L'ANIEF aveva annunciato una pioggia di pesanti condanne a carico del Ministero dell'Istruzione per illecita reiterazione di contratti a tempo determinato e per ingiustificata discriminazione nei confronti dei lavoratori precari della scuola e, come sempre, ha dimostrato di avere ragione. Il Tribunale di Torino, recependo la sentenza della Corte di Giustizia Europea dello scorso 26 novembre, condanna il MIUR al risarcimento del danno in favore di un nostro iscritto e a riconoscergli il diritto alla medesima progressione di carriera riconosciuta ai docenti di ruolo dando, in tal modo, pieno accoglimento alle richieste del nostro legale, avvocato Giovanni Rinaldi, che - con la perizia e la professionalità che da sempre lo contraddistingue - ha saputo dar nuovamente voce ai diritti dei lavoratori precari.
La sentenza ottenuta dal legale ANIEF, infatti, parla chiaro: il Ministero dell'Istruzione ha operato illegittimamente nei confronti del nostro iscritto, lavoratore precario della scuola, perseverando nei suoi confronti con un atteggiamento discriminatorio ingiustificato e ingiustificabile sotto diversi profili. Negare la medesima progressione di carriera riconosciuta ai docenti a tempo indeterminato – così come riportato in sentenza - è un abuso in cui non si ravvedono ragioni oggettive e abusivo e in contrasto con la normativa comunitaria risulta l'illecita reiterazione di contratti a tempo determinato stipulati in successione e andando ben oltre i 36 mesi di servizio. Il Ministero dell'Istruzione, colpevole di tale illegittimo e reiterato comportamento, è stato, dunque, pesantemente condannato a risarcire ben 15 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, a riconoscere al ricorrente il diritto alla progressione stipendiale e al pagamento delle spese di lite, anch'esse ingenti, quantificate in 4500 Euro, oltre rimborso forfettario del 15%, IVA, CPA e successive occorrende.
Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea ottenuta dai legali ANIEF lo scorso 26 novembre, il MIUR non ha più scampo in tribunale e le sentenze di condanna continueranno di certo a fioccare in tutti i tribunali del lavoro italiani. Il nostro sindacato, forte delle ragioni di diritto riconosciute dalla Direttiva 1999/70/CE in favore dei lavoratori precari, ricorda che per ottenere giustizia è necessario ricorrere in tribunale perché il Ministero dell'Istruzione, nonostante proclami o velate ammissioni di responsabilità, non riconoscerà mai quanto effettivamente dovuto e, quel che è peggio, continuerà a non riconoscere di aver volontariamente condannato, per più di un decennio, migliaia di lavoratori della scuola al precariato a vita.