolastici
Il Corriere della sera ha scritto (13 aprile 2015) che, negli USA, i test standardizzati sono diventati oggetto di feroci polemiche e boicottaggi in varie parti del Paese, al punto da costringere le autorità a ripensare il ruolo di queste prove nell’iter educativo… Il movimento che rifiuta queste prove di valutazione… partito dai genitori, ha trovato il supporto del sindacato degli insegnanti e pare ora guidato dagli studenti stessi. Cosa si rimprovera a questi test ? Di essere deboli e inefficaci, innanzitutto, nel riuscire a valutare davvero le capacità degli studenti. Una pratica molto costosa per le casse pubbliche, a cui le scuole destinano risorse economiche preziose che potrebbero essere impiegate per sviluppare metodi d’insegnamento e di valutazione creativi, che riescano a coinvolgere maggiormente gli studenti rispetto a un test a risposta multipla”. Così, l’Assemblea dello Stato del New Jersey ha deliberato una moratoria sui test scolastici e ha riconosciuto il diritto delle famiglie degli studenti di rifiutare i test qualora non ritengano opportuno che i figli fossero valutati con essi. In effetti, nell’epoca in cui le conoscenze umane raddoppiano i pochi mesi, le scuole non hanno più la funzione di trasmettere saperi precostituiti uniformi (quelli che è possibile valutare mediante test) perché, nella Società della comunicazione, nessun “centro” potrebbe mai più dirsi depositario del sapere e le dinamiche conoscitive variano “in situazione”, qui e ora, in funzione del contesto educativo. In Italia, i test scolastici sono l’ennesima moda arrivata con una generazione di ritardo rispetto a quella che li aveva adottati nelle scuole di oltre oceano, e probabilmente in Italia il MIUR prenderà atto della loro inefficacia con ritardo anche se già adesso è di tutta evidenza che i docimologi più prestigiosi siano parecchio critici sull’abuso di test e quiz. Due esempi. 1) Maurizio Tiriticco, in tema di esame di Stato conclusivo del primo ciclo. “Tra le prove scritte figura quella nazionale proposta dall’Invalsi, che “fa media” con le altre. … E qui sorge un interrogativo: non sono sufficienti le prove di italiano e di matematica amministrate dalle scuole? Un alunno potrebbe superare la prova della scuola e non quella dell’Invalsi o viceversa. Non costituisce quindi questa prova un doppione e una invasione di campo? Forse lo Stato non si fida delle sue istituzioni scolastiche? … Le medesime istituzioni che “individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale” (dpr 275/99, art. 4, c. 4)… Invalsi che, in materia di valutazione, interviene a gamba tesa sulle nostre scuole…”. 2) Giorgio Israel. “Abbiamo sentito parlare di standardizzazione, di correzione automatica alla maniera dei test Invalsi, che si auspica siano introdotti anche all’esame di maturità, persino di correzione automatica mediante calcolatori,software avveniristici: tutto per escludere l’arbitrarietà della soggettività umana, le idiosincrasie dei commissari…. Qui, piaccia o no, si tocca una questione epistemologica e cioè in che senso si possa intendere l’oggettività in un ambito che non è quello delle scienze fisiche o del mondo inanimato, ma è contrassegnato dalla presenza attiva di soggetti autonomi, nella fattispecie insegnanti e studenti. Qui ci si divide tra chi – non soltanto di area umanistica, ma anche e talora soprattutto di area scientifica – ha ben chiari i limiti del trasporto meccanico in quell’ambito dell’idea di oggettività tipica delle scienze fisico-matematiche, e di chi ha scarsa attenzione per il contesto disciplinare e per le modalità del processo di insegnamento e apprendimento e si nutre esclusivamente di pane e statistica…. A tale degrado dovremmo arrivare in nome di una mitologia dell’oggettività. (Tuttoscuola - 07.11.2014). Lo stesso Israel ha evidenziato come l’abuso di test e quiz nella valutazione scolastica sia correlato alle teorizzazioni di consiglieri del principe, funzionari degli uffici studi delle banche e economisti della scuola che hanno voluto far credere che il problema dell’istruzione possa essere risolto con modelli econometrici (Giorgio Israel, Il Messaggero, 25 agosto 2014). Aggiungiamo: gente che non ha esperienza di insegnamento nelle scuole e che ne fa oggetto di osservazione a distanza. La risorsa costituita da questi cultori della valutazione scolastica (che sono professionisti della statistica, della sociologia, della comunicazione, dell’economia, dell’informatica, ecc..) andrebbe modulata in funzione della mission educativa che la Scuola ha per la formazione umana e sociale degli alunni. Anche di questi, facciamo due citazioni. - Daniele Checchi, Andrea Ichino, Giorgio Vittadini, Un sistema di valutazione degli apprendimenti per la valutazione delle scuole: finalità e aspetti metodologici. (studio pubblicato sul sito web Invalsi, il 4 dicembre 2008). Riportiamo dalla sezione “La proposta in dettaglio”. Prove standardizzate per la misurazione dell’apprendimento degli studenti. C.1) A cominciare dall’anno scolastico 2008-09, (come previsto nella direttiva del Ministro) gli studenti della seconda e della quinta classe della scuola primaria svolgeranno prove standardizzate di italiano e matematica somministrate da valutatori esterni alla scuola e corrette in modo centralizzato a livello nazionale… 4) Negli anni successivi verranno introdotte prove analoghe per la scuola secondaria anche nelle altre materie, e precisamente nelle classi terza del primo ciclo e seconda e quinta del secondo ciclo. Poiché al termine di alcune di queste classi sono previsti esami di Stato (terza del primo ciclo, quinta del secondo ciclo) è necessario stabilire se le prove aggiuntive debbano essere inserite in questi esami o somministrate a parte. Riteniamo preferibile che le prove standardizzate siano somministrate a parte nel mese di aprile… Tuttavia, separando le prove standardizzate dall’esame di stato si corre il rischio che esse siano sostenute con poco impegno dagli studenti, per i quali non avrebbero conseguenze rilevanti. Proponiamo quindi che i risultati di questa prova: - siano rilevanti ai fini della ammissione all’esame di stato;
- contribuiscano alla dote di crediti di partenza con cui lo studente si presenta all’esame di stato. Ad esempio, si potrebbe stabilire che una soglia minima di punteggio sia condizione necessaria (insieme alle altre già esistenti) per l’ammissione all’esame della terza media e che, per l’esame finale della scuola secondaria superiore, il risultato ottenuto nella prova standardizzata possa valere fino a un massimo di 8 crediti per il voto finale di tale esame…. 6) Le prove standardizzate di ogni materia saranno corrette centralmente da apposite commissioni predisposte dall’Invalsi. Nel caso di prove standardizzate a risposta multipla la correzione sarà meccanizzata… Per il reperimento dei correttori si possono esplorare le seguenti soluzioni: Ricorrere a professori di scuole di altra regione, selezionati casualmente e ai quali non venga comunicata l’origine delle prove da correggere; Studenti universitari iscritti ai corsi di dottorato. C.2) Modalità di somministrazione delle prove standardizzate. 7) Le prove standardizzate aggiuntive dovranno essere somministrate agli studenti da personale esterno, diverso dagli insegnanti di ciascuna scuola. È naturale, infatti, che gli insegnanti locali abbiano un incentivo ad aiutare i loro studenti o a lasciare che si aiutino gli uni con gli altri copiando, e questo evidentemente falserebbe i risultati della valutazione. ...Sarà comunque necessario utilizzare degli algoritmi statistici per misurare il grado di affidabilità dei risultati ottenuti in ogni scuola, evidenziando possibili scostamenti sospetti rispetto alla distribuzione dei risultati ottenuti in scuole simili. In caso di irregolarità i test saranno ripetuti, penalizzando eventualmente le scuole per le quali si dimostri comportamento irregolare”. - Roger Abravanel, autore di “Meritocrazia. Quattro proposte per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto”, già consigliere dell’ex ministro Gelmini, preposto alla sperimentazione del Piano Nazionale Qualità e Merito. In questa sperimentazione era previsto l’impiego sistematico di test standard, predisposti dall’Invalsi, per misurare l’incremento medio dell’apprendimento degli alunni mediante il confronto tra i punteggi alle prove somministrate a inizio dell'a.s. e le prove ripetute al termine dell’anno (dalla sperimentazione si contava di stabilire i livelli medi nazionali e gli scostamenti delle singole scuole). Il progetto “Qualità e merito” è stato avviato dall’ex Ministro Gelmini con la nota ministeriale n. 3756 del 20 dicembre 2010 e l’incarico di monitoralo fu affidato a: Fondazione Agnelli, Fondazione San Paolo, Associazione Treelle. Qualche nostra considerazione. Premettiamo che l’uso dei test offre al docente importanti vantaggi: • può vagliare tutti gli studenti di una classe con le medesime domande; • minimizza l’incidenza della casualità, sulla valutazione, riproponendoli con buona frequenza; • grazie alla trasparenza dei criteri valutativi, minimizza la conflittualità nel rapporto pedagogico; • trae suggerimenti per la programmazione di obiettivi di difficoltà progressiva. Sono tutti vantaggi che supportano la valutazione “formativa” ma nessuno attiene a quella “sommativa”; anzi, per questa, i test non sono adatti se non sono strettamente correlati agli obiettivi didattici programmati; correlati da chi è responsabile della didattica. I Piani di studio delle discipline, gli obiettivi generali ed educativi, gli OSA che il MIUR predispone nelle Indicazioni nazionali, per i diversi tipi e indirizzi di studi, sono diramati alle scuole perché li usino nel programmare gli obiettivi formativi, e la normativa affida al Collegio dei docenti e ai Consigli di classe la funzione e la responsabilità esclusiva di declinarli adattandoli al POF che connota l’identità culturale e progettuale delle singole scuole. Il valore professionale dell’insegnante sta anche nella funzione di adattare gli obiettivi didattici, a seconda della complessità epistemologica degli argomenti e in relazione alle caratteristiche delle classi.
Leonardo MAIORCA