Nessuna opinione, vera o falsa, ma contraria all'opinione dominante e generale, si è mai stabilita nel mondo istantaneamente e in forza d'una dimostrazione lucida e palpabile, ma a forza di ripetizioni e quindi di assuefazione.
Giacomo Leopardi
Cari lettori e frequentatori del sito,
torno a usare una citazione anche per il nostro secondo appuntamento che mi dà lo spunto per parlare di gestione avanzata dell’integrazione scolastica. E’ di ieri la notizia che per il prossimo anno scolastico i dirigenti del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca hanno assicurato formale impegno ad accogliere le istanze che, da qualche tempo, le federazioni Fish e Fand (le federazioni che riuniscono la maggior parte delle associazioni a tutela delle persone con disabilità) reiterano a causa della scarsa attenzione per la tutela dell’integrazione scolastica, basta leggere la cronistoria delle rivendicazioni e dei numerosi comunicati stampa sui siti d’interesse.
Esattamente un anno fa sono state pubblicate le linee guida ministeriali che, dopo un lavoro non sempre recepito di consultazione e confronto tra esperti Miur e consulte varie, a diverso titolo, hanno collaborato alla stesura.
Nel dispaccio di ieri si pone l’accento da parte delle federazioni sulla scarsa conoscenza e applicazione delle suddette.
Pongo allora una serie d’interrogativi partendo dalla citazione riportata.
Quanto la consuetudine e la scarsa attenzione dell’opinione dominante hanno inciso sulla poca diffusione e applicazione del documento diffuso il 4 agosto 2009 dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione?
Quanto consolidate prassi, che non possono dirsi inclusive, ne hanno frenato l’applicazione, proprio a motivo dell’assuefazione che spesso trova spazio quando non vi è la “vigile attenzione” che si auspica nel comunicato stampa?
Chi deve vigilare, ma più che vigilare, a chi compete, in forza della rassegna normativa, per altro solo riproposta non rinnovata dalle linee guida, creare quell’assuefazione al rispetto della legislazione scolastica per realizzare l’inclusione, un tempo fiore all’occhiello della scuola pubblica italiana?
Nel testo, il cui scopo, dichiarato in premessa è “migliorare il processo d’integrazione degli alunni con disabilità”, si fa riferimento esplicito all’azione degli Uffici Scolastici Regionali, dei Dirigenti Scolastici e degli Organi collegiali, nell’ambito delle proprie competenze, affinché questa serie di direttive costituisca una proposta di possibili soluzioni e ne orientino l’azione.
De facto, basta tenersi informati tramite la stampa e la rete web circa le innumerevoli denunce e le molte, ripetute azioni giudiziarie e conseguenti sentenze per capire che il diritto allo studio appartiene a tutti e che l’italica via dell’integrazione scolastica è un sentiero per l'inferno lastricato di buone intenzioni.
L’integrazione scolastica non sempre è un’esperienza felice, alle volte per i docenti, sempre più di frequente per l’alunno: si lamenta la mancanza di mezzi, di strategie, di metodologie e sempre più spesso di risorse.
All’origine poi si verifica spesso l’impreparazione degli insegnanti per motivi che necessiterebbero di attenta analisi, ma soprattutto la mancata presa in carico della situazione e della scolarizzazione dell’alunno con disabilità da parte di tutto il consiglio di classe o team docente in collaborazione con i colleghi di sostegno.
L’individualizzazione della didattica è difficoltosa da realizzare, sia in ottica inclusiva, sia di rispetto delle intelligenze multiple per ogni alunno; più emergono bisogni educativi speciali più si annaspa riversando sul solo docente specializzato l’onere e l’onore di dare un valore all’ideale di una scuola di tutti e di ciascuno.
La promessa di rispettare il numero massimo di alunni per classe, l’impegno di formare i dirigenti scolastici e tutti gli insegnanti sui temi e le soluzioni per l’inclusione scolastica sono un buon punto di partenza; di per sé non sono da soli risolutivi. Comunque, non bastano per creare quel circolo virtuoso di cui la scuola ha bisogno per rimettersi in cammino verso il processo irreversibile d’inclusione.
Dalla sempre molto citata legge 517, dai provvedimenti precedenti e successivi che ci caratterizzano in Europa e nel mondo per la scelta di far frequentare la scuola di tutti fino alla recente convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, siamo come scuola italiana di misura molto più progressisti della maggior parte dei paesi che l’hanno ratificata.
Se potremo nei prossimi mesi ritornare a ragionare sulla gestione avanzata dell’integrazione scolastica, forse l’aforisma attribuito a Giacomo Leopardi sarà sfatato a dimostrazione che l’ottimismo deve sempre, come ricorda immancabilmente l’avvocato Nocera, vicepresidente della Fish, farci vedere il “bicchiere mezzo pieno”, piuttosto che evidenziare sempre la parte vuota.
Elena Duccillo
Coordinatrice Anief Provincia di Roma
29/07/2010