Risarcimenti per migliaia di euro, sblocco dei posti accantonati e autorizzazione di nuove migliaia di immissioni in ruolo. Tutto questo si chiederà ai Giudici del lavoro dopo aver ottenuto lo sblocco della mobilità e le 30.000 immissioni in ruolo per il personale precario.
Soltanto per correttezza d’informazione e rispetto per il diritto ci troviamo costretti a rispondere al senatore Pittoni, che non perde occasione per riprendere l’argomento su una battaglia che ha perso sia in Parlamento sia nelle aule giudiziarie. È noto, infatti, come la sua ex maggioranza di Governo, dopo aver votato una norma che la Corte costituzionale ha annullato grazie ai ricorsi dell’Anief, ha deciso di consentire lo spostamento dei precari da una provincia all’altra, eppure ancora si perde in vane parole, racchiuse in cinque punti.
L’Anief, infatti, non solo sta riassumendo in maniera pressoché gratuita i ricorsi al Giudice del lavoro, ma li sta riassumendo individualmente con richieste di risarcimento ben diverse da quelle di 5.000 euro di condanna alle spese che il Tar Lazio ha imputato all’amministrazione per ricorsi che comprendevano centinaia di ricorrenti. Ogni ricorso individuale, in cui si richiede anche la condanna per lite temeraria del Miur, frutterà ai ricorrenti migliaia di euro. Vogliamo tranquillizzare il senatore che i ricorsi, ovviamente, saranno depositati seconda la procedura prevista dal codice nel rito del lavoro, ovvero sulla base delle sedi di lavoro attuale o dell’ultima sede di lavoro del ricorrente; inoltre, richiederemo la conferma della procedura cautelare secondo quanto previsto dalla norma, perché il processo sarà riassunto in tutta la sua storia (comprese le notifiche a contro-interessati o altro). Ed è evidente che i risarcimenti danni saranno cospicui anche per le mancate supplenze oltre che per le immissioni in ruolo.
A volte sarebbe opportuno meditare piuttosto che parlare a sproposito, sebbene comprendiamo l’imbarazzo di chi ha legato il suo successo politico a una battaglia perduta. Comunque, attendiamo con ansia di vedere alla fine di questa storia processuale il risultato, dopo aver politicamente raggiunto l’obiettivo di aver permesso a 30.000 docenti di spostarsi di provincia all’atto dello scorso aggiornamento e dopo aver costretto il precedente Governo a autorizzare le ultime 30.000 immissioni in ruolo grazie ai ricorsi sulla stabilizzazione.