Anief: ormai tutti i giudici del lavoro applicano la normativa Ue, accordando ai precari della scuola indennizzi di decine di migliaia di euro. Ma se il Miur continua su questa strada sarà costretto a sborsare milioni di euro: prima che sia troppo tardi, faccia un passo indietro e assuma tutto il personale con almeno tre anni di servizio.
Il Ministero dell’Istruzione farebbe bene a farsene una ragione: non si contano più le sentenze dei giudici del lavoro che applicano al personale della scuola la direttiva Ue 1999/70/CE, attraverso cui vengono cancellate le discriminazioni tra il servizio lavorativo prestato come precari e quello effettuato in qualità di personale di ruolo. Preso atto che l’unico vincolo rimane quello dei tre anni di supplenze svolte, dai Tribunali del lavoro continuano ad arrivare indicazioni di onerosi risarcimenti ai precari: ciò deriva dal fatto che oltre alla richiesta di assunzione in ruolo, i legali impugnano (con successo!) i contratti scaduti negli anni passati, al fine del riconoscimento della liquidazione del risarcimento danni per i mancati scatti biennali, per gli stipendi non percepiti nei mesi estivi.
E quando non scatta l’immissione in ruolo d’ufficio, i giudici dispongono il pagamento da parte del datore di lavoro di almeno cinque mensilità dell’ultimo stipendio come risarcimento danni per la mancata stabilizzazione. Inoltre, assieme all’orientamento giuridico, sembra stia consolidandosi anche la quota del risarcimento: circa 30.000 euro a precario. E più sentenze si concludono in questo modo, più è probabile che anche le altre assumano lo stesso epilogo.
L’ultima sentenza di questo tipo giunge da Milano, dove il giudice Scarzella, esprimendosi sulla causa patrocinata dall'avvocato Ezio Guerinoni dell’Anief, ha dichiarato illegittimi i termini apposti ai contratti stipulati. Riconoscendo che una sentenza della Corte Europea è vincolante per tutti i giudici nazionali: alla ricorrente, l’insegnante Pagliara, è stato quindi accordato un cospicuo risarcimento: 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto percepita (oltre 10.000 euro); 2.880,76 euro come scatti biennali maturati e non corrisposti nel periodo di precariato; 14.354,38 euro quali retribuzioni non percepite nei mesi di luglio e agosto per gli anni in cui il contratto era stato stipulato fino al 30 giugno ma su posto vacante e disponibile.
“Nelle ultime settimane, prima di questa sentenza – ricorda Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief – anche altri Tribunali del lavoro hanno confermato tale parere. Evidentemente il diritto non perdona all’amministrazione italiana la violazione della normativa europea che ci chiede la corretta tenuta dei conti pubblici, ma anche la non discriminazione del personale a tempo determinato”. Secondo il Presidente dell’Anief, poiché sono diverse migliaia le richieste di stabilizzazione o di risarcimento da parte dei precari della scuola, il Ministero dell’Istruzione farebbe bene a prendere in considerazione una soluzione drastica: “assumerli tutti in blocco. Ciò comporterebbe – sostiene Pacifico - un esborso per le casse dello Stato decisamente minore rispetto a quello che affronterebbe l’amministrazione saldando decine di migliaia di precari, sulla base delle decisioni prese nelle aule dei Tribunali”.
L’Anief fa un ragionamento molto semplice: se l’indennizzo per la mancata stabilizzazione del personale si moltiplica per diverse migliaia di ricorrenti, ancora quasi tutti da esaminare, il Ministero dell’Istruzione rischia la banca rotta. Qualora il Miur dovesse continuare a mantenere l’attuale normativa, continuando a negare ai precari “storici” l’assunzione, i risarcimenti danni che sarà costretto a fornire per l’abuso dei contrattisaranno infatti complessivamente di almeno 3-4 milioni di euro.
Per chi non lo ha ancora fatto, rimangono a disposizione solo pochi giorni per avviare il ricorso. Le lettere di impugnazione dei contratti scaduti, infatti, vanno inviate entro e non oltre il prossimo 29 febbraio, seguendo le istruzioni già fornite dall’Anief.