Il Tribunale di Milano – sovvertendo il precedente orientamento - accoglie senza riserve le tesi ANIEF e dichiara il diritto dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda di aggiornamento ad essere reinseriti, a domanda, nelle Graduatorie a Esaurimento di interesse. Gli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Francesca Lideo danno un’ulteriore e soddisfacente lezione al MIUR sul rispetto della normativa primaria e ottengono piena ragione in tribunale con l'immediato reinserimento nelle GaE di una docente cancellata nel 2007 cui il MIUR aveva ripetutamente negato la possibilità di rientrare nelle graduatorie per le immissioni in ruolo.
Il Giudice del Lavoro di Milano, infatti, non ha alcun dubbio sulla fondatezza del ricorso patrocinato con estrema perizia dal legali ANIEF e concorda sull'illegittimità dei periodici decreti ministeriali di aggiornamento delle Graduatorie a Esaurimento nella parte in cui negano il diritto dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda ad essere reinseriti. Tale previsione ministeriale, come già più volte dimostrato in udienza dal nostro sindacato anche in precedenti favorevoli, appare senza ombra di dubbio “disciplina emessa in violazione delle previsioni normative di settore consacrate in vigenti disposizioni di legge e quindi in un atto superiore nella gerarchia istituzionale delle fonti generali di formazione rispetto a quelli invocati dal Ministero, non potendo certamente un decreto ministeriale modificare in senso peggiorativo una previsione, non dichiarata in alcun modo illegittima, proveniente da una legge, cioè da una fonte normativa superiore”.
Ministero dell'Istruzione condannato, dunque, all'inserimento nelle graduatorie d'interesse della nostra iscritta che ora, grazie all’intervento del nostro sindacato, potrà regolarmente partecipare alle future operazioni di individuazione per la stipula di contratti di lavoro anche a tempo indeterminato e riprendere, come era giusto che fosse, con maggiore serenità la propria carriera di docente abilitata che il MIUR voleva illegittimamente condannare al precariato a vita.